"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

D’Annunzio è un pirata! Ma non come pensate voi…

Il piacere, di Gabriele D’Annunzio (Milano, Mondadori, 2015)

Non c’è cacciatore di libri, collezionista, comprovenditore che si rispetti il quale sia insensibile al fascino di una copertina. Ci sono libri che vendono in virtù di una copertina azzeccata, di un’immagine che “prende” l’anima, che cattura i sensi, che calamita l’attenzione.

 

Fate una prova. Soffermatevi davanti alla vetrina di una libreria… Ah già, ma le librerie fisiche praticamente hanno chiuso tutte quante. Beh, allora andate su Amazon, su Ibs, su qualsiasi sito di vendita libri in grado di offrire quanto meno una parvenza di vetrina, cioè un insieme di copertine poste l’una accanto all’altra.
Dove va lo sguardo? Va dove la nostra cultura artistica, fotografica, grafica ci sorregge. Ma alla fine l’occhio cade sempre sulle stesse cose, una faccia, un bel viso, un corpo nudo, un accostamento di colori al limite della sopportazione, una grafica ardita, un titolo che non ti aspetti, in diagonale, rovesciato, con lettere diversamente modellate o impresse. Da sempre la cura grafica dà i suoi frutti. E oggi le abbiamo viste davvero tutte.

Il tanto decantato edonismo di Gabriele D’Annunzio, per esempio, il poeta simbolo del Decadentismo, grafomane compulsivo e cultore del bello e del diversamente bello, quanto sarebbe rimasto compiaciuto dalla copertina che hanno pensato per lui per l’ennesima edizione de Il piacere. La prima edizione di questo romanzo è del 1889, a cura dell’editore Treves di Milano. Ne sono seguite più di cento, nel corso di oltre un secolo.
All’epoca il romanzo fu scandaloso, e non fatichiamo a crederci. Allusioni, sottintesi, sensualità che pervade ogni pagina. Oggi, abituati a Cinquanta sfumature di grigio, ci pare un romanzetto timido e represso. Lascio a voi giudicare se vero progresso è stato.

Ma qualche anno fa ne ho vista un’edizione, e anche a voi non può esservi sfuggita, con una copertina che avrebbe di certo incontrato l’approvazione del grande Vate, ed è quella di Davide Francesco Cabra, al tempo studente di fotografia, il quale ha presentato il progetto in occasione dei cinquanta anni degli Oscar Mondadori. Progetto accettato, direi, a giudicare dal suo utilizzo.
Il libro è uscito nel 2015 per gli Oscar, appunto, e presenta in copertina un giovanissimo a torso nudo bendato e con un orecchino ad anello tipo pirata, la bocca sensuale semichiusa e una mano femminile esterna che stringe la benda. Sugli occhi, coperti dalla benda nera, campeggia il titolo. L’immancabile tatuaggio sul braccio.

Ovviamente la fotografia è un piccolo capolavoro, c’è la sensualità dei tempi moderni, il senso di appartenenza (il tatuaggio), l’ammiccamento gay-friendly, l’esibizione di un corpo non palestrato, lo sfondo bianco (una tela ancora da dipingere; nulla è ancora scritto). Futuro ingresso al museo del design e dell’immagine.

Peccato che sia sparito dai radar! Scandagliando la rete, a pochi anni di distanza, non ne è venuta fuorti nemmeno una copia.

 

 

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