"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Un libro nato tra i ghiacci e le casse di tè

Cosa sono i libri se non oggetti che ci fanno sognare, che ci portano immediatamente, a pochi minuti dall’immersione, in oceani lontani e acque profonde e popolate da strani e inquietanti pesci bioluminescenti! Sono i pretesti migliori per iniziare col sorriso una giornata che altrimenti ci vedrebbe inghiottiti dalla nebbia.

E non fatemene una colpa se io talvolta vago in acque extraterritoriali, sì, perché le rotte consuete dopo un pochino possono cominciare a stancare. Si è in costante ricerca dell’avventura, di quell’imprevisto che ci fa sobbalzare ma ci ricorda anche che dopotutto siamo ancora vivi.

 

Un record eccezionale

Così, durante una di queste incursioni corsare, mi imbatto in un libro che non si può definire meno che stupefacente. Il titolo già può spiegare qualcosa di lui, ma non del tutto:

[SHACKLETON, Ernest H.] (a cura di) Aurora Australis Pubblicato ai Winter Quarters della spedizione antartica britannica, 1907, durante i mesi invernali di aprile, maggio, giugno, luglio 1908. Stampato al segno dei “pinguini”; Di Joyce And Wild, 1908.

Si tratta del primo libro scritto, stampato, illustrato e rilegato completamente nel continente antartico.

Che momenti di storia! Mentre su Le Figaro F. T. Marinetti ancora non aveva pubblicato il manifesto del Futurismo, un’eccezionale operazione editoriale stava nascendo a latitudini piuttosto inconsuete.

Ma di quale luogo stiamo parlando esattamente?

Formalmente si tratta dell’isola di Ross. Cape Royds è sul lato occidentale dell’isola; una cinquantina di chilometri più a sud c’è attualmente la Stazione Scientifica McMurdo. Ci troviamo ad una ventina di chilometri  dalla costa dell’Antartide vera e propria. Ma è ovvio che l’isola fa comunque parte del continente. Così come le Baleari o l’isola d’Elba fanno parte dell’Europa.

 

La storia di questo libro

Eravamo (periodo 1900-1920) nell’epoca d’oro delle esplorazioni antartiche. Una delle più importanti spedizioni – ovviamente inglese – fu la Nimrod Expedition (1908-1909) al cui comando c’era l’intrepido Ernest Shackleton (1874-1922). Tra gli obiettivi della spedizione – Dio gliel’abbia in gloria! – c’era anche la scrittura, illustrazione, stampa e rilegatura di un libro, il diario di viaggio, che poi sarebbe stato (e fu) firmato da tutti i componenti. Un progetto bibliofilo senza precedenti, destinato a produrre una rarità assoluta.

 

Come fu realizzato il libro nelle condizioni estreme dell’Antartide?

Fu portata una macchina da stampa direttamente da Londra (non si specifica il modello), per la stampa e la realizzazione delle poche copie previste. Ci si può comunque immaginare la difficoltà dell’impresa. L’artista al seguito, George Marston, si occupò delle illustrazioni (litografie e incisioni). Ernest Joyce e Frank Wild si occuparono delle laboriose fasi di stampa. Bernard Day invece fu il rilegatore. L’intera operazione, pianificata in netto anticipo, era un punto essenziale della spedizione perché si pensava al ritorno di vendere le (circa) cento copie così realizzate e coprire eventuali costi imprevisti della spedizione stessa (come ricoveri ospedalieri e terapie mediche a causa delle condizioni patite dai partecipanti). In realtà le copie sembra che furono distribuite tra i membri della spedizione, loro amici, familiari e ai contribuenti e sponsor della spedizione stessa.

 

Cosa si sa della tiratura effettiva di questo libro?

Si sa poco o nulla circa il numero effettivo delle copie stampate. Secondo alcune informazioni che si ricavano dai giornali dell’epoca esse furono un centinaio. Ma il fatto che non furono numerate non pone alcuna certezza in merito. Secondo Jonkers Rare Books di Henley on Thames a tutt’oggi ne sono state contabilizzate circa 65.

 

Il colophon

Straordinario il colophon:

“Published at the Winter Quarters of the British Antarctic Expedition, 1907, during the Winter Months of April, May, June, July, 1908. Illustrated with Lithographs and Etchings by George Marston. Printed at the Sign of ‘The Penguins’ by Joyce and Wild. Latitude 77° ·· 32′ South Longitude 166° ·· 12′ East Antarctica.

 

Trad. Pubblicato ai Winter Quarters della British Antarctic Expedition, 1907, durante i mesi invernali di aprile, maggio, giugno, luglio 1908. Illustrato con litografie e incisioni di George Marston. Stampato sotto i tipi de ‘I Pinguiini’ da Joyce e Wild. Latitudine 77 ° ·· 32′ Sud. Longitudine 166 ° ·· 12′ Antartide orientale.”

Si fa cenno ai Winter Quarters, cioè al famoso accampamento formato da circa 2.500 membri della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni mentre aspettavano, durante l’inverno del 1846-1847, condizioni migliori per il loro viaggio verso ovest, nell’esplorazione del continente americano. Da allora questo termine, nella lingua inglese, sta a indicare gli accampamenti logistici per svernare durante i lunghi trasferimenti. Effettivamente anche la spedizione inglese si protrasse per vari mesi e la produzione del libro fu anche un ottimo passatempo per chi ci si dedicò.

Notare l’introduzione (per necessità e non vezzo) delle coordinate geografiche precise. Delizioso il piccolo logo degli stampatori, e quanto mai appropriato.

 

Come fu fatta la copertina del libro?

Aurora Australis fu rilegato in assi di legno ricavate dalle casse da tè della Venesta. Il che ne fa un’edizione straordinaria e senza pari, imprimendole un “marchio a fuoco” indelebile. Sotheby’s ne ha messo in asta un esemplare nel 2015 con una stima iniziale tra le 30.000 e le 40.000 sterline.

La Venesta originariamente forniva materiali per le casse del tè. Fondata dall’uomo d’affari londinese E.H. Archer e ufficialmente costituita il 15 gennaio 1898, Venesta è nata a Millwall, Londra, fornendo casse da tè ed è stata il primo importatore del Regno Unito di compensato.

Galleria parziale dell’interno del libro:

 

Uno straordinario gioiello bibliofilo

Non si può finire questa affascinante storia, lodando ancora una volta la grande idea editoriale di Shackleton, che, invece di produrre una sola copia dattiloscritta, magari da editare successivamente, decise fermamente di produrre un libro vero e proprio, eseguito nella classica maniera, ossia comprendendo la scrittura, la stampa, l’illustrazione e la rilegatura. Il tutto però completato sul territorio antartico, sede della spedizione. Ben sapendo che di tutt’altro tenore sarebbe stata un’edizione, sia pur pregevole, che fosse stata eseguita successivamente in terra d’Inghilterra. Aurora Australis ha oggi raggiunto il livello di leggenda. Pochissime le copie in mano a privati. Le valutazioni del resto, sono esorbitanti.

 

 

Disponibilità del libro (in facsimile)

 

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Aurora Australis. Published at the winter quarters of the British Antarctic Expedition, 1907, during the winter months of April, May, June, July, 1908.

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