"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

I tre pugnali, di Pietro Mormino (Edizioni SO, 2021); introduzione di Simone Berni; postfazione di Domenico Cammarota.

 

Il giornalista Pietro Mormino negli anni fra il 1937 e il 1943 si dedica a tempo pieno alla narrativa, scrivendo un enorme numero di romanzi gialli e d’avventura, dallo stile popolare alla Edgar Wallace, diventando una firma assai nota fra gli appassionati del genere. La sua vita terminerà tragicamente, quel 12 luglio del 1944, fucilato dai tedeschi nella strage di Cibeno.
Preziosa la riscoperta di uno dei suoi romanzi più riusciti, I tre pugnali, caratterizzato dalla realistica ambientazione in una Roma degli anni trenta, che di sicuro meritava d’essere sottratto all’oblio e ripresentato in una veste libraria più degna.

 

A Milano in esposizione dieci copie di un’edizione limitata ed esclusiva: il concept book dei I tre pugnali

Solamente 10 copie realizzate, per la maestria di Massimo Zatini e Simone Pasquali. I pochi fortunati avranno un’edizione specialissima in una confezione ricordo.

 

Il giallista siciliano fucilato dai nazisti e un romanzo che sorprenderà il lettore

 

Dobbiamo alla cura certosina e all’attenzione nella ricerca da parte di Roberto Pirani se oggi noi sappiamo, sia pur parzialmente, chi è e cosa ha fatto Pietro Mormino.
Un giovane uomo che rischiava altrimenti di passare alla storia solo come una delle vittime del Fascismo. Fu infatti fucilato a soli trentasette anni, quel 12 luglio del 1944, nel tragico massacro di Cibeno da parte delle SS tedesche, assieme ad altri 66 compagni di sventura, già da tempo reclusi nel campo di concentramento di Fossoli.

I dati biografici relativi a Piero Mormino non sono comprovati. Si sa che era siciliano, di Palermo, ma sulla data precisa di nascita ci sono solo supposizioni e calcoli, in mancanza di un atto ufficiale che non è stato ancora trovato.

Pietro Mormino era uno scrittore di romanzi polizieschi – i cosiddetti ‘gialli’ – con all’attivo diverse decine di libri. Molti di questi li aveva firmati con vari pseudonimi in stile americano, espediente assai in voga all’epoca, un po’ perché il lettore medio prediligeva autori stranieri e atmosfere d’oltre frontiera, un po’ perché molti autori italiani si vergognavano di legare il proprio nome a romanzetti popolari che non erano certo considerati scrittura di alto livello dagli addetti ai lavori e potevano nuocere a una eventuale carriera letteraria.

Mormino scrisse per SonzognoParaviaNerbini e tante altre case editrici minori. Non solo romanzi e racconti ‘gialli’ ma anche romanzi d’avventura, per mare e per terra. E persino un manuale tecnico per il ballo, sua grande passione.

La produzione narrativa è alquanto dispersa, proprio a causa dei molti pseudonimi usati. Sembra però assodato che nickname come P. M. ArcoleoOtto HamonHarold JeffersonHenry Madeson, P. MorminLouis Ritter e Ramon de Vargas siano riconducibili a Pietro Mormino.

Se alcune sue storie riecheggiano lo stile di Edgar Wallace, muovendosi in metropoli dalla geografia incerta, fatte più di luoghi immaginati che reali, cosa diversa è per i racconti ambientati in Italia, soprattutto a Roma, dove le descrizioni sono precise e dettagliate, i palazzi, i locali, le vie, perfino i nomi di banche e uffici sono tutti attinenti al vero o comunque ben identificabili.
Da questo mare di storie, un giorno è spuntato I tre pugnali, libro di cui sono rimaste pochissime copie in circolazione, appena un paio in biblioteche pubbliche.

Romanzo avvincente, scritto con sapienza, con maestria, che può essere letto ai giorni nostri come ottant’anni fa, quando uscì nella ‘Romantica Economica’ (Serie Gialla) della Sonzogno.
La lettura illuminante del testo, le atmosfere di una capitale immortalata durante il ventennio, rese sapientemente, in un’epoca in cui gloria e speranza si alternavano a dolore e preoccupazione per le sorti future della nazione, a seconda di chi osservava, hanno acceso improvvisamente la luce. Un viaggio indietro nel tempo al costo di un cinematografo, come si diceva allora.
Non aggiungo altro, se non che questo romanzo vi sorprenderà.

 

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