"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Chi conosce Egidio Ferrero?

 

Ci sono autori, che ad oggi possiamo definire del tutto sconosciuti sia al grande pubblico che agli addetti di letteratura e poesia i quali, in realtà, dovrebbero conoscerli ma, si sa come vanno queste cose, non si può sapere tutto, né conoscere tutti i libri, gli editori e gli autori. E via dicendo. Se poi parliamo di autori che hanno prodotto solo un paio d’opere, o addirittura una, è chiaro che il discorso si fa molto più difficile.
Anche il letterato attento, il giornalista di terza pagina più smaliziato e più esperto, può cadere dalle nuvole quando gli viene detto il nome di quell’autore. E nel nostro caso l’autore è Egidio Ferrero. Al massimo può esservi capitato tra le mani, anche se è un pezzo abbastanza raro, l’unico romanzo che gli hanno pubblicato. Quel Il mal del padrone, stampato da Vangelista Editore a Milano nel 1972, per cui adesso si ritrova qui citato. Chissà che ne penserebbe lui. Prendo il libro, ha una bella copertina illustrata dal grande Albe Steiner. Il risvolto recita solo qualche parola e qualche frase sulla vita di quest’uomo, però sono molto significative.
Piemontese di nascita, ligure di adozione, Ferrero vive a Corsico, provincia di Milano da quasi vent’anni. Nato per l’esattezza a Stazzano (Alessandria) nel 1921 (c’è chi dice nel 1916), cresce a Vado Ligure, dove va a scuola fino alla quinta elementare. Non ha ancora dodici anni quando comincia a lavorare nelle demolizioni navali. Fa la guerra in Marina. Perde un fratello aviatore. La sua casa viene bombardata.
L’otto settembre è fra i primi organizzatori della Resistenza in Liguria, da dove passa nelle Langhe. Diventa uno dei comandanti della 48° Brigata Garibaldi. La sua scoperta della poesia e poi della narrativa avviene dopo la liberazione leggendo Pavese, della cui scrittura ascolta il modo essenziale e scabro, ma da cui partirà con uno stile proprio, aggressivo, sintetico e sensibile. Nel 1952 scrive la sua prima poesia su un pezzo di carta da cemento. Si tratta de: La mia vita è la vostra, che darà poi il titolo alla raccolta di versi pubblicata nel 1959 dall’editore Salvatore Sciascia. Pochi mesi dopo il volumetto riceve la segnalazione del Premio Viareggio per un poeta esordiente. Non è ancora stato istituito il premio per l’opera prima.

 

Pavese e Vittorini stravedevano per lui

Elio Vittorini segue il suo lavoro fino alla fine: «resta te stesso – gli dice – scrivi come parli, anche in dialetto.» Le sue poesie sono apparse per anni in vari quotidiani e riviste. Da qualche anno Ferrero ha
cessato di pubblicare per «non rendersi corresponsabile della crisi che attraversa l’attuale cultura». Il mal del padrone è la sua prima opera narrativa.“

Sì, la sua prima opera narrativa, ma anche l’ultima. Chi si ricorda oggi di Egidio Ferrero? La risposta è molto semplice: nessuno. Figuratevi se in un’era di cyber confusione come quella che stiamo attraversando, dove siamo bombardati ogni secondo da notizie che vengono da ogni parte del mondo, e, notate bene, per la maggior parte manipolate, tradotte male, e quindi di fatto inattendibili, chi mai può prestare attenzione a un autore italiano di nicchia, molto di nicchia, morto oltre quaranta anni fa. E che di sé non ha praticamente lasciato nulla. Egidio Ferrero conobbe Cesare Pavese da bambino, ma senza rendersene conto. Lo incontrò di nuovo, e stavolta nelle sue opere, che apprezzò tantissimo. Conobbe Elio Vittorini, il quale lo seguiva con interesse. Si vocifera di una polemica che ebbe nel 1969 con Pier Paolo Pasolini. C’è un suo misterioso scritto, a P.P.P., che non è facile localizzare. Probabilmente in una rivista. Se il suo romanzo Il mal del padrone del 1972 è poco trovabile, davvero un bocconcino abbastanza raro, vi lascio immaginare cosa possa essere rintracciare una copia della sua prima opera pubblicata, cioè la raccolta di poesie del 1959 che si intitola La mia vita è la vostra.
Questa raccolta di poesie fu pubblicata dall’editore Sciascia ed è rarissima. Ma addirittura di rarità inaudita possiamo considerare la ristampa di quest’opera di poesia, con il titolo invariato ad opera
delle Edizioni Culturali della Libreria Rinascita; il libro è dell’aprile 1976 e non è neppure catalogato nelle biblioteche italiane dove temo non ce ne sia neanche una copia, neppure alle biblioteche nazionali centrali, che pure dovrebbero averne per legge. La copertina è abbastanza anonima, di colore marrone, tipo scatole o buste del pane. La sovracopertina invece è disegnata da Guido Crepax, e credo che sia un’autentica rarità.

 

Come ho trovato questi libri

L’acquisizione di questo libro, cioè di questa specifica copia, ha una storia dietro. La notai casualmente su eBay, ai primi di Gennaio del 2017. Conoscevo già Egidio Ferrero, sapevo che era un autore
molto interessante, e da tempo tenevo monitorato il suo nome sui maggiori portali di acquisizione libraria. Quando vidi la copertina disegnata da Guido Crepax, pensai ad una allucinazione. Questo libro
non era schedato da nessuna parte. Nessuna biblioteca lo contemplava. Proprio non si sapeva, almeno secondo le mie ricerche, della sua esistenza. Inoltre, la copertina disegnata da un famoso artista, lo rendeva ancora di più interessante. L’editore in questione era noto per delle ristampe insolite, ricercate, e quindi da questo punto di vista non c’era da stupirsi più di tanto.
Restava il fatto che su internet, da nessuna parte, c’era un cenno dell’esistenza di una seconda edizione di La mia vita è la vostra dopo l’edizione di Salvatore Sciascia. Ovviamente, acquistai subito il libro. Per fortuna era in asta con la comoda opzione “compralo subito” che consente di acquisire subito l’oggetto del proprio desiderio senza dover aspettare la fine di un’asta che, normalmente dura come minimo una settimana, portando l’ansia a livelli di guardia. Dopo un po’ mi accorsi che il libro tardava parecchio ad arrivare e dopo una ventina di giorni ero decisamente preoccupato.
Fu così, contattando il venditore, della provincia di Teramo, che appresi come il libro si trovava in una zona terremotata e falcidiata da condizioni climatiche notevolmente avverse proprio in quei giorni; inoltre il giorno quattordici del mese ci fu un’altra scossa e la situazione si complicò. Tutto il materiale del venditore, libro di Egidio Ferrero compreso, mi fu detto, era bloccato all’interno di una casa lesionata dal sisma e pertanto abbandonata, e al momento perfino irraggiungibile a causa delle forti nevicate. Infatti, il giorno diciotto ci fu la valanga che investì l’Hotel Rigopiano causando ventinove morti. Inoltre, era logico e comprensibile che il venditore avesse al momento preoccupazioni più stringenti che spedirmi un libretto di poesie. Per cui, è senz’altro da lodare la sua professionalità visto che qualche tempo dopo, esaurita l’emergenza, riuscì comunque a farmi avere questa copia e anche a soddisfare le richieste di altri suoi clienti che su ebay gli avevano comprato vari libri. Quando la situazione si era volta al peggio, il venditore mi propose il rimborso della cifra pagata, poche decine di euro, e l’annullamento dell’ordine. Giammai. Primo, non me la sentivo di prendere indietro dei soldi da lui in una simile situazione, e a quel punto gli dissi che avrei aspettato. Anche dei mesi. E la cosa finì bene. Ecco il repertorio delle sole tre edizioni dei due libri di Egidio Ferrero:

 

  • La mia vita è la vostra (Caltanissetta, Roma, Edizioni Salvatore
    Sciascia, 1959); molto raro

 

  • Il mal del padrone (Milano, Vangelista
    Editore, 1972); scarsamente reperibile

 

  • La mia vita è la vostra (Rho, Milano, Edizioni
    Culturali Libreria Rinascita, 1976); rarissimo

 

Da La mia vita è la vostra, scrive Raffaele Crovi sul risvolto di copertina:

Caro Leonardo [Sciascia], è venuto da me, due mesi fa, un operaio con una raccolta di poesie. Si chiama Egidio Ferrero: ha trentotto anni, lavora a Corsico, vicino a Milano, vuoi sapere qualcos’altro
di lui? Trascorre il sabato pomeriggio a leggere libri e riviste alla Casa della Cultura, le sere in un vecchio magazzino della sua officina a modellare teste di creta, fuma quaranta sigarette al giorno. In
queste poesie che mi ha pregato di inviarti, con un linguaggio semplicissimo, vivo, comunicativo, ricco di musica, racconta la vecchia storia di come l’uomo duri fatica a trovare compagnia tra gli uomini
e come cresca, per questa fatica, il suo piacere di riuscire a conquistarla. Di come l’uomo si difenda dalla solitudine amando le cose e i sentimenti ridotti a «natura»; e come nutra dentro di sé, per questo
amore, un lucido furore contro l’offesa di miseria, paura, sfiducia, che macchia la sua pelle. Credo di aver scoperto un poeta: uno dei migliori, fra i tanti di cui mi è capitato di ascoltare in questi anni la parola. Un’affettuosa stretta di mano.”

Ecco la poesia Nebbia:

Qualcuno lo guarda, di là dall’argine / della solitudine che scorre / nel leggero suono del tempo. Qualcuno / che non sa se quest’uomo / cerca il linguaggio in quel suono.

E Sere a Corsico:

Vengono ogni sera / al gremito bar, contando / i minuti, vociando indifferenza. / Vengono davanti al sole che cade / ad attendere il vecchio tram / che porta le donne. / È lo spettacolo d’ogni sera, / la
galleria che torna.”

 

 

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