Essere matti oggi: riflessioni sul “Graphic Soul” di Sànpert
di Carlo Ottone
Con il nuovo secolo si è diffusa una nuova forma letteraria, il Graphic Novel, ancora una volta un termine anglo-sassone per dire semplicemente di un romanzo a fumetti o romanzo grafico – una forma narrativa in cui le storie a fumetti hanno la struttura del romanzo. Certo è che storie a fumetti, autoconclusive, ci sono sempre state a partire dal 1978 quando Will Eisner pubblicò Contratto con Dio, e che dire dei lavori di Hugo Pratt “narratore verbo-visivo” così lo definiva Umberto Eco. Potrei citare anche Guido Crepax con le avventure, romanzate, di Valentina, e tanti altri. Nell’ambito dei graphic novel è stato pubblicato adesso I matti di Sànpert (Perugia, Graphe.it, 2025).
“Sànpert ci offre il primo esempio di graphic soul. Il graphic soul è una sorte di osteria del tempo, popolata di creature venute alla luce grazie e una indistruttibile passione per la vita, che recitano il pianto e le bellezza dell’umanità” perché abbiamo tutto un blues da piangere. Un libro senza genere e confini, il termine graphic novel gli va stretto, qui le “immagini e le parole si fondono per raccontare l’umanità nei suoi margini più vivi, dolenti e autentici”. Umanità che troviamo non tanto nelle immagini, ci sono disegnati dei pupazzetti, che “parlano” e ci parlano della contraddittoria anima del mondo, perché, si sa, i “matti”, permettetemi di scriverlo virgolettato, vedono e sentono tutto.
“In principio erano i matti e i matti erano presso dio” e ce lo riportano senza alcun pudore, senza nessun politicamente(?) corretto. I pupazzetti, i “matti” di Sànpert, “prendono forma su fogli scartati dalla stampa dei grandi libri, quelli con una sola vita, forse anche artificiale”. Ma questo libro, sì per me è un libro (sono nato a metà del secolo scorso e so distinguere un libro), ci fa scoprire l’umanità fra le lacrime di un bambino innocente, di un fiore appena spezzato, e ci ricorda che “la solitudine che tu mi hai regalato io la coltivo come un fiore, per questo canto, e canto te”, parole da una canzone (Canzone per te), bellissima, di Sergio Endrigo e i “matti” citano anche le parole di una canzone di Modugno La lontananza e anche le parole di un’aria di Händel “Lascia ch’io pianga” dall’opera Rinaldo, queste, e altre citazioni “per far muovere i nostri pensieri sul pentagramma della nostalgia”. Ma i “matti” non ci parlano della nostalgia, ci parlano anche del presente, un invito a leggere quanto ci dicono ne vale la pena, senza pudori e senza essere politicamente(?) corretti.
“Io sono il sindaco di una città inclusiva e sostenibile. Ecco un altro coglione”: una verità, quale città è accogliente e inclusiva? In questo libro c’è “il peso delle parole taciute” e le parole dei “matti” sono tante perché hanno “solo pensato a immergersi nel mondo e nel travaglio delle sue creature, nient’altro”. I “matti” esistono, sono tra noi, esattamente a Cupra Marittima e a Rotella, i borghi marchigiani dove Sànpert si ostina a vivere. Sànpert nasce nel 2013 dall’incontro di due anime in pena Lucilio SANtoni e Alessandro PERtosa, Da cui la crasi Sànpert, i quali dedicano questo libro, anche loro scrivono libro, “ai disperati che, contro ogni evidenza, conservano la speranza” perché “se il destino è già scritto. Io non ne capisco la calligrafia”. Un libro da leggere, da meditare, un livre de chevet (permettetemi un francesismo, che tanto mi piace!) attenti però che, come scritto in copertina: “e se dicessi tutto? Ti ritroveresti senza niente”.
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