"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

La storia dei dischi pirata sulle lastre delle radiografie nell’Unione Sovietica

 

Nell’Unione Sovietica degli anni ’50 e ’60, quando la musica occidentale era considerata “pericolosa” e sovversiva, una generazione di giovani ascoltatori trovò un modo ingegnoso per condividere le melodie proibite: incidere la musica su vecchie lastre radiografiche. Questi particolari e spettrali supporti discografici, noti come “musica delle ossa” (rëbra), rappresentano uno straordinario esempio di resistenza culturale e ingegnosità umana che continua a affascinare collezionisti e storici di tutto il mondo.

 

La censura musicale nell’URSS e la nascita della pirateria rëbra

Durante l’epoca stalinista, l’esportazione e la diffusione di musica straniera, in particolare quella proveniente dagli Stati Uniti, era rigidamente proibita dalle autorità sovietiche. Le autorità controllavano meticolosamente l’industria discografica e il repertorio musicale consentito, impedendo la diffusione di generi considerati minacciosi per l’ideologia del regime. Tra i generi musicali censurati figuravano il jazz, il boogie-woogie, il rock ‘n’ roll, sia di artisti stranieri che di musicisti russi emigrati, oltre a registrazioni di contenuto politico e folk underground. Gli artisti banditi includevano nomi celebri come Elvis Presley, i Beatles, i Rolling Stones, i Beach Boys ed Ella Fitzgerald.

In questo clima di rigido controllo culturale, emerse una sottocultura segreta e rischiosa di registrazioni pirata. I giovani sovietici, desiderosi di ascoltare la musica proibita dal regime, svilupparono ingegnose tecniche di produzione clandestina. A Budapest, Ruslan Bogoslovskij e Boris Tajgin furono pionieri nella produzione di vinili “illegali”, conosciuti come rëbra (pron. “riobra“), utilizzando un supporto sorprendente: le lastre radiografiche mediche.

 

La tecnologia ingegnosa dietro i dischi sulle lastre

Il processo di creazione di questi dischi era tanto rudimentale quanto geniale. I “bootleggers” sovietici recuperavano le pellicole radiografiche dagli ospedali, acquistandole o recuperandole dai rifiuti ospedalieri. Queste lastre venivano poi tagliate in dischi del diametro di sette pollici, con un foro centrale praticato utilizzando una sigaretta accesa. I sottili dischi venivano successivamente incisi a settantotto giri al minuto, utilizzando macchinari speciali costruiti recuperando pezzi di vecchi fonografi.

I bootleggers lavoravano in segreto per copiare jazz proibito, rock and roll e musica russa bandita, creando questi dischi su pellicola radiografica che venivano poi distribuiti, venduti e condivisi all’interno di reti clandestine. La scelta delle radiografie non era casuale: in un’epoca in cui il vinile non era disponibile ai comuni cittadini e i mezzi per stampare dischi erano rigorosamente controllati dal regime sovietico, le pellicole a raggi X rappresentavano un materiale economico e relativamente accessibile.

Questi straordinari manufatti venivano chiamati “bone records” (dischi d’ossa) e ciascuno costava circa un quarto del prezzo di una bottiglia di vodka. Sebbene la qualità audio fosse nettamente inferiore a quella dei vinili ufficiali, permettevano di ascoltare circa tre minuti della musica tanto amata dai giovani sovietici. Una caratteristica peculiare e quasi macabra di questi dischi era che molti di essi mostravano ancora dettagli delle radiografie originali, come scatole craniche, gabbie toraciche, ossa delle mani, delle braccia e delle gambe.

 

 

Repressione e rischi della musica clandestina

Le autorità sovietiche consideravano questa circolazione di musica proibita come una seria minaccia all’ordine stabilito. Nel 1958, il governo approvò una legge che vietava espressamente la produzione casalinga di incisioni, definendola “una moda criminale teppista”. Le pene per chi veniva scoperto potevano essere molto severe, dal licenziamento immediato fino alla detenzione.

Nonostante i rischi, questa forma di resistenza culturale continuò a fiorire nell’underground, alimentata dal desiderio irrefrenabile di libertà espressiva e dal fascino proibito della musica occidentale. I dischi sulle lastre divennero simboli tangibili di una ribellione silenziosa ma persistente contro l’oppressione culturale del regime sovietico.

 

Riscoperta moderna e valore storico

Oggi, questa straordinaria pagina della storia sovietica è stata riscoperta grazie al lavoro di ricercatori e appassionati come Stephen Coates, fondatore del progetto X-Ray Audio. Coates ha documentato la storia dei dischi su raggi X e ha contribuito a preservare questa memoria culturale attraverso mostre, conferenze e pubblicazioni, tra cui il libro “X-ray Audio: The Strange Story of Soviet Music on the Bone” (Strange Attractor Press, 2015).

Il progetto di Coates non si limita alla documentazione storica, ma include anche un revival pratico della tecnica. In Belgio, alcuni appassionati di musica hanno recentemente ripreso questa tecnica di incisione su radiografie, mantenendo viva la memoria di questa straordinaria forma d’arte clandestina. Il loro lavoro ha incluso anche la collaborazione con alcuni degli originali creatori di dischi a raggi X che furono imprigionati o mandati nei gulag per le loro attività.

 

Il valore collezionistico e la preservazione della memoria

Questi peculiari dischi rappresentano oggi oggetti di grande interesse per collezionisti e musei di tutto il mondo. Il loro valore non è solo legato alla rarità – considerando che potevano essere riprodotti solo un numero limitato di volte, tra cinque e dieci, prima di deteriorarsi irrimediabilmente – ma soprattutto al loro inestimabile significato storico e culturale.

Come osserva Stephen Coates, “questa storia è diventata invisibile nella Russia di oggi. Certamente, le persone più anziane ricordano questi dischi, ma nella cultura più ampia, è stata dimenticata”. Il suo lavoro di documentazione e preservazione diventa quindi fondamentale per mantenere viva la memoria di questo fenomeno unico.

Il libro “X-ray Audio” rappresenta un importante contributo alla preservazione di questa storia, raccontando dettagliatamente le vicende di questi dischi spettrali e delle persone che li hanno creati, acquistati e venduti. Riccamente illustrato con immagini di dischi raccolti in Russia, il volume offre uno sguardo unico su questa cultura proibita, sulla tecnologia artigianale e sulla determinazione umana nel perseguire la propria libertà espressiva.

 

Una lezione per l’era digitale

In un’epoca in cui le canzoni possono essere copiate in un istante e i servizi di streaming offrono una scelta e un accesso praticamente infiniti alla musica, la storia degli X-Ray Audio ci offre un potente promemoria del valore culturale immenso della musica e delle straordinarie distanze a cui le persone sono disposte ad arrivare per ascoltare ciò che amano.

Questi dischi radiografici non erano solo supporti per la musica proibita, ma autentici simboli di resistenza culturale e politica. Rappresentavano la risposta creativa e determinata dei cittadini sovietici alla rigida censura imposta dal regime. Ogni disco inciso su una lastra radiografica non conteneva solo note musicali, ma anche i sogni, le aspirazioni e il desiderio di libertà di un’intera generazione.

 

Un patrimonio culturale da preservare

Gli X-Ray Audio, con la loro storia affascinante e il loro significato simbolico, rappresentano un capitolo unico nella storia della musica e della resistenza culturale. Sono testimonianza della creatività umana di fronte all’oppressione e dell’indomabile desiderio di libertà espressiva.

Mentre i collezionisti continuano a cercare questi rari manufatti e i ricercatori approfondiscono la loro storia, il valore degli X-Ray Audio come patrimonio culturale continua a crescere. In un mondo sempre più digitale, questi fragili dischi incisi su lastre radiografiche ci ricordano come la musica, anche nelle condizioni più difficili, trovi sempre il modo di farsi ascoltare. La “musica delle ossa” sovietica rimane così non solo un affascinante oggetto di collezionismo, ma un potente simbolo della resilienza culturale e della forza indomabile dello spirito umano di fronte alla censura e all’oppressione.

 

 

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Su COMPROVENDODISCHI (Rolling Stones)

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