"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

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Il Planiverso: un libro molto ricercato. Perché?

Il planiverso: il computer e un mondo bidimensionale, di Alexander K. Dewdney (Torino, Bollati Boringhieri, 2003)

Questo il libro da cercare: Il Planiverso: il computer e un mondo bidimensionale, di Alexander K. Dewdney (Torino, Bollati Boringhieri, 2003). Davvero singolare. Mai ristampato. Forse non sarà stato propriamente un campione di vendite, quando la casa torinese lo fece uscire nel 2003, ma nel frattempo deve aver trovato un varco bidimensionale, e ci si è nascosto benissimo. Non si trova più, infatti.

Di che cosa tratta il libro? Lo spiega bene l’editore nella scheda: “Il Planiverso è un immenso spazio a forma di sfera sulla cui superficie giace Arde, un pianeta a forma di disco che costituisce un mondo a due dimensioni. Un po’ come “Flatlandia“, l’opera scritta da Edwin Abbott alla fine dell’Ottocento, da cui Dewdney ha tratto ispirazione. Nata nella rubrica dei giochi matematici dello “Scientific American” e alimentata dagli interventi dei lettori, questa invenzione che alcuni presero sul serio quando, nel 1984, apparve la prima edizione del libro porta all’estremo l’esperienza di chiunque abbia pratica di computer, trasformando in una fantastica realtà la finzione della rappresentazione codificata“.

Sì, esatto, è un gioco letterario, di finzione simulata e di immaginazione teorica. Una perla, nel suo genere. Genere che poi non esiste. A meno di non considerare, appunto, Flatlandia di Abbott.

Scrive l’autore (che si definisce “compilatore”) nell’introduzione Mondo 2D:

“Questo libro, di cui io sono più il compilatore che l’autore, deve la sua origine al personaggio la cui immagine compare sulla prima pagina. Il suo nome è Yendred, ed è un abitante di uno spazio a due dimensioni che io chiamo «il Planiverso». La scoperta del Planiverso, una realtà ancora non accettata da molti, costituisce già di per sé una storia interessante. Lo scopo di questa introduzione è quello di raccontarla.

Il primo contatto ebbe luogo nella nostra università appena un anno fa. Io e i miei studenti stavamo facendo girare un programma denominato MONDO2D, risultato di vari progetti consecutivi sviluppati a lezione da un trimestre all’altro. Concepito in origine per far fare agli studenti un’esperienza di simulazione scientifica e di programmazione in grande scala, MONDO2D acquistò presto una vita propria. Esso ebbe inizio con il tentativo di costruire un modello di fisica bidimensionale. Per esempio, un oggetto semplice a due dimensioni potrebbe sicuramente avere una forma a disco ed essere composto da miliardi di atomi bidimensionali.

Esso ha una certa massa (che dipende dal tipo e dal numero di atomi che lo compongono) e può spostarsi nello spazio a due dimensioni rappresentato da questa pagina. A differenza della pagina, tale spazio non ha alcuno spessore, e il disco è condannato a rimanere eternamente confinato al suo interno. Possiamo supporre inoltre che tutti gli oggetti in questo spazio obbediscano a leggi analoghe a quelle che sono valide nel nostro. Cosi, se diamo al disco una lieve spinta verso destra, esso si sposterà a destra, e continuerà a muoversi in quella direzione, scivolando a velocità costante nello spazio che è l’estensione di questa pagina al di là della posizione in cui siete in questo momento. Alla fine, rimanendo all’interno di questo piano immaginario, si allontanerà dalla stessa Terra – a meno che, naturalmente, non incontri un oggetto dello stesso tipo. Se ciò avviene, i due oggetti entreranno in contatto, e subiranno quello che i fisici chiamano un «urto elastico».”

 

 

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