"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

Parlando di scrittura al femminile (ma si può dire?)

di Aldo Lo Presti

 

Siete anche voi librai? No? Che peccato!

Capita più spesso di quanto non si pensi che al sottoscritto appaiano delle “vere” rarità bibliografiche in quello che Gianluca Durante ha chiamato “Altravita”, quella cioè che si vive ai margini della società immersi nel magico e pericoloso mondo on-line, così da intercettare, ad esempio, una edizione fuori commercio specialissima di Ogni angelo è tremendo di Susanna Tamaro, che la Bompiani ha stampato in sole 100 copie numerate in numeri arabi come omaggio a 100 (e non più di cento) librai.

“Ogni angelo è tremendo”, di Susanna Tamaro (Milano, Bompiani, 2013.[foto (rielaborata) da www.labibliotecachevorrei.it]

Una tiratura impossibile da trovare per i comuni mortali (se non rientrano nella categoria dei librai) ma assai attraente e che molto ci piacerebbe avere, visto che si è pensato possibile privare il libro della sua copertina, scoprendo persino senza protezione il dorso, lasciato alla nudità dei suoi fili di refe, con le pagine lasciate intonse e inserendo il manufatto in una scatola di cartone che riporta un’etichettina bianca con il patronimico della Tamaro, il titolo ed il logo della casa editrice. La stessa soluzione adottata, poi, per la tiratura speciale di alcuni dei più importanti libri del catalogo editi in occasione dei 90 anni di attività.

Dire tutto in 17 pagine: si può?

Ogni angelo è tremendo”, di Susanna Tamaro (Milano, Bompiani, 2013) – le prime 17 pagine

Ma se questa iniziativa è nata per trasformarsi in un vera rara avis bibliofila, la Bompiani, inseguendo i molti “tasselli” d’assaggio (come una volta si faceva con i cocomeri al mercato) dei propri volumi da immettere nelle librerie editi dalla Newton Compton (vedi, ad esempio, quello “bifronte” dedicato ai libri di Francesco Fioretti, Il quadro segreto di Caravaggio e di Ali Knight, con il titolo Sangue, vendetta e sacrificio), ha fatto circolare “gratis”, in una tiratura che s’immagina poderosa, per l’appunto un “tassello” del romanzo della nostra scrittrice, per la precisione, e a dispetto di qualsiasi tentazione apotropaica, le prime “17” pagine.

Un manufattino esile esile, che, essendo gratis, crediamo abbia preso le strade delle discariche. E perciò – a nostro avviso – divenuto raro, se non rarissimo.

Ma ci sono anche altre piccole curiosità tamariane (non certo poco trovabili come quelle già indicate). Per l’appunto siamo in grado di sfoggiare in collezione, tra quelle “sibi et paucis” (il meraviglioso racconto festaiolo Cosa dice il vento? edito per le Edizioni di Gabriele e Mariateresa Benincasa in 248 esemplari fuori commercio impressi in carattere Garamond su carta Ventura delle Cartiere Fabriano presso l’Officina Grafica Napoletana dei F.lli Angelo e Ruggero Rossi “nei primi giorni di dicembre del 1997” quale graditissimo – immaginiamo – regalo per le festività natalizie) e quelle regolarmente in commercio, altrettanto belle: Il respiro quieto (Baldini & Castoldi, 1997) e Verso casa (Milano, Edizioni Ares, 1999).

Mathilda, se tu sapessi…

A questi titoli si può aggiungere l’edizione nostra delle lettere che Susanna Tamaro pubblicò sul settimanale Famiglia Cristiana e che divenne uno (nel senso di una sola copia!) dei nostri amatissimi volumetti spineschi [cioè delle Edizioni Spine di Orvieto, N.d.R.], del quale ci siamo privati senza alcun rimpianto per amicizia, rispettando la titolazione della rubrica settimanale, Arrivederci... con illustrazione di copertina di Bruno Munari sotto la bandiera pseudesca delle vere, verissime Edizioni San Paolo (1997), anticipando, sia pur di un’anticchia, quella ufficialissima intitolata Cara Mathilda (…lettere a un’amica lontana) che uscì come supplemento n. 2 di Famiglia Cristiana n. 44 del 5 novembre 1997, anche questa un’edizione fuori commercio destinata (come recita un cartoncino editoriale accluso al volumetto) agli abbonati del settimanale.

Un premio, cioè, alla loro fedeltà, che noi, nemmeno a dirlo, non abbiamo ricevuto, non essendo né abbonati, né “fedeli”, ma che abbiamo d’un subito fatto nostro appena avvistato (per usare una felicissima espressione di un altro e recente amico di Facebook) in bancarella a Porta Portese!

A questa “seconda” edizione fuori commercio, (non rara ma ai nostri occhi preziosissima) ne è seguita una “terza”, Cara Mathilda. Non vedo l’ora che l’uomo cammini per le Edizioni San Paolo (cioè la stessa …famiglia del periodico già evocato) stampata nello stesso 1997.

Un libro che ha corrisposto in pieno alle nostre aspettative d’amatore di prose autobiografiche, sulle tracce del bellissimo e struggente Estate in campagna del nostro caro, carissimo, Bonaventura Tecchi.

Nel caso, infine, della rubrica settimanale tamariana, ci siamo fatti persuasi che che la scrittrice “orvietana” possa aver preso spunto per le sue “lettere” da una precedente rubrica, quella intitolata “Ciarle”, uscita sulla rivista culturale femminile Vita intima diretta da Neera, un’appuntamento allo stesso modo settimanale tenuto da Anna Vertua Gentile (altre due penne che si tiene in grandissimo conto!) dal giugno del 1890 al dicembre del 1891, un “esempio perfetto di proposta educativa moderna [dove] l’autrice si finge una signora anziana e saggia [come può solo essere una nonna, ndr] che, insofferente della vita di città, si è ritirata in campagna e da lì scrive lettere a un amica”.

 

Un salto a Mantova (è quello che ci vuole…)

E chi scrive queste righe è la nostra amica (solo di carta, ahinoi) d’origini armene, nata a Padova nel 1938, Antonia Arslan, a pag. 68 del suo Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra ‘800 e ‘900 (un titolo cioè di sapore gramsciano) uscito per Guerini Studio nel 1998, un libro prezioso che acquistammo al volo in quel di Mantova in occasione di una chiacchierata sua e di Carlo Caporossi, Giorgio Pullini e Daniela Pizzagalli intorno all’attività di Emilia Salvioni e alla riedizione (se non ricordiamo male) del romanzo Danaro, proposta al Teatro Bibiena mercoledì 5 settembre del 2007, undicesima edizione del Festivaletteratura.

Un’edizione che ci ha visto acquistare il nostro primo libro di Dolores Prato, quelle Campane di San Giocondo che benissimo sono andate a rimpolpare un’altra nostra passione di carta. Ma di questo, ne parleremo in seguito.

 

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