"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

Alla scoperta di uno scrittore originale e anticipatore

Il 5 Gennaio di cento anni fa nasceva Friedrich Dürrenmatt (1921-1990), svizzero, di Stalden im Emmental, poi divenuto uno scrittore, drammaturgo e pittore – è considerato tra i maggiori scrittori di lingua tedesca del suo secolo.

Dopo un’infanzia burrascosa, dove Dürrenmatt conobbe alcol, droga e fumo, terminò gli studi tra Zurigo e Berna. Intorno ai 25 anni di età cominciò a scrivere, dapprima pezzi teatrali e racconti. Le sue prime opere abbondano di elementi macabri e gotici, trattando perlopiù di omicidi, tragiche morti e atmosfere nefaste..
Insieme al connazionale Max Frisch, Dürrenmatt viene oggi considerato il protagonista del rinnovamento del teatro di lingua tedesca, trattando in chiave grottesca i problemi della società contemporanea e smascherando così le meschinità nascoste dalla facciata perbenista della società svizzera.
Celebri i suoi radiodrammi, tanto che la critica – non considerandoli alla stregua dei romanzi, dei racconti e dei drammi teatrali classici – farebbe un grave errore, compromettendo la conoscenza totale dell’universo di Friedrich Dürrenmatt.

Il suo rapporto con il genere “giallo”

Ogni scrittore che oggi ama, apprezza o studia il genere macabro, ma anche il giallo e il poliziesco, dovrebbe conoscerlo. Suoi infatti i famosi gialli emblematici. Chiariamo subito ch’egli fu molto critico con il genere. Dürrenmatt credeva fermamente che fosse il caso – “Zufall” – a determinare il destino degli uomini e pertanto era assolutamente contrario alla classica costruzione dei polizieschi e dei romanzi d’investigazione (quelli che poi in Italia saranno noti come “gialli“), dove tutto invece si basa su una stretta correlazione fra eventi, indizi e fasi temporali. Egli rifiutava quindi una costruzione letteraria che si fondasse su questi principi chiusi e precostituiti, La vita reale, secondo Dürrenmatt, non può essere racchiusa entro questi schemi fissi e immutabili, propri del genere letterario di cui discorriamo. Non può esserci un controllo degli eventi da parte dell’uomo, di conseguenza non ci si può basare su concetti ricorrenti, su casistiche codificate e neppure sul metodo deduttivo – quello che ritroviamo nei Delitti della Via Morgue o in Sherlock Holmes, tanto per intenderci.

Lo scrittore svizzero scrisse circa 6-7 romanzi e racconti che potremmo comunque includere nel genere giallo poliziesco. Di questi ce n’è uno che è al tempo stesso un romanzo ma anche una sorta di saggio istruttivo, dove il “giallo” come genere viene accuratamente disinnescato. Stiamo parlando de La promessa: requiem per il romanzo giallo (Milano, Feltrinelli, 1959).

La promessa: requiem per un giallo fu commissionato a Dürrenmatt come sceneggiatura per un film del regista ungherese Ladislao Vajda dal titolo Il mostro di Mägendorf. Essendo un prodotto cinematografico, la trama richiesta dal produttore era di tipo classico e rassicurante per lo spettatore, che si voleva far alzare dalla poltrona con il sorriso e non con l’angoscia. Ossia: “c’è un orrendo crimine, il malvagio viene arrestato e punito e la legge trionfa sul crimine“. Chiaramente lo scrittore svizzero fu contrario a questo genere di esposizione e la versione che poi fu pubblicata in libro ha un finale completamente diverso, che non possiamo di certo considerare lieto.

L’esordio di Dürrenmatt nello scrivere gialli era però avvenuto anni prima (sotto forma di libro), quando era uscito Der Richter und sein Henker (Zürich; Köln, Benziger, 1952). In Italia il libro viene tradotto come Il giudice e il suo boia (Milano, Feltrinelli, 1960). Il libro contiene anche il romanzo breve Il sospetto.

Il tema centrale della trama de Il giudice e il suo boia è il dilemma – filosofico e pratico al tempo stesso – se è lecito o meno incolpare un sospettato per un crimine che non ha commesso, quando si sa che in realtà ne ha commesso un altro dove è impossibile provare la sua colpevolezza. Dice il protagonista: “non sono mai riuscito a dimostrare che hai commesso tu il primo crimine, allora ti dichiaro colpevole di quest’altro“. È una delle opere che meglio esprime il pensiero di Dürrenmatt, il quale vuole dimostrare l’impossibilità per la giustizia istituzionale di arrivare alla verità vera in un palcoscenico artefatto come quello di un tribunale.

Altra opera da cercare e inserire nella propria raccolta buona, è senz’altro la raccolta dei primi racconti dello scrittore svizzero, ossia Giuochi patibolari (Milano, Feltrinelli, 1963), che raccoglie: Greco cerca Greca, La panne, Il giudice e il suo boia, Il sospetto, La promessa.

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Importanti anche i suoi radiodrammi

Il radiodramma è un testo di tipo teatrale scritto espressamente per la radio. L’iniziatore di questo genere fu la BBC negli anni ’20 del XX secolo. Tra i grandi autori e commediografi che vi ci sono dedicati si possono ricordare Bertolt Brecht, Samuel Beckett e, in Italia, Primo Levi, Eduardo De Filippo, Vasco Pratolini.

Anche Friedrich Dürrenmatt ebbe modo di scrivere testi per attori di radiodrammi. Fu la sua produzione, anzi, molto vasta e tale da non poter essere ignorata dai critici. Su questo aspetto c’è un libro esauriente, che si è fatto sempre più introvabile in prima edizione, Radiodrammi, di Friedrich Dürrenmatt (Torino, Einaudi, 1981).

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RADIODRAMMI - FRIEDRICH DURRENMATT - EINAUDI Collezione Teatro, 1981

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