"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

 

Dialogo dei massimi sistemi, di Tommaso Landolfi (Firenze, Fratelli Parenti, 1937).

 

Rara la primissima edizione di appena 200 copie numerate e anche l’edizione fuori serie di soli 800 esemplari.

 

 

 

 

Dialogo dei massimi sistemi: un capolavoro del surreale

La prima opera pubblicata in volume di Tommaso Landolfi, “Dialogo dei massimi sistemi“, risale al 1937 e contiene una serie di racconti che trattano di manie ed ossessioni, a volte al limite della paranoia.

Il racconto più originale della raccolta è sicuramente quello che dà il titolo all’opera, “Dialogo dei massimi sistemi“, in cui un giovane poeta, chiamato Y, seguendo sue teorie estetiche, si dichiara convinto che la miglior poesia si possa realizzare solo in una lingua poco nota. Prende perciò lezioni di persiano da un capitano appena conosciuto; inizia quindi a scrivere tre poesie in questa lingua appena imparata. Dopo poco, però, Y si rende drammaticamente conto che il capitano non gli aveva insegnato il vero persiano, ma una lingua da lui inventata di volta in volta sul momento. Il poeta Y si confessa con un amico, che si rende conto che si tratta di «un problema estetico spaventosamente originale».

I due amici vanno perciò a trovare un “grande critico”. I tre iniziano quindi una approfondita discussione su fondamentali problemi di estetica, sulla possibilità di considerare come “lingua” anche quella parlata e compresa da una sola persona, sulla possibilità o meno della traduzione di un’opera d’arte da una lingua all’altra, eccetera Alla fine di questo dialogo, il “grande critico”, a mal partito, «scherzava acutamente, ma si sentiva che sudava freddo». Invece il poeta Y si convince che «un’opera d’arte può anche non avere un senso comune; può essere solo fatta di suggestione musicale e suggerire a centomila lettori centomila cose differenti».

La critica del tempo non fu del tutto favorevole a questa opera, ma con il passare degli anni è stata rivalutata e apprezzata sempre di più da studiosi e lettori. Landolfi con questa opera dimostra la sua grandezza e originalità, la sua capacità di raccontare storie fuori dal comune, di scrivere in maniera fluida ed evocativa.

Dialogo dei massimi sistemi” è stata pubblicata inizialmente nel 1937 dall’editore Parenti di Firenze in poco più di 200 copie. Successivamente è stata ristampata nel 1961 all’interno della raccolta “Racconti” da Vallecchi e poi in  “Opere di Tommaso Landolfi” da Rizzoli nel 1975 e poi dallo stesso editore Adelphi, a cura di Idolina Landolfi, nel 1996.

 

Chi è stato Tommaso Landolfi

Tommaso Landolfi, nato il 9 agosto 1908 a Pico e morto il 8 luglio 1979 a Ronciglione, è stato uno scrittore italiano conosciuto soprattutto per la sua lingua ricercata e barocca, e per la prosa caratterizzata da uno spiccato sperimentalismo linguistico. Nonostante questo, Landolfi è considerato uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento per la sua distanza dalle tendenze letterarie italiane, sia prima che dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Il suo stile unico lo ha portato a scrivere racconti, fantasie, composizioni e capricci in senso tra musicale e pittorico, nei quali l’estro, l’umore si accompagnano ad una strenua casistica e i motivi lirici nascono da una riflessione critica del reale, da un gusto formatosi all’incrocio di diverse letterature. Tra le sue opere più importanti si ricorda “La pietra lunare“, un romanzo fantastico che gli ha valso il Premio Strega nel 1975.

Ma la sua opera più celebre è senza dubbio “Dialogo dei massimi sistemi“, una raccolta di racconti ambientati nel Rinascimento, in cui l’autore utilizza uno stile molto caratteristico che lo distingue dagli altri scrittori italiani del suo tempo. In questo libro, Landolfi esplora temi come la metafisica, la filosofia e la scienza, utilizzando uno stile che combina un alto linguaggio con elementi comici e surreali.

 

 

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