Tutte le edizioni di un libro pensato (genialmente) a tavolino
Prima edizione – Difendere la società: dalla guerra delle razze al razzismo di Stato, di Michel Foucault (Firenze, Ponte alle Grazie, 1990); testo stabilito e tradotto da Mauro Bertani e Alessandro Fontana.
Seconda edizione – Bisogna difendere la società, di Michel Foucault (Milano, Feltrinelli, 1998); sotto la direzione di François Ewald e Alessandro Fontana; a cura di Mauro Bertani e Alessandro Fontana.
Terza edizione – Bisogna difendere la società, scritti di Michel Foucault et al. (Torino, Beppe Grande Editore, 2002).
Quarta edizione – Bisogna difendere la società, di Michel Foucault (Milano, Feltrinelli, 2009); sotto la direzione di François Ewald e Alessandro Fontana; a cura di Mauro Bertani e Alessandro Fontana.
Quinta edizione – Bisogna difendere la società: corso al College de France (1975-1976), di Michel Foucault (Milano, Feltrinelli, 2020); sotto la direzione di François Ewald e Alessandro Fontana; a cura di Mauro Bertani e Alessandro Fontana.
L’autore
Michel Foucault, nome completo: Paul-Michel Foucault (1926 – 1984), è stato un filosofo, sociologo e saggista francese, docente presso il Collège de France. Senz’altro una delle personalità di spicco della corrente filosofico-antropologica strutturalista, anni ’60-’80. Il suo nome compare al fianco dei grandi pensatori e filosofi francesi, come Claude Lévi-Strauss, Jacques Lacan, Louis Althusser, Roland Barthes, Pierre Klossowski e Gilles Deleuze.
Famoso soprattutto per i suoi corsi al Collège de France, dall’aprile 1970, quando venne eletto professore alla cattedra di Histoire des systèmes de pensée. Da quel momento Foucault è considerato un filosofo di capitale importanza nel panorama internazionale. Qui terrà i suoi corsi fino all’anno della sua morte, dedicandosi per lo più alla ricerca.
Alessandro Fontana (1939-2013). Uditore fin dalla prima ora dei corsi di Michel Foucault al Collège de France. Alessandro Fontana è stato emerito Professore di Studi italiani alla Scuola Normale Superiore di Lione e autore di numerosi saggi.
Un testo apparso dal nulla
Difendere la società. Dalla guerra delle razze al razzismo di Stato è un libro genialmente costruito. Tratto dalle registrazioni delle lezioni tenute da Foucault al Collège de France nel corso del 1975-1976. Fu pubblicato in Francia solamente sette anni dopo l’edizione di Ponte alle Grazie del 1990, quando uscì come Il faut défendre la société: cours au Collège de France (1975-1976), di Michel Foucault: édition établie, dans le cadre de l’Association pour le Centre Michel Foucault, sous la direction de François Ewald et Alessandro Fontana, par Mauro Bertani et Alessandro Fontana (Paris, Gallimard-Seuil, 1997).
L’intuizione editoriale per questo titolo fu un colpo di genio di Ponte alle Grazie ma il nascituro ebbe vita breve, in quanto il saggio alla nascita stessa era già minato da una grave malattia: ossia, fu pubblicato contravvenendo alle disposizioni testamentarie di Foucault, che impongono che i testi in pubblicazione postuma siano già stati editi durante la sua vita. La vicenda ebbe quindi strascichi giudiziari e, a quanto se ne è saputo, c’è stato l’ordine di ritiro e di distruzione della copie invendute.
Di cosa parla il libro
Tutto ciò non toglie che l’impresa editoriale di Ponte alle Grazie sia stata meritoria e coraggiosamente eroica. Anche solo aver battuto i francesi su un’idea che riguardava un loro autore, tra i più grandi in assoluto.
Il libro apparve subito come molto “forte”, per il linguaggio diretto (erano lezioni orali trascritte) e per le tematiche trattate. Foucault si esprime con grande chiarezza, ha come l’intento primario di farsi capire, di non alimentare malintesi. Molto probabile che la forza delle sue argomentazioni, la spinta oratoria che esse posseggono, sia stata determinata dal fatto che si sentiva di “giocare in casa”, era suo il laboratorio al Collège de France, voluto da lui e da lui presieduto. Aveva libertà assoluta di dire, per esempio che “il potere non emana, il potere circola” e toglieva così porzioni di centralità agli individui, fino allora convinti, di essere i detentori di un potere e che invece sono al potere assoggettati. Il gioco difficile da interpretare che prevede l’incastro tra verità e potere è un’eterna riflessione – soprattutto storica – sugli effetti di questa soggettivazione.
In pratica Foucault mette in discussione l’importanza del modello di guerra per analizzare i rapporti di potere. Potere che merita un distinguo di genere. C’è infatti il potere disciplinare, che viene applicato al corpo mediante tecniche di sorveglianza e istituzioni punitive, e poi c’è un potere nuovo, inedito, che da qui in avanti egli denominerà “biopotere“, che invece si esercita sulla popolazione, sulla vita e sui vivi. Analizzando i discorsi sulla guerra delle razze e i resoconti di conquista, il filosofo traccia la genealogia del biopotere e del razzismo di Stato. La logica del rapporto tra potere e resistenza non è nell’ordine del diritto ma in quello della strategia.
Il punto cruciale
Inoltre, c’è un punto cruciale nel libro confezionato da Ponte alle Grazie, ed esattamente il passo alla fine della lezione n. 11. Si tratta di due pagine (171 e 172) il cui testo sarà poi rimosso dalle successive edizioni, sia quelle di Feltrinelli che la stessa edizione francese di Gallimard del 1997.
Riporto di seguito il passo – integrale – a cui si allude:
D. Perché la Comune? […]
R. Per la ragione che nello scontro fisico dei comunardi […] il nemico di classe è stato pensato come il nemico di razza. Ma in quale forma? Essenzialmente nella forma della razza che, in tutte le società capitaliste, risulta detenere il potere economico, vale a dire gli ebrei. L’anti-semitismo non è stato reiniettato, riattivato in Europa, nella seconda metà del XIX secolo, dal capitalismo, ma dai movimenti socialisti. Ed è solo con Drumont che in Francia avviene il passaggio da un anti-semitismo che era fondamentalmente socialista, alla sua utilizzazione a fini politici di destra. Con l’affare Dreyfus tutto va proprio in questa direzione.
D. [Sui Comunardi].
R. Si tratta, lo ripeto ancora una volta, di temi nazionalisti. Vediamo le cose da un altro punto di vista: è soprattutto il socialismo francese ad essere stato anti-semita. Il nemico è stato pensato e sentito non tanto come il padrone, quanto come colui con il quale si è indebitati. Il nemico è il banchiere, è chi ha il potere del denaro. La ragione di tutto ciò dipendeva dal fatto che in Francia il socialismo, dopo gli anni 1840-1848, si era sviluppato prevalentemente nella piccola borghesia, tra gli artigiani, gl’impiegati, gente di questo genere, e anche tra gl’intellettuali. Di conseguenza, il nemico non era più tanto il padrone della fabbrica, ma era il finanziere, il banchiere, colui con il quale ci indebitava […]. Pertanto il nemico di classe fisicamente era pensato come il finanziere e razzialmente era articolato come l’ebreo. Dunque, il nemico che bisognava distruggere, quello che occorreva cacciare in quanto specie, nella sua totalità, era l’ebreo. L’antisemitismo si è sviluppato negli ambienti socialisti a partire da tutto ciò. Lo si può vedere già formulato in coloro che faranno la Comune nel 1870; lo si vede già formulato in diversi testi, molto interessanti, e d’un’estrema violenza, fin dal 1865.
D. [Sulla differenza tra Stato socialista e Stato capitalista].
R. È proprio quello che mi sono affannato a spiegare. Evidentemente mi sono espresso male visto che non lo si è compreso. Ho cercato di dire che gli stati socialisti funzionano con gli stessi meccanismi di bio-potere e di diritto di sovranità che si trovano negli altri. Almeno da questo punto di vista, dunque, nessuna differenza.
D. […].
R. Questo è un altro problema. Per il momento sto parlando del bio-potere. Non parlo degli stati socialisti in generale; ma parlo dei meccanismi di bio-potere e di sovranità. Dico solo che essi funzionano allo stesso modo negli stati socialisti e negli stati non socialisti. La cosa mi sembra estremamente semplice.
Ultime riflessioni
L’intero passo, infatti, pone seri interrogativi sulla concezione codificata di un nemico nazionale ebreo, gettando le basi verso un vero e proprio antisemitismo di Stato – al quale non si è voluto dare credito di fatto censurando lo scritto di Foucault. Ma qui viene fuori la genesi stessa del libro, la sua edificazione postuma, artificiosa e – come non banalmente si afferma sul frontespizio – questo è un “testo stabilito”. Frutto di una trascrizione di lezioni orali, non si sa se ponderate, ma di certo non rilette dall’autore.
Rimane ovviamente la curiosità intellettuale di procurarsi l’edizione di Ponte alle Grazie, l’unica che lo contempla. E che ne fa un pezzo raro anche per i cacciatori di libri più smaliziati.
Disponibilità del libro (sempre aggiornato)