Paolo Isotta ovvero l’eleganza del controtempo
di Alessandro Brunetti
Ho scoperto Paolo Isotta relativamente tardi e seguendo un percorso tortuoso, che ora vi dirò. Ovviamente se ne scrivo qui è perché Isotta, scomparso proprio oggi, interessa chi si interessa di libri, e in fondo è stata proprio la bibliofilia (e la curiosità che mi divora da sempre) a farmelo conoscere.
La prendo larga, con due nomi che per molti di voi sono assai noti. Mario Fogola (scomparso nel 1991) e Piero Buscaroli (1930-2016).
Fogola è stato un editore e ancor prima un libraio (e un violinista), un conservatore nel senso più puro del termine, così come potrei definire Nicolás Gómez Dávila per intenderci.
Tra le varie collane pubblicate da questo coraggioso editore torinese, una fra tutte per me primeggia per bellezza grafica, scelta degli autori, cura editoriale. Sto parlando della Torre d’Avorio, volumi raffinati e ricercati, con la loro bella carta velina ad avvolgerli e proteggerli dal mercantilismo librario.
Nella loro ricerca e collezione incappai proprio in Piero Buscaroli, che aveva pubblicato con Fogola ma non nella Torre, che invece contribuì a creare, e di cui scoprii la verve di critico musicale (quella politica mi era nota già altrimenti).
E guarda caso la stessa verve la ritrovai in una premessa, ad opera di Paolo Isotta, al libro Suono e Parola, di Wilhelm Furtwängler edito in Italia da Fogola nella summenzionata collana nel 1977.
E proprio Buscaroli avrebbe poi diretto non una ma due collane editoriali con Paolo Isotta, una per Mondadori e l’altra per Rusconi, sempre a tema musicale.
Da qui a leggere gli articoli, gli interventi, e i libri (pur da assoluto non esperto in musica) di Isotta è stato un attimo. Pensatore fuori da ogni schema, dandy dotato di un ego ipertrofico ma anche di una conoscenza e di un acume infinito, omosessuale e di destra, amico di ogni libero pensatore senza pregiudizi ideologici, eletto nella stessa schiera di personalità come Cattabiani, Bàrberi Squarotti, Ricossa, Pomilio, lo stesso Buscaroli, Paolo Isotta è stato (e grazie ai libri rimarrà) un critico musicale sopraffino amante della musica, non solo perché la capiva ma perché sapeva, e benissimo, suonarla, essendo musicista e compositore, nonché dottore in legge, che serve sempre.
La sua bibliografia è ampia, e di sicuro alcuni libri saliranno di valore, e non solo, credo, quelli da lui firmati come autore, ma anche quelli premessi e prefati, come lo stesso Suono e Parola di cui sopra. Tra i tanti segnalo Il Canto degli animali (Venezia, Marsilio, 2017), Le ali di Wieland (Rizzoli, 1983) e Verdi a Parigi (Venezia, Marsilio, 2020).
Ma credo che ogni suo libro meriti spazio in una libreria che non voglia mai essere banale. Dal 2015, lasciata la critica sui quotidiani, era ritornato alla musicologia e alla scrittura pubblicando non meno di 17 libri in cinque anni.
Disponibilità dei libri citati (sempre aggiornato)