Nientismo: L’eco russo del Dadaismo che mirava al “Niente”
Rjurik Rok – Sorok sorokov. Dialektičeskie poėmy ničevokom sodejannye (“Una moltitudine. Poesie dialettiche commesse da un Nientista“), Mosca: Chobo, 1923, 32 pagine, 22,3 x 18,1 cm. Edizione di 1000 copie. Con copertina in stile costruttivista di Boris Zemenkov. Il secondo e ultimo libro del capo dei “Nichevoki” (i “Nullisti”), il poeta Rjurik Rok.
Mosca, primi anni ’20 – Un gruppo letterario di nome Nichevoki o Ničevoki (Il Niente o Nientismo) emerse nella scena culturale moscovita, plasmandosi definitivamente nell’agosto dello stesso anno presso l’Unione dei Poeti di Rostov-sul-Don. Susanna Mar, Elena Nikolaeva, Aetiy Ranov, Rurik Rok, Boris Zemenkov e Oleg Erberg furono tra i membri fondatori di questo movimento artistico radicale.
I Nientisti si proposero come un’eco russa del movimento Dadaista europeo, nato in Svizzera durante la Prima Guerra Mondiale. Come i Dadaisti, i Nientisti reagirono all’assurdità della guerra con l’assurdità dell’arte, abbracciando l’oltraggio, lo scandalo e l’estetica del brutto e disarmonico.
Nonostante la loro breve esistenza (circa due anni), i Nientisti pubblicarono due piccoli almanacchi, “Vam” e “Dog Box“, oltre a due raccolte di poesie di Rjurik Rock. Essi credevano che tutti i movimenti letterari avessero ormai fatto il loro tempo, criticando aspramente le immagini, i metri, i ritmi e le rime tradizionali. L’unico movimento che trovarono degno di nota fu l’Imagismo, a cui concessero una possibilità di sopravvivenza.
I Nientisti si distinsero per il loro desiderio di abbattere i grandi artisti dai loro piedistalli, ritenendo sufficiente una sola negazione per demolirne la fama. Tra i membri del gruppo, era consuetudine ridurre i nomi propri a forme peggiorative, come chiamare Anna Akhmatova con l’appellativo di “Akhmatkina“.
Il gruppo rilasciò persino un certificato in cui si attestava che il destinatario aveva cessato di essere un animale per diventare un “nessuno”, valido per tutta la vita.
Nel 1921, i Nientisti pubblicarono la “Dichiarazione di Mosca“, in cui proclamarono la “separazione dell’arte dallo stato” e proposero il loro ufficio creativo come apparato per la gestione dell’arte. Nel 1922, pubblicarono il manifesto “Lunga vita all’ultima Internazionale Dada del Mondo“, segnando un punto di svolta nel loro percorso artistico.