"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Quando la Galleria del Louvre è nel “ghetto” di Roma

 

La Galleria del Louvre, nell’ex ghetto della capitale è per metà libreria e metà galleria d’arte. Uno splendore dell’anima. Un’oasi inaspettata in una zona comunque bellissima della capitale.

Facciamo la conoscenza di Giuseppe Casetti. Chi legge i libri di Giampiero Mughini sa di chi sto parlando. Uno dei due fondatori della Libreria Maldoror che negli anni ‘70 era solita frequentare la giovanissima fotografa americana Francesca Woodman, morta suicida nel gennaio del 1981 a New York, all’età di ventidue anni. Trasportata ormai nel mito senza tempo e le cui mostre sono sempre un evento, in ogni parte del mondo.

Fa capo a Casetti il libricino Identificazione (Roma, il museo del louvre, 2008), che è il catalogo della mostra-installazione con foto segnaletiche, oggetti del crimine e identikit, a cura di Achille Bonito Oliva. Ovviamente sconosciuto all’OPAC e non censito, perché ritirato in blocco all’origine.

Una mostra che si preannuncia formidabile. I reperti in visione sono identikit della polizia, armi, arnesi da scasso, istantanee di merce rubata, stecche di sigarette di contrabbando, pneumatici, quadri, televisori. Le foto provengono dagli archivi della polizia e si riferiscono a operazioni degli anni ‘50 e ‘60.

Questo materiale fu trovato casualmente in una discarica romana. Tutta roba proveniente apparentemente da archivi della polizia dismessi. All’epoca ne fa un grande articolo La Repubblica il giorno prima dell’inaugurazione, prevista per il 31 gennaio 2008 alle ore 18. All’apertura però ci sono i carabinieri. La mostra non si inaugurerà mai, i cataloghi saranno requisiti e Casetti viene perfino arrestato.

La vicenda si chiuse in qualche modo dopo che venne trovata una versione di comodo con la quale tutte le parti in causa riuscirono a salvare la faccia. Venne ravvisata responsabilità nell’operato di un fotografo il quale aveva fatto delle copie senza autorizzazione del materiale che poi, anni dopo, avrebbe gettato via. Quello copie erano state ritrovate e da lì si era generata la vicenda che aveva portato alla Mostra sponsorizzata nientemeno che da Achille Bonito Oliva.
Tra le foto più sensazionali presenti, nei doppi risvolti di copertina, alcune istantanee di rapine in corso. Si vedono banditi incappucciati che escono dalla Banca Nazionale del Lavoro (sede ed epoca imprecisate). Cose da brividi, in quanto non sono né cinema né teatro, ma “anni di piombo” veramente pesanti, che le generazioni moderne stentano a credere realmente esistiti.

 

I ricordi di Giuseppe Casetti

Giuseppe Casetti ha bisogno di parole chiave per accendere il canale dei ricordi. Per essere innescato. Francesca Woodman, Antonin Artaud, Giampiero Mughini, Georges Bataille, Maldoror, Céline.

Sì, il ricordo più cruciale di tutti è quello relativo alla Libreria Maldoror. E le allusioni all’immortalità, le suggestioni di uno spazio nel mito, si sprecano. I nomi prendono via via consistenza, quando alla fine, come da un ectoplasma che prende fisicità, appare nella sua informe luce il simulacro del misterioso ex socio di quei tempi.

Ai tempi (anni ‘70) molti libri venivano stampati clandestinamente e senza controllo. C’erano inoltre dei falsi clamorosi in circolazione. Alcuni, secondo Casetti, neppure oggi sarebbero stati riconosciuti. Erano anche gli anni di Francesca Woodman, di casa nella loro libreria durante i suoi soggiorni romani. Ed erano anche gli anni di personaggi non identificati, che colà si incontravano, in traffici suggestivi quanto pericolosi.

 

Cosa rimane di quella mostra che non ci fu mai?

Rimane solo un lbricino di poche pagine. Identificazione (Roma, il museo del louvre, 2008). Scomparso, fagocitato dai pochissimi raccoglitori di realtà alternative. Come sarebbe andata la storia se…

 

 

Disponibilità del libro (sempre aggiornato)

 

 

su EBAY (una cartolina dell’inaugurazione)

 

 

 

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