"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

Dark Demonia, il libro scandalo di Isabella Santacroce

Dark Demonia, di Isabella Santacroce (Milano, Mondadori, 2005)

Navigando su internet, negli ultimi anni il comprovenditore di libri non avrà potuto fare a meno di notare un titolo, Dark Demonia, che, a seconda dei periodi, viene posto in vendita ora a quattrocento, ora a trecento e ora a duecento euro. Sui siti di vendita ce n’è spesso una copia o due e sempre con valutazioni sostenute.

Eppure si tratta di un libretto illustrato di appena sessantotto pagine, uscito nel maggio del 2005 per la collana Strade blu di Mondadori. La trama? Il canto disperato di un angelo “diverso” condannato alle fiamme eterne. Una dissacrante e tragica metafora di chi vive nascosto dal mondo, rifiutato dagli altri. Lontano dalla luce. Le belle illustrazioni intercalate al testo sono di Talexi.

A scriverlo è la scrittrice Isabella Santacroce (Riccione, 1970), unica nel suo genere, caustica, velenosa, imprevedibile. A sentire le recensioni dei suoi fan più accalorati, il libro è un affresco epico, un’iperbole di sadismo, crudeltà e genio. Almeno per i patiti del genere. Dark Demonia viene visto da alcuni come una pietra preziosa grezza e proprio per questo inimitabile.

Ma chi è Isabella Santacroce? La critica fa di tutto per spingerla dentro confini prestabiliti, fa di tutto per classificarla, per appiccicarle un’etichetta; la mette nel recinto del gruppo dei cannibali, quelli della fine dei mitici anni ’90, che si rispecchiano nell’antologia programmatica Gioventù cannibale di Daniele Brolli (Einaudi, 1996). Ma lei fa di tutto per sfuggire alla tassonomia degli scienziati. E così passa oltre, come un filo di vento, trova mille pertugi, mille crepe per far perdere le sue tracce. Si dilegua, si eclissa, svanisce nel nulla. Evapora irraggiungibile. E i cani da fiuto della critica ortodossa brancolano nel buio.

Ormai il libro è diventato un cult degli anni Duemila. Alcuni comprovenditori lo ricercano come fosse il Graal e setacciano i mercatini da tempo, con la copertina ben impressa in mente.

Gli orgogliosi venditori, quasi tutti, enfatizzano un particolare, che non può non risaltare agli occhi:

il libro sarebbe stato ritirato dalle librerie dalla stessa casa editrice, e questo a causa delle illustrazioni considerate sessualmente troppo esplicite.

Qualcuno scrive addirittura “volgari”. Più o meno è questa la tiritera che canticchiano tutti quanti, giusto un rigo prima del prezzo, dove sparano alto.

La cosa mi ha incuriosito a tal punto che ho deciso di approfondire. Ho raggiunto a piedi il bibliofilo a me più vicino in linea d’aria e sono così andato a consultare direttamente il libro […].

continua su Nuovi casi per il cacciatore di libri, di Simone Berni, uscito a dicembre 2018

 

 

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