Il poema dei Sansepolcristi, di Filippo Tommaso Marinetti (Milano, Tipografia del Popolo d’Italia, 1939). Raro e ricercato. Opuscolo originale di 15 pagine composto “per i poeti e gli artisti futuristi italiani nel Trentennale del Futurismo“.
Il poema è un’occasione per Marinetti di ricordare con una vena di nostalgia gli scontri violenti degli anni 1918 e 1919, con futuristi, arditi, fascisti da una parte, socialisti, comunisti e anarchici dall’altra; nonché di ribadire la propria storia di sansepolcrista, ossia di fascista della prima ora (passando sotto silenzio l’uscita polemica dello stesso Marinetti dai fasci nel 1920).
Il poema non è in prosa, ma è costruito nello stile tipico di Marinetti negli anni Trenta (da lui più volte definito come aeropoesia: lunghe frasi prive di punteggiatura, sintassi quasi del tutto assente, verbi spesso all’infinito, frequenti analogie e neologismi.
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