"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

 

L’abito non fa il monaco

 

di Carlo Ottone

 

Nell’articolo pubblicato il 2 gennaio2022 Papa “Petrus Secundus” di Harold J. Frysne e la recensione di Curzio Malaparte: W il Papa, lunga vita al Papa, riporto l’entusiastica recensione al libro effettuata da Curzio Malaparte sul settimanale Tempo.

L’autore del libro è tal Harold J. Frysne, che nel risvolto di copertina viene indicato come un monaco benedettino, nato negli Stati Uniti, a Philadelphia nel 1893, fece il noviziato nel monastero benedettino di Monte Cassino, ma non prese i voti.

 

Si segnala altresì che fu autore di saggi su Antonio Rosmini e Gioacchino da Fiore, nonché autore di una The directives of Faith in History. Eppure, di nessuno dei testi citati ho trovato traccia nel Servizio Bibliotecario Nazionale.

Malaparte scrive che Harold J. Frysne è:

[…] Considerato negli Stati Uniti il più vivace, il più polemico, e il più originale fra gli scrittori cattolici americani […].

Non sappiamo se e quanto Malaparte fosse sincero nello scrivere queste parole, di sicuro c’è che Harold J. Frysne, monaco benedettino e scrittore vivace e polemico, non è mai esistito (o almeno non con le credenziali fornite) come mi conferma la dottoressa Mariavittoria Oliva della segreteria dell’Abate Ogliari del Monastero di Monte Cassino che in una email del 10 gennaio scorso mi scrive:

[…] Dalle ricerche eseguite presso l’Archivio Abbaziale non risultano novizi nati a Philadelphia nel 1893.

 

Galleria di immagini:

 

 

E allora, la soluzione?

L’amico Silvano mi suggerisce che il libro potrebbe averlo scritto lo stesso Malaparte, chiedo così a Giordano Bruno Guerri, bibliografo di Curzio Malaparte, il quale mi scrive con e-mail in data 8 gennaio:

[…] Non ho risposte nette da darle […] Ma un impressione netta: Malaparte non era un uomo tale da tenere a lungo nascosto che era lui l’autore di un libro […].

Va ricordato che l’attendibile e seria Civiltà Cattolica (1955) recensì il libro, così come una recensione apparve sull’autorevole Archivium Historiae Pontificiae (1978).

Come nei migliori gialli il cerchio si stringe. Andiamo con ordine: il cacciatore di testi mi segnala che il traduttore, che cura anche l’introduzione, è Luigi Cripta pseudonimo di Gino Sottochiesa (gioco di parole Cripta-Sottochiesa), nato nel 1893, deceduto nel 1963, filosofo.

Chi era Gino Sottochiesa, insomma? Non si trovano molti riferimenti in rete, ma i pochi sono significativi.

Il Petrus Secundus è un libro da guerra fredda che, negli anni in cui era stato scritto, rientrava nella propaganda anticomunista; nella corposa bibliografia di Sottochiesa si trovano alcuni libri di tale argomento: Canto antibolscevico (Edizione dell’illustrazione romana, 1941); Il mostro bolscevico (Quaderni nazionali, 1942) più altri di agiografia del fascismo, del cristianesimo e razzistici.

Nel Servizio Bibliotecario Nazionale risultano 66 libri, scritti a partire dal 1911, poesie giovanili, fino alla caduta del fascismo.

Ma gli scritti di Sottochiesa appaiono anche su La difesa della razza (1938-1943), il periodico antisemita del regime fascista, destinato a promuovere le leggi razziali del 1938.

Di Sottochiesa si legge nel numero dieci, anno II, 20 marzo 1939, Bibliografia essenziale del razzismo; sul numero diciotto anno II, 20 luglio 1939, La razza italiana nella preistoria.

 

…e alla fine…

Sotto l’abito del monaco potrebbe quindi celarsi proprio Gino Sottochiesa che non aveva ancora smaltito il suo livore razzista e anticomunista.

 

 

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