"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

 

L’arte di evocare gli spiriti ossia metodo accuratissimo per stabilire regolari e proficui rapporti col mondo invisibile, di Anonimo (Torino, Tipografia Fodratti, 1874).

 

Che si tratti di un’edizione clandestina? La mancanza del nome dell’autore lo può far credere. Si potrebbe pensare a una riduzione o libera reinterpretazione dell’opera di settore più conosciuta sul finire dell’800, ossia quella di Heinrich Cornelius Agrippa di Nettesheim (Cornelio Agrippa) dal titolo di Il libro del comando ovvero l’arte di evocare gli spiriti prima dela ristampa moderna (Firenze, Tipografia Adriano Salani, 1886). Va rilevato che l’opera anonima risulta posseduta da sole sei biblioteche aderenti al Sistema Bibliotecario Nazionale.

 

 

Qualche breve nota su Cornelio Agrippa

Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim nacque a Colonia, in Germania, il 14 settembre 1486. Era un alchimista, astrologo, filosofo ed esoterista. Agrippa ottenne l’incarico di medico personale di Luisa di Savoia e divenne lo storiografo di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero. Nonostante fosse considerato il principe dei maghi neri e delle streghe, riuscì a sfuggire alla persecuzione dell’Inquisizione.

Agrippa è meglio conosciuto per il suo lavoro sulla filosofia occulta intitolato De Occulta Philosophia, che scrisse in un periodo di vent’anni tra il 1510 e il 1530. In questo libro, sostiene che la magia è la “vera scienza”, la filosofia più alta e perfetta , e il completamento di tutte le scienze naturali.

Agrippa iniziò la sua formazione imparando l’astrologia da suo padre, e continuò a studiare arti liberali nelle scuole di Colonia. Si recò a Parigi per frequentare l’Università e si unì a un gruppo di studenti che studiavano scienze ermetiche . Il gruppo era una società segreta a causa della persecuzione di tali attività, e Agrippa ne divenne il membro più influente grazie alla sua vasta conoscenza ed erudizione.

 

L’arte di evocare gli spiriti

“L’arte di evocare gli spiriti” di Heinrich Cornelius Agrippa è un’opera che ha suscitato grandi polemiche sin dalla sua prima pubblicazione nel XVI secolo. Sebbene sia considerato uno dei maggiori esponenti della magia del Rinascimento, Agrippa sosteneva che il vero scopo della magia fosse quello di comprendere l’Universo e la divinità, piuttosto che ottenere potere o ricchezza.

In questa opera, Agrippa descrive con dovizia di particolari i metodi e le tecniche utilizzate per evocare gli spiriti. Tuttavia, è importante notare che Agrippa non incoraggia l’uso di questa pratica senza una formazione adeguata. Egli riteneva che l’arte della magia dovesse essere compresa solo da coloro che possedevano una conoscenza profonda della natura e della filosofia.

Il libro è diviso in tre parti principali. La prima parte, intitolata “De Occulta Philosophia“, riguarda la magia e la filosofia dell’occulto. La seconda parte, “De Ceremoniis Magicis“, descrive i riti e le cerimonie utilizzati nella pratica della magia. Infine, la terza parte, “De Variis Rerum Generibus“, fornisce una panoramica sui diversi tipi di spiriti che possono essere evocati.

Nonostante l’enorme influenza che “L’arte di evocare gli spiriti” ha esercitato sulla magia occidentale, l’opera è stata anche oggetto di molte critiche. Ad esempio, alcuni studiosi sostengono che Agrippa abbia scritto l’opera come un atto di richiamo alla razionalità, oppure che egli abbia cercato di utilizzare la magia come uno strumento per raggiungere la conoscenza divina.

Tuttavia, è importante notare che Agrippa ha sempre fatto appello alla prudenza e alla preparazione adeguata prima di praticare la magia. La sua opinione era che la magia non fosse un’arte da prendere alla leggera, ma un’attività che richiedeva un’istruzione completa e una comprensione approfondita della filosofia e della natura.

In conclusione, “L’arte di evocare gli spiriti” di Heinrich Cornelius Agrippa è un’opera che ha lasciato un’impronta indelebile sulla magia occidentale. Anche se i suoi metodi possono essere considerati controversi, la sua posizione sulla pratica della magia è stata sempre quella di comprenderla e rispettarla come un’arte che richiedeva preparazione e studio approfondito.

 

Il parere di Domenico Cammarota

Libro raro e interessante. Credo che si tratti comunque d’un testo apocrifo, che poco o nulla ha a che fare con l’opera di Cornelio Agrippa; basta leggere i titoli dei capitoli nell’indice, lì dove si parla di “medii” (ossia, dei Medium), di “Tavole giranti”, “Colpi battuti”, ecc., tutti tipici prodotti dello Spiritismo entrato in gran voga dopo il 1848, con i casi delle sorelle Fox e i primi libri di Allan Kardec. Nulla a che fare quindi con la Filosofia occulta e il Neoplatonismo Rinascimentale di tre secoli prima.

 

 

Disponibilità del libro (sempre aggiornato)

 

 

 

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