"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Il libro Lettera ad Alberto Bevilacqua sul “mostro di Firenze” di Gabriella Pasquali Carlizzi (Roma, P. & D., 1996), rappresenta un capitolo controverso nelle indagini sul Mostro di Firenze.

Carlizzi, al tempo direttrice del periodico L’Altra Repubblica, costruì il suo lavoro intorno alle accuse mosse allo scrittore Alberto Bevilacqua (1924-2013), accusato di essere il Mostro di Firenze. Le affermazioni si basavano su una presunta confessione di Anna Maria Ragni, una giovane donna che sosteneva di essere stata amante di Bevilacqua e di aver osservato comportamenti inquietanti.

Tra le “prove” citate: 1) La presenza del farmaco Norzetan nella residenza di Bevilacqua, simile a quello trovato vicino a una scena del crimine. 2) Un presunto legame con Sermide, località collegata al processo a Pietro Pacciani. Lo scrittore ottenne mezzo miliardo di lire per danni d’immagine, una cifra considerevole che rifletteva la gravità delle accuse.

Il testo è stato ampiamente criticato per mancanza di prove concrete: le accuse si basavano su testimonianze ritenute confabulatorie e patologicamente bugiarde. Inoltre il libro si è basato su un approccio sensazionalistico: l’autrice fu accusata di aver trascurato il principio di verificabilità delle fonti, privilegiando una narrazione mediatica.

Inoltre, pur riconoscendo che individui con tendenze confabulatorie possono mescolare elementi reali e inventati, il libro non offriva strumenti per distinguere tra i due.

Il libro contribuì a distogliere l’attenzione dalle piste investigative principali, alimentando teorie alternative senza fondamento. Tuttavia, alcuni dettagli – come il collegamento temporale tra il delitto del 1985 e la residenza di Joseph Bevilacqua (omonimo non correlato allo scrittore) – rimangono oggetto di dibattito.

Il libro, interessante sotto il profilo collezionistico nel filone dei testi sul caso del Mostro di Firenze, è ricercato e ormai sempre più introvabile.

 

 

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