"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

 

Dentro un libro una storia e dentro quella storia un libro

di Alessandro Brunetti

 

C’è chi è cacciatore di Libri, come colui che gentilmente mi ospita in queste pagine, e chi è Rinventore, nel senso che trova libri incidentalmente.

Nel mio ruolo di Rinventore voglio raccontarvi questa avventura di carta. Un paio di mesi fa, a spasso di sera con il mio cane Amélie (come la scrittrice belga Amélie Nothomb, di cui amo l’amore/odio per il Giappone), mi imbatto in un libro che faceva capolino dalla fessura in cui nei secchioni per la carta si infilano varie cose come le scatole quadrate della pizza, i quotidiani accumulati in tinello e a volte i libri, appunto. Motivo per il quale guardo sempre a questi sarcofaghi metallici come un tombarolo etrusco guardava agli ipogei di Corneto.

Recupero quindi il libro, che si rivela essere un trattato sulla fisica della musica e torno a casa, visto che le leggi ai tempi della pandemia non ci consentono di girare troppo.

Già al mattino dopo mi assale un dubbio: “di solito dove c’è un libro, ce ne sono anche altri, come non averci pensato?

Prendo così la fida compagna con la coda, mi doto di una busta (perché sono ottimista) e, sperando nei ritardi dell’azienda di nettezza urbana, come si chiamava una volta, corro al secchione.

Sembra tutto tranquillo. Mi basta infilare una mano lì dove avevo salvato il volume, che escon fuori una ventina di libri. Una metà sono di cultura di impresa e di marketing, ben tenuti ma datati. Quelli dell’altra metà invece spaziano. C’è un poema russo intitolato Oligarc, in russo, con foto dell’autore e dedica, un libro di Romualdi, un vecchio Sommario di Istorica di Johann Gustav Droysen, Il giovane criminale di Jean Genet delle edizioni 1000 Lire di Baraghini. E poi, la Lettera al Papa sulla truffa di Auschwitz di Léon Degrelle, orrendamente stracciato in quattro, in un impulso di furia iconoclasta.

La cosa che subito noto, è la presenza di un bollo facente funzione di ex libris, presente in tutti i testi non professionali. Altri materiali sono ormai perduti, come un bel libretto della Zanussi, che però sarà utile in un secondo momento.

Ma torniamo al timbro di appartenenza. Trattasi di un un monogramma in gotico e subito sotto tre rune, che subito riconosco come traslitterazione dello stesso.

Insomma, alla fine il bottino mi vede in possesso di alcuni libri di tecnica aziendale e di altri che spaziano su argomenti assai diversi. Ma tutti timbrati. La presenza di Degrelle e Romualdi mi fa pensare a una persona ideologicamente a destra, con una cultura superiore alla media, un incarico manageriale forse, e probabilmente sui 70 anni circa.

Immediatamente scrivo ad alcuni amici che militano nell’area politica da cui penso venga il possessore dei libri. E ho subito un riscontro. I libri potrebbero essere appartenuti a – il condizionale è d’obbligo – Federico d’Errico. Non lo conosco ma cerco su Google. Manager alla Zanussi, giornalista, scrittore, pugliese, parà nella Folgore, ha girato il mondo, dalla Russia alla Cina, dal Sud America alle Filippine, amico di Borges. Al 99% è lui. Nessuna sicurezza, ovvio, solo un’ipotesi.

Questa volta, più del valore dei libri, la soddisfazione arriva dal collegare i libri al suo proprietario. Scavo ancora un po’ e scopro che il supposto possessore è mancato ai suoi cari nell’aprile del 2020. Chissà, forse aveva un ufficio in questa zona di Roma, un piccolo mistero che però accantono presto. E alla sua morte hanno buttato le cose che non interessavano, ingombranti e sempre poco interessanti per gli eredi: i libri.

Il puzzle Moro, di Giovanni Fasanella (Milano, Chiarelettere, 2020)

Il lato oscuro del potere, di Giuseppe De Lutiis (Roma, Editori Riuniti, 1996).

La felice scoperta ha un epilogo. Passano un paio di mesi e sono intento nella lettura de Il puzzle Moro di Giovanni Fasanella. Su Moro ho letto tantissimo, perché credo che il suo rapimento e il suo omicidio siano il vero cardine della nostra storia attuale.

Ogni volta mi turba il racconto di quei mesi e di tutti i silenzi che ancora ci sono. Ultime pagine e finisco il libro. Ma non ho più sonno. Prendo un altro recente ritrovamento, il raro Il lato oscuro del potere di Giuseppe De Lutiis e lo apro un po’ a caso. Parla di Gladio, parla delle carte ritrovate per caso in un qualche archivio della Digos, con gli elenchi degli appartenenti alla struttura clandestina. Arruolati, scartati, valutazioni positive e negative. E poi quel nome, tra i tanti: Federico d’Errico. Riservista Gladio.

 

Disponibilità dei libri citati (sempre aggiornato)

 

 

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