Il racconto di una scoperta bibliografica
Dracula: è proprio vero che le sorprese non finiscono mai
Dracula, di Bram Stoker, uno dei romanzi più conosciuti nel panorama mondiale, uscì in origine nel maggio del 1897, stampato da Archibald Constable di Westminster in appena tremila copie. La copertina color giallo senape, con titolazioni rosse, è ben nota nel mondo dei collezionisti di rarità. Questa prima edizione è notoriamente priva di qualsiasi immagine, ciononostante ottiene valutazioni molto alte presso i librai specializzati.
Per decenni si è ritenuto che la prima traduzione dell’opera fosse quella islandese del 1901, anch’essa non illustrata, e confinata in un idioma che l’ha di fatto isolata dal resto del mondo per molto tempo, prima di essere scoperta dai bibliografi anglofoni negli anni ’70 del XX secolo e trovare posto nelle bibliografie. E prima ancora di essersi accorti (Hans Corneel De Roos) che in realtà il libro non è la traduzione lineare del libro in inglese ma una vera e propria reinterpretazione – un altro romanzo con una sua trama. Un’edizione a cui Bram Stoker lavorò con il traduttore per darne un’edizione speciale ai lettori islandesi. A cui fu infatti conferito un titolo a sé: Makt Myrkranna.
C’è però un’edizione, in lingua ungherese, che si va a inserire cronologicamente fra le due, seguendo di fatto a ruota quella di Archibald Constable. Si tratta di un’edizione ignorata e mai citata nelle bibliografie ufficiali, probabilmente perché sconosciuta anche agli addetti ai lavori che non hanno compreso appieno la sua importanza neanche nel momento in cui alcune sparute copie hanno cominciato ad affacciarsi sul mercato dei libri antichi.
Infatti, tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, si era notata la comparsa sul mercato antiquario di tre copie di questo libro. Le prime due presso antiquari ungheresi, per la precisione Babel Antikvárium e Zoltán Földvári di Budapest e una terza presso il catalogo online di Simon Beattie, un giovane e brillante libraio inglese.
Mi rivolsi, per una consulenza, al dottor Jeremy Parrott, libraio di Londra con una spiccata predisposizione per la letteratura ungherese, il quale ha dedicato oltre vent’anni della sua vita allo studio e alla ricerca di edizioni ungheresi di fine ‘800 ed inizio ‘900. Il dottor Parrott però disattese le mie aspettative, dimostrandosi all’oscuro nello specifico. La faccenda, pertanto, cominciò a farsi interessante ma anche straordinariamente complessa, perché, se perfino esperti del suo calibro non avevano mai visto coi loro occhi questo libro, si poteva pensare anche al peggio, ossia che non esisteva nessuna edizione ungherese del 1898 e che quelli che apparivano in tutto e per tutto come “volumi” appena venduti, erano nient’altro che serializzazioni rilegate in tomo del periodico Magyar Hirlap, e non un’edizione in volume vera e propria.
Tale ipotesi era suffragata dalla bibliografia esistente, dove nessuna edizione ungherese di Dracula risultava presente tra quelle citate. Un sano scetticismo iniziale confermava pertanto l’eventualità proprio di una serializzazione rilegata in volume. Del resto, la dicitura Hirlap in ungherese significa “giornali” ed era assolutamente plausibile che il tomo di 619 pagine di cui si parlava fosse in realtà una raccolta di giornali rilegati.
Un altro elemento che mi stupì fu la constatazione dell’anno nominale di stampa, ossia il 1898. Il dato non sembrava collimare con la bibliografia ufficiale. E i librai che mettevano in vendita il libro neanche si curavano di porre in evidenza questo importante dettaglio.
Ma i fatti parlavano chiaro. Nessuna lista di edizioni del Dracula di Bram Stoker riportava l’edizione ungherese. Per tutti quanti (studiosi, bibliografi, librai e collezionisti) la prima edizione straniera era da considerarsi ancora quella islandese del 1901, dal titolo curioso di Makt Myrkranna (Potenze delle tenebre) e poi, a seguire, l’edizione tedesca del 1908 dal titolo: Dracula: Ein Vampyr (Lipsia, M. Altmann).
Le tre copie dell’edizione ungherese messe in vendita nello spazio di pochi mesi non sembravano aver sovvertito quest’ordine consolidatosi nel corso degli anni e mai di fatto riconsiderato.
Questa straordinaria edizione, nuova arrivata, risultava essere stampata nel 1898 a Budapest da Jëno Rakosi, con il titolo completo di Drakula: Angol Regény – Harker Jonathan Naplója, (Dracula: romanzo inglese – il diario di Jonathan Harker).
L’edizione mi apparve, pertanto, di fondamentale importanza bibliografica. Ma fino a quel momento nulla lasciava presagire quello che sarebbe successo di lì a poco.
I librai, consultati per avere maggiori delucidazioni sull’opera, affermavano di aver già venduto le copie in questione e, trincerandosi dietro il diritto alla privacy, si rifiutavano di svelare i nomi dei compratori. Questo manteneva ancora nell’oblio il Drakula ungherese, perché venivano fornite solo delle laconiche immagini del frontespizio.
A quel punto è stato fondamentale il ricorso alla Biblioteca Nazionale Széchényi di Budapest (Országos Széchényi Könyvtár). Una copia, infatti, sia pur ben dissimulata, era presente nei loro archivi. Probabilmente molte ricerche fatte in precedenza dai ricercatori erano andate a vuoto per un problema banale, ossia la dizione del nome “Dracula” che in ungherese diviene “Drakula”. Questo, a mio avviso, può aver dato risposte negative sui database interpellati.
Non potevo neppure immaginare che la scansione ordinata contenesse una splendida copertina illustrata, del tutto inaspettata.
La copertina di questo libro, infatti, è illustrata e rappresenta il volto di un vecchio con la barba dal sorriso enigmatico. Essendo la prima edizione inglese del 1897 notoriamente senza immagini, e con la copertina muta, è proprio questa ungherese la prima copertina illustrata di Dracula della storia e il disegno del vecchio con la barba è di conseguenza la prima immagine mai realizzata del Dracula letterario.
La scoperta di questa edizione, pertanto, è doppiamente importante. Non solo il Drakula ungherese è la prima traduzione dall’inglese mai effettuata; essa è anche la prima edizione dove compare l’immagine del volto del protagonista.
Precedentemente a questa scoperta, la prima immagine del Dracula letterario era considerata quella inglese del 1901, ossia la prima edizione economica. Trattasi di un’immagine che sfiora il ridicolo, dove un “improbabile” Dracula scende le mura del suo castello a testa in giù. La circostanza, nonostante sia tratta direttamente dalla trama del romanzo, è goffamente rappresentata e non manca di suscitare una certa ilarità per noi smaliziati lettori del XXI secolo.
C’è da chiedersi il motivo di tanta riluttanza da parte dei bibliografi nell’inserire l’edizione ungherese nella lista delle traduzioni straniere di Dracula. Il primo elemento che credo di cogliere è l’ignoranza generale di questa edizione. Le copie che in anni recenti sono state vendute dalle librerie antiquarie sono state sottovalutate anche dal punto di vista iconografico. Per amor di verità c’è un elemento che va riportato e che in parte solleva i venditori dalle loro responsabilità. Almeno due delle copie vendute, ma io sospetto tutte e tre, erano prive della copertina originale, e pertanto dell’illustrazione. Questo fatto ha determinato una sottovalutazione del libro, da parte dei librai e il suo conseguente poco rilievo.
Sui motivi dell’esistenza di una traduzione di Dracula così precoce (solamente un anno dall’edizione originale inglese) va detto che nell’ultimo ventennio del XIX secolo e nei primi anni del XX l’editoria ungherese (Austria-Ungheria) fu al passo dei tempi, con un’attenzione capillare e scrupolosa alle novità dei paesi che detenevano l’egemonia culturale, come la Francia, il Regno Unito o la Germania. Gli autori inglesi più noti erano anche i più seguiti. Il mastino dei Baskerville di Arthur Conan Doyle, per fare un esempio, uscì in Ungheria lo stesso anno dell’edizione originale inglese, con il titolo A Satan Kutyaja (Budapest: Magyar Hirlap Kladasa, 1902) e di nuovo tre anni più tardi con una traduzione completamente rifatta. Segno che l’editoria locale era in fermento e gli editori facevano a gara nel tradurre i bestseller del tempo. Gli ungheresi, inoltre, facevano un gran vanto di questa loro efficienza, che era del resto ampiamente riconosciuta loro in ambito europeo.
Oggi, dopo la mia segnalazione nel 2014 a Dacre Stoker e Robin MacCaw, i pronipoti dello scrittore Bram Stoker, l’edizione ungherese del 1898 sta finalmente per essere collocata al posto che le spetta nella storia delle traduzioni di Dracula.
Per approfondire
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