"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

La commovente lista di lettura di Giuseppe Brocchi nel campo di deportazione di Yol

di Aldo Lo Presti

 

Il pittore orvietano Giuseppe Brocchi fu ‘sconfitto’ dagli inglesi in Africa (conflitto del 1935-1936), deportato a Yol in India (distretto di Kangra, nello stato federato dell’Himachal Pradesh), dove trascorse un lungo periodo nel campo n. 27.

 

Giuseppe Brocchi (Orvieto, 1915-2010), di cui sono documentati i primi esperimenti pittorici degli anni ’30 che rivelano una maturità tecnica e di stile definita da Carlo Bartella “sorprendente”, debuttò artisticamente nel 1941 partecipando ad Orvieto alla Mostra degli Agonali Universitari curata da Guido Mirimao ed allestita nell’«atmosfera chiusa, accogliente e silenziosa» del Palazzo del Capitano del Popolo guadagnandosi la prima critica a firma di Carlo Cagianelli che così scrisse sulla pagine de “Il Tempo”:

Giuseppe Brocchi, anch’egli del G.U.F. di Terni, ma nato ad Orvieto, fa […] del colore una lama con la quale taglia e maschera le intenzioni del disegno. Per questo artista il colore serve di contrasto alla figurazione. Là dove più calmo e pacato è il sentimento, il tono sale e quasi si arroventa in una gamma precisa e netta che rifugge dalle sfumature. Programma questo difficile e grave ma lodevole per un giovane”.

Brocchi completò la sua preparazione artistica durante la prigionia in India (1942-1946) dove ebbe l’occasione di incontrare altri artisti italiani tra i quali Oscar di Prata e Carlo Quaglia, del quale riportò ad Orvieto il suo primo, rarissimo, autoritratto, oggi in collezione privata a Roma.

Pittori che attraverso l’esercizio dell’Arte, scrive Ferdinando Bersani, “frantumavano il tempo” in attesa della “conta giornaliera”: ed erano sempre disposti, a partire da una logora e sbiadita fotografia, a ritrarre mogli, figli e parenti e ad organizzare “Mostre d’Arte” dove esporre le proprie opere.

Un quadernetto d’appunti vari, appartenuto al nostro pittore (che abbiamo donato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, unitamente ad altri documenti “indiani” e tutti i quadri che Brocchi riportò in Italia riferibili alla sua cattività), testimonia, inoltre, quanto i libri fossero considerati dai prigionieri uno strumento di “salvezza”, e ciò fin dai primi giorni di reclusione, a tal punto da organizzare persino una Bibliotechina perfettamente organizzata.

 

Un quadernetto svela un piccolo progetto di biblioteca personale

 

In questo quaderno l’elenco dei volumi letti dopo la cattura da Brocchi occupa uno spazio considerevole tra “ricette” per ottenere inchiostri ad imitazione di quelli calcografici, “progetti” d’arredamento, “schizzi”, poi utilizzati nei suoi quadri indiani, e l’elenco dei suoi acquirenti/collezionisti.

Tra gli autori italiani si citano Ada Negri, Nino Salvaneschi, Piero Bargellini, Achille Campanile, Aldo Palazzeschi, ecc. Un elenco che si è pensato di riproporre a poco più di dieci anni dalla scomparsa dell’artista orvietano (che ci onorò della sua amicizia) con alcune integrazioni (tra parentesi quadre):

Questi i poco più di sessanta libri che Giuseppe Brocchi lesse “dopo la cattura”.

1. “Forse che si forse che no” (ultima parte) [Gabriele D’Annunzio]
2. “La spada di fuoco” [Anton Giulio Barrili?]
3. “L’incubo” [Mary Roberts Rinehart?]
4. “I racconti di Perrault” (testo francese)
5. “Il damo viennese” (Lucio D’Ambra)

6. “Sei mesi con il Dragone Rosso” [Germano Lazzeri]
7. “Oberon, il piccolo re selvaggio” [Maria Savi Lopez]
8. “Il cane dell’ortolano”, commedia di Lope de Vega, trascrizione di E. Giachino
9. “I Sette contro Tebe” (Eschilo)
10. “Prometeo legato” (Eschilo)
11. “La Maestrina”, commedia di Dario Niccodemi
12. “Quilla, figlia del sole”, di Guido Milanesi
13. “Rebecca la prima moglie”, di Rafael de Maurier
14. “Non è ver che sia la Morte”, di [Giovanni] Mosca
15. “Mal del Paese” [Storia di un contadino italiano], di Ercole Rivalta

16. “È caduta una donna”, di Milly Dandolo
17. “I Puri”, di Jò di Benigno
18. “Iride”, di [Riccardo] Bacchelli
19. “Simone Martini”, della Favorini [Egiziaca]
20. “Caravaggio”, di V. Mariani
21. “Ricordi di scuola”, di [Giovanni] Mosca
22. “Gusti esagerati”, di G[ino]. Visentini
23. “Il destino si chiama Clotilde”, di [Giovannino] Guareschi
24. “I figli”, di Pearl S. Buck
25. “Una donna del secolo”, di Mihàly Foldi

26. “Sorelle”, di Ada Negri
27. “La grande pioggia”, di Louis Bromfield
28. “Due Prigionieri”, di Lajos Zilahy
29. “La bambina rubata”, di Grazia Deledda
30. “Il ritorno del figlio”, di Grazia Deledda
31. “Questo indomito cuore”, di Pearl S. Buck
32. “Il breviario della felicità”, di N[ino] Salvaneschi
33. “Saper soffrire”, di N[ino] Salvaneschi
34. “Dobbiamo vivere la nostra vita”, di Teresàh
35. “L’uomo questo sconosciuto”, di Alexis Carrel
36. “Saper vedere”, di Matteo Marangoni
37. “Novelle”, di Antonio Beltramelli
38. “Ragionamenti sulle arti figurative”, di G[ino] Severini
39. “Cantilena all’angolo della strada”, di [Achille] Campanile
40. “[La] Cronaca Bizantina”, di [Angelo] Sommaruga

41. “Schiavo d’amore”, di W. Somerset Maugham
42. “Il grande Ordine”, di Ehm Welk
43. “Come ti erudisco il pupo”, di Oronzo E. Marginati
44. “Sorelle Materassi”, di Aldo Palazzeschi
45. “In difesa dell’amore e della vita, Corruzione della donna,  Responsabilità dell’uomo”, di Pietro Babina Istituto di Prop[aganda] Libraria.
46. “Pian della Tortilla”, di John Steinbeck
47. “L’amore e il sesso”, di Pietro Babina
48. “Vanessa”, di Hugh Walpole
49. “Bassa marea”, di Tito Antonio Spagnol
50. “Volti di pietra”, di Piero Bargellini

51. “Il Cavalier de Tappetti”, di Gandolin [alias Luigi Arnaldo Vassallo]
52. “Giovanni Segantini”, di V[incenzo]. Costantini
53. “Via larga”, di Pietro Bargellini
54. “Tecnica della pittura a olio e del pastello”, di [Carlo] Ferrario
55. “Sei romanzi fra due secoli”, di Alfredo Panzini
56. “La Maja nuda”, di V. Blasco Ibanez
57. “Il cavaliere della Chimera”, di Alfredo Pitta
58. “E le stelle stanno a guardare”, di A[rcibald]. J[oseph]. Cronin
59. “Settecento, Ottocento e via dicendo”, di Ugo Ojetti
60. “Marina”, di Sally Salminen

61. “Il cucciolo”, di Marjorie Kinnan Rawlings
62. “Il vangelo della pittura ed altre prose d’arte”, di Enrico Thovez
63. “La rosa d’oro”, di Làszlò Passuth [Baldini & Castoldi”, Milano, 1942]

 

Questi altri, invece, rimarranno per sempre “da ordinare”:

1. Margherita Sarfatti, “Storia della pittura moderna”
2. Rezio Buscaroli, “ L’Arte figurativa” – Sansoni

 

 

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