"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

 

L’utopia al comando ha un nome: Colonia Cecilia

Nel corso della storia, l’esperimento rivoluzionario noto come la Colonia Cecilia ha illuminato il panorama brasiliano, rappresentando una franca lotta alla rigida struttura sociale dell’epoca. Fondata nel 1890 da un gruppo di libertari guidati dallo scrittore e agronomo italiano Giovanni Rossi, la Colonia Cecilia, o Colônia Cecília in portoghese, è durante i suoi brevi quattro anni di esistenza, una testimonianza dell’aspirazione anarchica nel suo tentativo di costruire una società basata su ideali di libertà e mutualità.

Nel cuore del municipio di Palmeira, nell’ampio stato del Paraná in Brasile, 250 immigrati italiani si radunarono per creare la prima effettiva attuazione dell’anarchismo in Brasile. Questi pionieri erano affascinati dal sogno di creare una comunità libertaria in grado di innescare un “nuovo tempo”. Rose alle sfide e alle aspre realtà, durarono solo quattro anni (1890-1894), ma l’impatto della loro esistenza si rispecchia ancora oggi nella letteratura e nella cultura popolare brasiliana.

La loro vita era semplice, costruirono una baracca collettiva in cui si sistemarono temporaneamente le famiglie, prima che ognuna si occupasse di costruire la propria casa. Coltivarono oltre ottanta alqueires di terra nella regione concessa loro dall’Imperatore Pedro II, poco prima della proclamazione della Repubblica.

Tuttavia, la colonia non durò. Affrontarono la povertà materiale, la rappresaglia delle comunità vicine, malattie legate alla malnutrizione e mancata igiene, nonché problemi interni legati alle difficoltà di adattamento allo stile convivenza anarchica.

Ciononostante, la storia della Colonia Cecilia ha trovato un solido posto nella produzione culturale del Brasile ed è al centro di numerose opere letterarie. Molto interessante Colônia Cecília: uma Aventura Anarquista na América: 1889 a 1893, di Alfonso Schmidt (forse 1942); in portoghese. Poi “Anarquistas, Graças a Deus” (1979) di Zélia Gattai, racconta storie che coinvolgono una famiglia che venne a far parte della colonia. Altre opere narrano la storia della colonia, come “Colônia Cecília – Romance de uma Experiência Anarquista” (1980) di Afonso Schmidt (forse una edizione ridotta del precedente libro del 1942), poi “Colônia Cecília” (2011) di Arnoldo Monteiro Bach, e “A Saga da Colônia Cecília” (2013) di Darvino Agottani.

Questi racconti e molti altri hanno ispirato adattamenti televisivi come la miniserie “Anarquistas, Graças a Deus” (1984) di Rede Globo, e la miniserie “Colônia Cecilia” (1989) del Rede Bandeirantes.

La Colonia Cecilia è un simbolo duraturo delle aspirazioni umane verso la libertà e l’eguaglianza – ideali che, sebbene imperfetti nella loro attuazione, rimangono fondamentali per la condizione umana. E sebbene sia breve la sua esistenza, i volti e le voci di coloro che ne hanno fatto parte vivono nei numerosi racconti, nelle serie televisive e nei libri che continuano a essere scritti sulla loro vita.

 

I libri da ricercare

Colonia Cecilia, di Alfonso Schmidt (Siena, Maia, 1958).

Soprattutto il rarissimo e coevo Cecilia: comunita’ anarchica sperimentale: un episodio d’amore nella colonia ‘cecilia’ , di Giovanni Rossi (Cardias) (Livorno, S. Belforte e c., 1893). Questa prima pubblicazione fu poi ristampata circa quarant’anni più tardi sempre in lingua italiana ma in Brasile: Un episodio d’amore libero nella ‘colonia Cecilia’, di Giovanni Rossi (São Paulo, senza editore, 1932). Il terzo libro tra quelli più rari e introvabili è: Colonia Cecilia, di Alfonso Schmidt (Siena, Casa editrice Maia, 1958); traduzione di Italico Ancona Lopez.

 

 

 

 

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