Il “Verde di Parigi” nei libri: storia, pericoli e ricerca contemporanea
L’ultimo rilancio della notizia è del marzo 2024 (anche se viene riproposta, ciclicamente, dal 2020). Esisterebbero parecchi libri contaminati da arsenico, nascosti negli scaffali delle biblioteche e più o meno alla portata di chiunque. Il segno distintivo di questa curiosa ma anche inquietante scoperta è un bellissimo colore verde smeraldo.
L’emergenza del “Verde di Parigi” nei libri ha radici storiche. Ed esattamente nell’Ottocento, quando la crescente diffusione popolare dei libri portò a un rischio inaspettato. Si cominciarono a stampare volumi non più rilegati in cuoio o pelle, bensì in tela. Per ravvivare il loro aspetto si cominciarono ad usare pigmenti colorati con tinte particolarmente brillanti. Tuttavia, c’era un pericolo nascosto: il bellissimo verde a base di acetato arsenito di rame, conosciuto come “verde di Parigi“. Questo pigmento tossico contaminò non solo i libri, ma anche paralumi, abiti, coperte e tappezzerie, causando gravi rischi per la salute senza che nessuno all’epoca potesse minimamente sospettarlo. In seguito fu usato come veleno contro ratti e insetti.
E poi per tingere abiti, provocando però irritazioni e lesioni cutanee. Anche i tessuti delle tappezzerie rilasciavano polveri tossiche, rappresentando un rischio per tutto ciò che ne veniva in contatto. Tuttavia, il pericolo più subdolo risiedeva nei libri contaminati, che rappresentavano un rischio per chi li maneggiava. Anche se il tempo ha reso obsoleta questa tinta velenosa e il composto tossico è stato abbandonato, i libri contaminati sono sopravvissuti. I libri sopravvivono sempre.
Recentemente, l’Università di Düsseldorf e altre istituzioni bibliotecarie tedesche hanno sancito una vera e propria emergenza, riportata da tutti i media in toni più o meno melodrammatici: la scoperta di libri sospetti con copertine o pagine verdi contenenti il pericoloso composto. Questa situazione ha portato alla chiusura temporanea di alcuni settori delle biblioteche, al fine di esaminare e mettere in quarantena alcune migliaia di volumi per decidere quale sia il rischio concreto. Altre università hanno intrapreso protocolli simili e alcune stanno lavorando per sviluppare test rapidi atti a individuare la presenza del composto tossico.
Il rischio di intossicazione è maggiore per coloro che manipolano frequentemente libri, come bibliotecari e studiosi. L’inalazione o l’ingestione di particelle di “Verde di Parigi” può causare vari sintomi, dallo stordimento alla diarrea a vari problemi cardiaci e neurologici. Gli esperti consigliano varie precauzioni, come posare i libri su superfici dure, indossare i guanti e evitare di umettare le dita con la saliva durante la lettura.
Di fronte a questa minaccia, è emerso il “Poison Book Project“, un’iniziativa di ricerca interdisciplinare coordinata dal Winterthur Museum, Garden & Library e dall’Università del Delaware. Questo progetto mira a identificare pigmenti potenzialmente tossici nei libri e a sviluppare protocolli per la gestione responsabile dei volumi contaminati.
Il primo identificato
Il primo libro nel quale fu identificato il problema dell’arsenico è stata la seconda edizione di Rustic Adornments for Homes of Taste di Shirley Hibberd (London, Groombridge & Sons, 1857), che capitò tra le mani esperte di Melissa Tedone, responsabile del laboratorio di conservazione del materiale della biblioteca al Winterthur Museum, Garden & Library, nel Delaware. Si notò un’anomalia nel pigmento usato per colorare la copertina. Le analisi dettero appunto il responso oggi confermato. Il titolo in questione – era il 6 febbraio 2020, poco prima che si scatenasse la pandemia da Covid – fu quindi il primo della lista che quattro anni più tardi (marzo 2024) conterà ben 239 altri consimili, tutti contaminati, chi più chi meno, dall’acetato arsenito di rame, detto poeticamente “verde di Parigi”. La lista è in continuo progresso.
Titoli famosi
Tra le edizioni di libri di autori famosi c’è per esempio The uncommercial traveller, di Charles Dickens (London, Chapman and Hall, 1866), di cui è contaminata la carta della copertina. Basti osservare, infatti, il seducente color verde ramarro della copertina di tela, analizzata in spettroscopia VIS-NIR per rilevare le tracce dell’arsenico.
Poi ci sono: A chronicle of the conquest of Granada, di Washington Irving (London, Henry G. Bohn, 1850); The lady of the lake, di Walter Scott (Boston, G.W. Cottrell, 1857); Lallah Rookh, an Oriental Romance, di Thomas Moore (London, Longman, Brown, Green, and Longmans, 1854). E diversi altri.
Ci sono anche due libri italiani
Ad oggi sono due i titoli di libri stampati in Italia presenti nella lista del Poison Book Project. Essi sono, rispettivamente, Della vita di Antonio Canova, di Melchior Missirini (Prato, Frat. Giachetti, 1824) e Dissertazione sulla patria de Christoforo Colombo, di Felice Isnardi (Pinerolo, per i tipi di Paulo Ghighetti, 1838).
Sia il libro stampato a Prato che quello impresso a Pinerolo sono contaminati con l’arsenico nei fregi decorativi delle copertine, che sono di un colore verde oliva non brillante come altri libri qui sotto esame ma la spettrofotometria XRF ha confermato la presenza del metallo contaminante.
Disponibilità di eventuali copie dei libri segnalati (sempre aggiornato)
Attenzione: si segnalano libri in commercio con pigmenti contaminati da acetato arsenito di rame a puro scopo documentativo. Si consiglia di maneggiare i volumi con cura.