Democrazia Futurista: dinamismo politico, di Filippo Tommaso Marinetti (Milano, Facchi Editore, 1919).
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Marinetti si faceva artefice di nuove idee e proposte per il rinnovamento dell’Italia contenute nei ventisei punti (o capitoli) di Democrazia futurista. Il testo si avvia riferendosi, più che al più noto Manifesto del futurismo, al precedente manifesto del Partito Politico Futurista Italiano pubblicato l’11 febbraio 1918. Se si dovessero sintetizzare con una parola le proposte marinettiane, questa sarebbe senz’altro rivoluzione, sintetizzata nella formula “conflagrazione futurista”. Una rivoluzione contro la classe dirigente che governava il paese e regolava la vita italiana ridotta “a una convivenza cretina di quadri d’antenati e di una lurida servaccia”, la necessità della rivoluzione nasceva per superare il sistema di governo democratico. Tale rivoluzione doveva segnare una netta cesura con il passato poiché “noi non dobbiamo nulla al passato”, Marinetti si scaglia contro la tradizione colpevole di essere un freno allo sviluppo del paese e della nuova gloriosa classe dirigente, la borghesia, vera potenza produttiva del lavoro.
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