"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

Due coraggiose guide alla Divina Commedia nel 700° dalla morte di Dante Alighieri

di Carlo Ottone

 

Sulle ali della Commedia

Il Medioevo fu un’epoca oscura in cui la ragione era offuscata da dispute religiose, scismi, e, quel che è peggio, di roghi che hanno “illuminato” quel periodo; un tempo avulso da qualsiasi tentativo di conoscenza, un’epoca, oscura, sì, ma un uomo squarciò il buio e la illuminò, e con essa anche tutti i secoli successivi. Quest’uomo fu Dante Alighieri, uomo del medioevo nel senso cronologico, non psicologico e mentale. Suo apice produttivo fu La Divina Commedia, in cui tra i canti il sommo poeta descrive le conoscenze scientifiche e astronomiche del tempo, come il movimento degli astri, i crateri (“macchie”) sulla luna, i fenomeni geologici, il comportamento degli animali e molto altro – tutti aspetti che all’epoca si cominciava a considerare e che oggi, dopo settecento anni, conosciamo meglio ma non del tutto.

Proprio così. Nel 2021 saranno settecento anni dalla morte di Dante Alighieri “…ometto geniale e stizzoso…” così lo descrive Luciano Bianciardi del quale nel 2021 saranno cinquant’anni dalla scomparsa.

L’ali alzate. Viaggio nell’ornitologia dantesca, di Valerio Zanone (Roma, Edizioni dell’Altana, 2004).

Nel mondo sconfinato della Commedia si trovano anche riferimenti curiosi, come l’ornitologia, della quale nessuno finora si era occupato. Ci pensò Valerio Zanone (1936-2016) ad alzare il velo, con L’ali alzate. Viaggio nell’ornitologia dantesca (Roma, Edizioni dell’Altana, 2004). Con quest’agile libro in formato sedicesimo l’autore, laureato in estetica, uomo politico liberale e ministro in quattro governi, si è dedicato:

“…come terapia distensiva nelle attese a Fiumicino… a consultare… un Dantino di Hoepli…l’edizione minuscola curata da Fornaciari nel 1904…”

Zanone si interessa agli animali alati presenti nell’opera:

“…ho coltivato da allora la presunzione di diventare il raro o quasi unico cultore dell’ornitologia dantesca.”

Il lavoro è tutt’altro che una consultazione; l’autore analizza gli studi della zoologia nella Commedia, per poi analizzare i Volucrari medievali (opere dedicate agli uccelli).

“Nella cultura del Medioevo il mondo naturale importa non per ciò che è ma per ciò che significa e l’osservazione della natura si confonde con la simbologia; alla sapienza medievale la fenice e l’arpia sembravano vere, come l’aquila e il pellicano sembravano simbolici…l’ornitologia (medievale) è un sistema di simboli…”.

Con le fonti Zanone riporta i testi ai quali Dante poté forse attingere; un breve capitolo è dedicato ai bestiari medievali, dopodiché analizza i simboli dell’aquila, del pellicano, del grifone, della colomba, della fenice e dell’allodola senza tralasciare la falconeria.

Nel volo nella bufera l’autore scrive che “…Dante sottolinea l’effetto del vento che quasi trasporta le ali per introdurre in forma allegorica l’elemento furioso del travolgimento delle anime”.

Nel capitolo curioso del Quadro Fonico Zanone nota che: “Nell’ornitologia della Commedia i due motivi principali concernono, per un verso, le similitudini allegoriche dal volo degli uccelli; e per altro verso, la musicalità del canto”.

L’intera Commedia può essere letta come una sterminata metafora anche se il linguaggio di Dante contiene poche metafore ma contiene molte allegorie “..ossia una sequenza continua di idee espresse in forma di visioni” così nel capitolo La Sublime Facilità, anche se “La poesia più facile da capire è la più difficile da scrivere”, nonostante le difficoltà della lettura della Commedia, Zanone consiglia di rileggere Dante:

“L’allegoria iniziale della commedia umana è la condizione dell’uomo di mezza età (L’età migliore per rileggere la Commedia)”.

In conclusione un Volucrario della Commedia: un indice dei nomi degli uccelli nel testo.

 

“Non dispetto, ma doglia; la vostra condizion dentro mi fisse”

Sono parole di Dante, nel canto XVI dell’Inferno, “Non disprezzo, ma dolore la vostra condizione mi smuove nell’animo” si riferisce agli omosessuali. Dante pone gli omosessuali all’inferno e nei canti XV e XVI parla di alcuni di loro:

“…sbaglia chi considera che Dante li releghi per sempre e solo all’Inferno. Essi compaiono pure nel Purgatorio, quindi destinati, dopo la purificazione, al Paradiso. E anche nel regno senza speranza loro non appaiono tutti uguali nella stima o nel dispregio dell’Alighieri.”

Dante e gli omosessuali nella Commedia tra Inferno e Paradiso, di Aldo Onorati (Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 2018).

E per guidarci in questo “viaggio” la Società Editrice Dante Alighieri ha pubblicato Dante e gli omosessuali nella Commedia tra Inferno e Paradiso, di Aldo Onorati (Roma, 2018).

Il lavoro di Onorati evidenzia un problema, che tutt’oggi è ancora dibattuto nella nostra società, e che Dante aveva affrontato senza pregiudizi e condanne morali. Significativo l’incontro con Brunetto Latini, omosessuale ma anche maestro dell’Alighieri, anche lui all’Inferno:

“…come la tipologia del peccato secondo la Chiesa doveva comportare di necessità, ma è anche vero che lui, ed altri, meritano da parte di Dante venerazione e rispetto…”

Dante non condanna ne tanto meno giudica l’omosessualità, si disinteressa dei peccati di origine sessuale anche se:

“La sistemazione teologica delle pena non si discute (o, almeno, non si è discussa…). Dante l’accetta e non può né deve fare altrimenti…”

All’epoca l’omosessualità non era tollerata, era punita con la pena di morte, e qui sta la modernità dell’Alighieri che:

“…la dice lunga sul conto in cui teneva quel vizio assolutamente indipendente dalle qualità morali, intellettuali e umane dei personaggi.”

In esergo del libro le parole di Giuseppe Prezzolini da L’Italia finisce, ecco quel che resta (Firenze, Vallecchi, 1958):

“..Dante è , in ultima analisi, sempre ortodosso, ma assai spesso il calore della sua poesia, come pure l’entusiasmo e l’ammirazione per una condotta nobile gli strappano il riconoscimento del valore dell’uomo, sia pure peccatore o ribelle, purché mosso da grandezza d’animo. Tale appassionata riverenza per i valori umani fa si che l’intero edifico teologico vacilli.”

Un libro curioso e interessante in cui l’autore ci svela in un’ottica di “non addomesticamento” della Divina Commedia il pensiero di Dante sugli omosessuali, una visione moderna e laica, la sua apertura di vedute è immensa e questo lavoro ce ne svela una parte poco conosciuta e anche poco, o per nulla, commentata.

 

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