"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Svelata l’edizione “proibita” de Il nome della rosa

 

di Simone Berni

 

Dire quasi la stessa “rosa”

Il nome della rosa” di Umberto Eco ha sempre rappresentato (e tutt’ora rappresenta) una sfida monumentale per i traduttori, a causa della sua innata complessità. Il romanzo non solo è ambientato in un’abbazia nel XIV secolo, una cornice che richiede una profonda comprensione del contesto storico e religioso, ma è anche pieno di enigmi, citazioni latine, e una distinta filosofia medievale che è intrinsecamente legata alla trama.

La sua traduzione richiede un’equilibrata combinazione di precisione linguistica, sensibilità culturale e acume intellettuale. Umberto Eco stesso forniva ai suoi traduttori un fascicolo corposo con spiegazioni dettagliate e suggerimenti sui passaggi più impervi, sul contesto storico-culturale e sulle alternative lessicali.

Molti traduttori hanno descritto la traduzione del romanzo come uno degli impegni più qualificanti e gratificanti delle loro carriere a causa della ricchezza dei dettagli e della profondità delle idee nelle sue pagine. Infatti, con il tempo, si è formata spontaneamente una nutrita comunità dei traduttori del romanzo, arrivando persino a riunirsi in un convegno presso la Scuola per Interpreti all’Università di Trieste.

 

Perfino Umberto Eco si era arreso

Umberto Eco era solito lamentarsi delle edizioni pirata de Il nome della rosa che, soprattutto negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, ma anche dopo il 2000, venivano stampate ai quattro angoli del globo senza che fosse pagato alcun centesimo di royalty sui diritti di proprietà previsti dagli accordi internazionali. Raccontava, infatti, che in diverse nazioni, tra cui Cuba, l’Iran, la Russia e la Cina, erano state pubblicate delle versioni non ufficiali dei suoi romanzi e in particolare del suo scritto più noto. Su questo aspetto, tuttavia, sarebbe opportuna un’analisi ad ampio spettro, non praticabile nel presente contesto, per chiarire se la definizione di “edizione pirata” si addica veramente alle situazioni sotto esame e non, magari, ai rarefatti rapporti con editori di paesi e idiomi lontani, che non permettevano una comunicazione continua e un resoconto verificabile sulle vendite.

Ad ogni modo, tra le lingue che sembrano aver contribuito a questa fenomenologia c’è sicuramente l’arabo. In varie interviste, oltreché in comunicazioni private, egli si rammaricava di non aver mai potuto trovare una copia di un’edizione stampata in Egitto con il titolo presumibile (Eco non leggeva l’arabo) di “Sesso nel convento“. Non si trattava di una versione a luci rosse del suo romanzo, la traduzione era probabilmente conforme all’originale. C’era solo il particolare del titolo stravolto; in copertina appariva un volto di donna ammiccante, e tutto questo, si suppone, per ragioni di marketing, all’oscuro e senza l’autorizzazione né di Bompiani né di Umberto Eco.

Lo scrittore piemontese, in una comunicazione privata, affermò di aver preso in mano una copia di questa edizione, durante un suo soggiorno al Cairo, quando il suo assistente locale gliela segnalò su una bancarella o libreria, ma, constatato il suo status illegittimo e arbitrario, egli la ripose lievemente sdegnato, sebbene abbia affermato più volte di ambire a possedere almeno una copia per ogni edizione straniera del romanzo, ad uso del suo archivio personale. Si pentì in seguito di non averla acquisita, anche se alla fine sembra averla ricevuta per posta. Racconta infatti in un’intervista rilasciata a Joumana Haddad, poi pubblicata nel suo Entrevistas con grandes escritores del mundo, e solo recentemente uscita in occidente (Madrid, Vaso Roto Ediciones, 2022):

[…] Le faccio un altro esempio di questa teoria degli strati: mi hanno detto che esisteva un’edizione pirata del mio romanzo in arabo con il titolo “Sesso nel monastero“, e me ne hanno pure mandato una copia, anche se esiste già un’ottima traduzione ufficiale pubblicata in Tunisia. Chi ha tradotto Il nome della rosa come Sesso nel monastero deve aver preso durante il processo di traduzione un unico strato del romanzo, cioè lo strato del sesso, sapendo che questo strato non supera lo spazio di una pagina. […]

Dal testo dell’intervista si evince che una copia del libro Eco l’ha alla fine ricevuta, inoltre si ha conferma del suo status di edizione pirata e, dulcis in fundo, che quella araba ufficiale (e quindi autorizzata) è l’edizione tunisina, di cui si parlerà più avanti.

 

“Chiesa” e non “Convento/Monastero”

Convento (sbagliato) Chiesa (corretto)

Il 30 settembre 2023, esattamente 43 anni dopo l’uscita in Italia del romanzo che fece famoso Umberto Eco anche come scrittore di narrativa (come saggista e semiologo lo era già) è stata alla fine rintracciata una copia di quell’edizione pirata che Eco cercò a lungo, di cui ebbe perfino una copia nel suo archivio (finita chissà dove) e che il cacciatore di libri fu però incapace di reperirgli in vita.

Si è sempre ritenuto che il titolo da cercare fosse “Sesso in/nel Convento“, o al limite “Sesso in/nel Monastero“, sebbene – tecnicamente – Il nome della rosa fosse ambientato in un’Abbazia. Tre termini (Abbazia, Monastero e Convento) che i più confondono ma che invece rappresentano tre differenti entità.

Eco era probabilmente rassegnato all’uso del termine “Convento” o di “Monastero” nel titolo di quest’edizione, almeno per come glielo aveva tradotto l’assistente locale al Cairo. Non poteva certo aspettarsi che l’editore assegnasse un “Chiesa“, del tutto fuori luogo e fuori contesto. Oltretutto l’immagine di copertina rappresenta sicuramente una Chiesa e non certo un Monastero, un Convento né tantomeno un’Abbazia.

 

Tante ricerche andate a vuoto

Negli anni gli “assalti” erano quindi stati tutti vani perché il titolo cercato non corrispondeva a quello reale. Come se non bastasse, la stessa edizione si era fatta sempre più rara. Non nutriamo dubbi sul fatto che al mercato nero se ne fossero vendute molte copie al tempo (anno 1998 e seguenti), sicuramente migliaia. Ma proprio la circostanza di non possedere un proprio status definito e un titolo che non la collegasse a prima vista all’opera di Eco (anche se, in piccolo, “Il nome della rosa” appare in copertina), sono fatti che hanno contribuito a mettere ai margini quest’edizione, che fu velocemente assorbita dalla domanda emozionale e poi altrettanto velocemente dimenticata. Così, sia pur con l’avvento delle potenzialità di internet, e con le potenti possibilità di ricerca booleana, non è più saltata fuori. Anche perché, in fondo, non si può trovare qualcosa se la si cerca con il titolo sbagliato.

Due parole sul presunto “editore”. Online ci sono tracce di una “Al-Madbouly Al-Saghir Library for Publishing and Distribution” con sede a Il Cairo, per quanto riguarda lavori di carattere tecnico-scientifico, per cui si può pensare che non lavorassero proprio “alla macchia”. Non ci sono conferme, però, che abbia stampato altre opere letterarie o di saggistica dell’autore italiano..

Nella galleria fotografica che segue ci sono le immagini esteriori del libro, con la copertina originale (a sin.), con la traslitterazione dei titoli in copertina (al centro) e della quarta di copertina in originale (a destra), dove appare parte dell’incipit de Il nome della rosa, ed esattamente (dal testo originale di Umberto Eco): “Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell’attesa di perdermi nell’abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta (…) come a lasciare a coloro che verranno (se l’Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.”

 

Il nome della rosa

Sesso nella Chiesa

Autore (letteralmente “fatto da”): Umberto Eco – Traduzione: Abdelhamid Al Jamal

Biblioteca/Editrice/Collana (di) Madbouly Assaghir

 

La felice scoperta

Il 30 settembre 2023 finalmente la conferma dell’avvenuto ritrovamento al Cairo. Le prime avvisaglie sono datate 16 settembre, quando vedo su un sito arabo una copertina associata ad Umberto Eco. La presenza inaspettata del volto di una donna con aria sexy e ammiccante mi fa capire che forse ci siamo: devo aver appena visto per la prima volta la copertina dell’edizione che cerco da oltre dieci anni.

Parte la caccia. Contatto la mia referente in Egitto e per qualche giorno non ci sono novità. Dal deposito di una libreria specializzata in edizioni straniere tradotte in arabo nel XX secolo, l’incaricata Soheir Sophi nota la copertina che le era stata fornita per la ricerca e dopo una serrata trattativa acquisisce il volume; ulteriori ricerche non hanno portato all’individuazione di altre copie, probabilmente assorbite dalla richiesta di un quarto di secolo fa.

 

Le specifiche del volume sono le seguenti: si tratta di una brossura editoriale con copertina morbida plastificata e illustrata a colori; il volume è di formato 17 x 23 cm, con 533 pagine numerate, senza illustrazioni.

 

Il parere di James L. Contursi

Uno dei bibliografi più precisi ed affidabili per quanto riguarda la produzione di Eco, ossia James L. Contursi, nel suo Umberto Eco: An Annotated Bibliography of First and Important Editions (Minnesota Bookman Publications, 2005) cita l’edizione in questione definendola “pirated edition”. Ed edizione pirata, come conferma Eco nelle interviste, lo fu sicuramente. Contursi la accredita come stampata nel 1991. Secondo questa ipotesi essa sarebbe quindi stata coeva dell’edizione araba ufficiale, quella tunisina dell’editore Dar Al Turki, che però stranamente Contursi non cita. Tuttavia, altre fonti, come per esempio la scheda in WorldCat, Google Books e l’analisi del codice ISBN, sembrerebbero confermare però il 1998 come anno di stampa del volume. Ed è questa la data che si ritiene più probabile per l’uscita dell’edizione.

Nella ricca rassegna di traduzioni de Il nome della rosa presente in Qual è il libro italiano più tradotto al mondo?: tre italiani a confronto, di Noemi Veneziani (Milano, Maremagnum, 2021) il libro stampato in Egitto non trova posto. Avendo l’autrice visitato casa Eco e consultato l’archivio personale del grande scrittore, la prima ipotesi da fare è che, all’epoca della sua visita, della famosa copia dell’edizione egiziana non c’era più traccia (ecco perché Eco la stava ancora cercando negli ultimi anni…). L’altra ipotesi è che l’autrice del saggio abbia preso in esame solo le edizioni ufficiali. Ma a ben guardare edizioni pirata nell’elenco da lei prodotto quasi sicuramente ce ne sono, basti pensare alle due dell’India e a quella iraniana.

 

Altre sorprese arabe

In realtà quella non fu l’unica edizione pirata in lingua araba de Il nome della rosa. Mentre nel 1991 uscì in Tunisia l’edizione che Eco nelle interviste considera quella araba ufficiale, dal titolo canonico e stampata a Tunisi, da un editore denominato Dar Al Turki, nell’anno di “Sesso in Chiesa” (1998) esce anche un’edizione stampata a Tarabulus [Tripoli], in Libia, presso l’editore Dar Ouya (anche traslitterato come Dār Awyā). L’editore libico risulta comunque quasi irrintracciabile su Internet, in quanto il nome si presta a varie traslitterazioni possibili.

Ma cosa era successo nel 1998? A fine ottobre, da vari articoli apparsi sui maggiori quotidiani (Corriere della Sera, Il Giornale ed altri), si apprende delle accuse di plagio che il traduttore tunisino Ahmed Somai (anche traslitterato come Aḥmad Al- Ṣamī) avrebbe lanciato contro il collega traduttore dell’edizione egiziana, qui identificato in Kamel Oueid El-Amiri e non Abdelhamid Al Jamal (nickname?) come invece è riportato in copertina del libro incriminato. Proprio l’anno di questa polemica, ci pare un ulteriore elemento per avvalorare il 1998 come anno di stampa dell’edizione egiziana e anche della libica.

La prima edizione egiziana ufficiale, invece, è quella del 1995 stampata a Il Cairo per conto di Sina publishing con la solita tradizione accreditata del traduttore Ahmed Somai.

 

 

 

 

 

La stampa già ne parla

Il primo a darne notizia sulla stampa in Italia è stato Luigi Mascheroni sul numero del “Giornale” del 4 ottobre 2023 (p. 21). L’articolo è leggibile per intero qui.

 

 

 

 

 

 

 

[Si ringraziano: Soheir Sophi per il reperimento dell’edizione egiziana; il Prof. Stefano Bigliardi della Al Akhawayn University in Ifrane per la consulenza generale; Nada Mousa, del Mångspråkiga lånecentralen Stockholms stadsbibliotek per le immagini dell’edizione libica]

 

 

Disponibilità del libro (sempre aggiornato)

 

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