Un libro ormai quasi completamente sparito
Industrializzazione senza sviluppo: Gela: una storia meridionale, di Eyvind Hytten e Marco Marchioni (Milano, Franco Angeli, 1970).
Si dice che fu la stessa ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) a commissionare questo libro ai due autori. Avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni, la dimostrazione del successo dell’industria italiana, anche nel profondo sud.
Ma Hytten e Marchioni ne fecero uno studio asettico, disincantato, obiettivo. Non mancando di evidenziare le ambiguità del Sistema Italia.
Molto diversi i due. Il norvegese Eyvind Hytten era un professore di Filosofia morale all’Università di Oslo. Venne in Sicilia per studiare le ingiustizie sociali, accompagnato dalla moglie. I due vissero per anni a Partinico e poi a Gela, che divenne presto il centro dell’intera faccenda. Quelli erano gli anni ’60 e quell’area geografica stava cambiando profondamente. Le coltivazioni cedevano il posto alle trivellazioni. Tutto si trasformava, il boom economico, questa enorme bolla auto-costruita dall’Italia del finto benessere, cominciava a gonfiarsi.
Marco Marchioni proveniva da tutt’altra esperienza. Il suo background era la Spagna franchista, dove lui aveva combattuto per la nascente democrazia. Un’esperienza di militanza cruda e violenta, all’antitesi dal suo collega nordico che invece era un placido professore universitario abituato a campus pulitissimi e aiuole misurate al millimetro.
Fu l’ENI a volerli tutti e due in Sicilia, sì ma la nuova ENI del post Enrico Mattei, un’azienda impegnata a valorizzare il proprio lavoro e che ambiva a vederlo riconosciuto da studiosi esterni, non coinvolti e del tutto indipendenti. L’indipendenza però non ha padroni. Per sua stessa definizione.
L’intera filiera di commesse a Gela cominciava a generare un vero e proprio paradiso assai ambito dalla politica locale e dalle organizzazioni criminali. Gli autori del libro, insensibili alle raccomandazioni che qualcuno faceva pervenire loro, sembravano ormai indirizzare la loro analisi verso la negazione di un modello di sviluppo in grado di accomunare crescita economica e benessere. Questa fu la “mela della discordia”.
Il libro cominciò ben presto, bozza dopo bozza, a uscire fuori dalla linea tracciata. Alla fine ne uscì quella che qualcuno ha definito, giustamente, la “Bibbia del meridionalismo”.
A distanza di oltre cinquant’anni, oggi quel libro appare profetico, ma soprattutto è una fotografia nitida e senza filtri di un momento storico raccontato con gli occhi aperti e la mente libera da catene.
Da anni però le copie sono sparite. Veramente difficile imbattersi in qualche esemplare sfuggito all’attenzione.
Disponibilità del libro ed altri attinenti (sempre aggiornato):
[Si ringrazia Daryusha Fabris per la prima segnalazione]