Un amore; il vescovo: novelle, di Antonio Cecov; prima traduzione italiana dall’originale russo di Xenia Panfilova (Roma, Edizioni della Bilancia, 1923). [in copertina: Cecof]
Prima edizione italiana di una novella classica del grande romanziere russo Anton Cechov (1860-1904) per conto delle Edizioni della Bilancia. Design xilografico di Vinicio Paladini. Al momento della pubblicazione della nostra segnalazione, solamente la Biblioteca del Teatro della Pergola di Firenze e la Biblioteca del Centro studi Piero Gobetti di Torino ne detengono una copia.
Un cenno sulla novella “L’amore”
“L’amore” è una novella scritta da Anton Pavlovič Čechov e pubblicata per la prima volta nell’agosto 1898. Questa novella è inclusa nella cosiddetta “piccola trilogia” assieme ai racconti “L’uomo nell’astuccio” e “L’uva spina“.
La storia racconta la vita di Alëhin Konstantinyč, un proprietario terriero che si rende conto della difficile situazione economica della sua famiglia. Dopo aver completato i suoi studi universitari e aver capito che deve prendere sul serio la gestione delle sue proprietà, Alëhin inizia a lavorare duramente come un semplice contadino. Le sue uniche occasioni di svago sono i viaggi in città, dove svolge le funzioni di giudice di pace onorario. Qui incontra Anna Alekseevna, la giovane e bella moglie di Dmitrij Luganovič, il vice presidente del tribunale distrettuale. Alëhin è attratto da Anna e ha l’impressione che i suoi sentimenti siano ricambiati dalla donna.
Alëhin frequenta numerose volte la casa di Dmitrij e Anna, stringe amicizia con i loro figli e diventa un ospite abituale. Tuttavia, sa che una sua possibile unione con Anna porterebbe a una grande infelicità per Dmitri, Anna e i loro figli. Anche Anna sembra rendersi conto di questa situazione, e nonostante i suoi sentimenti verso Alëhin, respinge le avances del giovane proprietario terriero.
All’improvviso la frequentazione si interrompe quando Dmitri e Anna devono trasferirsi negli Urali, dove Dmitri diviene il nuovo presidente di tribunale. Alëhin accompagna Anna alla stazione, e qui i due si baciano appassionatamente. Ma Alëhin, conscio della situazione, scende alla prima stazione e se ne torna a casa da solo a piedi, lasciando Anna sulla ferrovia.
“L’amore” è un racconto che racchiude numerosi temi e problemi tipici della vita dell’epoca in cui Čechov ha vissuto e scritto. La novella sottolinea l’importanza dei valori tradizionali russi, come l’onestà e la sincerità, ma anche la difficoltà di questi valori di fronte ai mutamenti sociali del tempo.
Le edizioni italiane
L’opera di Anton Pavlovič Čechov ha avuto un grande successo anche in Italia, dove sono state pubblicate numerose edizioni e traduzioni dei suoi scritti. Tra le prime edizioni in italiano di “L’amore” c’è quella pubblicata nel 1923 dalle Edizioni della Bilancia, con il titolo “Un amore; Il vescovo; Prima traduzione italiana dall’originale russo di Xenia Panfilova“. In seguito, la novella è stata inclusa in numerose raccolte di scritti di Čechov, tra le quali “Racconti e novelle” (Mursia, 1984) e “Il monaco nero e altri racconti” (I libri de Il Sole 24 ORE, 2011).
“L’amore” di Čechov è una novella che affronta temi universali e attuali, che ancora oggi possono essere letti e apprezzati dalle nuove generazioni.
Il commento di Domenico Cammarota
Tutti i libretti delle Edizioni della Bilancia, presentano la stessa copertina futurista di Vinicio Paladini. Molto interessante è la figura, oggi pochissimo nota, della traduttrice Xenia Panfilova; era una militante sionista russa, che incarcerata dallo Zar, nel carcere conobbe il “terrorista” social-rivoluzionario Lev Silberberg, sposandolo, e avendo una figlia, anche lei di nome Xenia (“Xeniuska“). Nel primo dopoguerra, dopo la morte di Silberberg, le due profughe si trasferirono in Italia, dove Xenia gestiva una pensioncina per profughi ebrei russi situata nel centro di Roma. A questo periodo risalgono quindi alcune traduzioni di scrittori russi fatte per la “Bilancia”, tra cui pure “Anatema” di Leonida Andreieff. La figlia Xeniuska conobbe e sposò il famoso militante comunista (e nel secondo dopoguerra brevemente ministro, e poi deputato PCI) Emilio Sereni, assumendo poi, durante la Resistenza, lo pseudonimo di “Marina”; nel dopoguerra fu anche tra le fondatrici dell’UDI. I rapporti con la madre Xenia Panfilova si interruppero bruscamente quando questa emigrò in Palestina per fondare uno dei primi Kibbutz, mentre i coniugi Sereni, rimasti in Italia, restarono fedeli per lunghissimo tempo al mito del comunismo sovietico. La nipote Clara Sereni, nota scrittrice (purtroppo morta per eutanasia nel 2018), descrive dettagliatamente tutte le vicende della famiglia Panfilova-Silberberg-Sereni, nel suo romanzo autobiografico “Il gioco dei regni” (Giunti, 1993).
Disponibilità del libro (sempre aggiornato)