"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

 

L’integrazione, di Luciano Bianciardi (Milano, Bompiani, 1960).

 

 

 

 

 

 

Chi è l’autore?

Luciano Bianciardi (Grosseto, 1922 – Milano, 1971) è stato uno scrittore, giornalista, traduttore, bibliotecario, attivista e critico televisivo italiano.

Contribuì significativamente al fermento culturale italiano nel dopoguerra, collaborando attivamente con varie case editrici, riviste e quotidiani. La sua opera narrativa è caratterizzata da punte di ribellione verso l’establishment culturale, a cui peraltro apparteneva, e da un’attenta analisi dei costumi sociali nell’Italia del boom economico, tanto che alla finzione narrativa si mescolano spesso brani saggistici che sfociano sovente nella sociologia.

Arrivato a Milano dalla natia Maremma e autore de Il lavoro culturale, L’integrazione e La vita agra, una trilogia che ha dipinto l’Italia del boom economico, del capitalismo, della nascita dell’era consumistica, aspetti tanto stigmatizzati dall’autore toscano. Si va dalla tragedia della Miniera di Ribolla del 1954, dove morirono 43 minatori, e dal susseguente scritto (con Carlo Cassola) I minatori della Maremma (Bari, Laterza, 1956), alla già citata trilogia e ad Aprire il fuoco (Rizzoli, 1969), il suo ultimo lavoro pubblicato in vita.

 

Di cosa parla il libro?

L’integrazione è la storia tipica della carriera dell’intellettuale trentacinquenne come la si può concepire nel tempo e nei luoghi della tecnica, delle masse e del sapere pianificato. Satira dell’industria culturale, ma anche repertorio delle tappe attraverso cui si esauriscono le illusioni e si livellano le speranze, dai fiduciosi progetto del dopoguerra al gergo delle quinte della vita letteraria. Da un’esperienza autobiografica il ritratto scettico e spassoso del ‘giovane letterato disintegrato’ alla ricerca di una più umana libertà.

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