"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

Velikovsky in rotta di collisione con la scienza

È ormai opinione diffusa anche negli stessi ambienti scientifici che ben poche persone abbiano subito un attacco alle proprie idee così forte, sistematico e così continuato nel tempo come quello che dagli anni ‘50 dovette subire negli Stati Uniti, e non solo, lo psichiatra di origine russo-ebrea Immanuel Velikovsky (1895-1979). Qualche saggista ha paragonato il suo caso, forse esagerando un po’ – ma non troppo, in fondo – a quello di Galileo.
Già con l’uscita di Cosmos Without Gravitation (trad. “Il Cosmo senza forza di gravità”) (New York e Jerusalem, Scripta Academica Hierosolymitan, 1946), comparivano in germe le sue idee sulla nascita
dell’universo. Si tratta di un opuscolo molto difficile da rinvenire, ne ho visto in asta qualche esemplare su eBay nel marzo del 2008 a cifre accettabili. Ma da allora è completamente sparito.
Fin da quel tempo, perciò, ancor prima della pubblicazione nel 1950 di Worlds in Collision (trad. “Mondi in collisione”), Velikovsky si era attirato le scomuniche del mondo della scienza. Non tanto per colpa sua e delle idee espresse nel libro – tra l’altro a lungo meditate dall’autore e in parte già pubblicate su periodici poco diffusi – quanto per la strombazzante pubblicità anticipata in alcune riviste popolari da parte dell’ambizioso editore MacMillan.
Il risultato avrà però effetti devastanti per l’editore di New York. MacMillan in capo a pochi mesi sarà costretto al divorzio con il suo autore più promettente e dovrà a malincuore cederne i diritti al concorrente Doubleday di Garden City. Gli autori dei testi universitari, che costituivano gli introiti maggiori per MacMillan, erano ormai a un passo dal boicottare la casa editrice se questa non avesse abiurato il crank, cioè il folle pazzoide Velikovsky. E di fronte alla catastrofe economica MacMillan abiurò, eccome se abiurò. Trasferì subito i diritti alla rivale Doubleday, nonostante che in poco più di un mese avesse già incassato 250.000 dollari dalle vendite di quel libro.

L’edizione americana

Worlds in Collision, di Immanuel Velikovsky (New York, MacMillan, 1950) – 1° edizione (la sovracopertina della 2° edizione Doubleday è identica)

La prima edizione di Worlds in Collision, sto alludendo a quella MacMillan uscita nominalmente il 3 aprile 1950, è abbastanza rara ma se ne trova sempre qualche copia perché ne furono stampate un certo numero, sembra circa 55.000. Il libro con la sopraccoperta perfetta, però, è difficile da reperire. In linea generale gli esemplari presentano sempre qualche lieve menda e sono più o meno scoloriti (sunned, è il termine usato dai librai americani). Oppure hanno attaccato al risvolto interno un piccolo indesiderato adesivo riportante il prezzo, un numero di catalogo o quant’altro. Cose da niente, ma importanti per i bibliofili. Per loro, sempre pronti a monetizzare al ribasso per ogni minimo difetto, fanno la differenza.
Il colore originale della sopraccoperta è un bel buccia d’arancia carico, con una striscia orizzontale bassa color bianco sporco e una riga nera spessa alla base. Il libro è in formato ottavo. Rilegato in copertina rigida in tela blu con titoli in oro su toppe color blu scuro. La prima edizione di MacMillan conta 401 pagine, indice compreso. La seconda edizione (in assoluto) è quella Doubleday. Virtualmente identico il libro, la tela della copertina è però di differente trama, le toppe su cui sono apposte le titolazioni, tanto sul piatto anteriore che sul dorso, sono rosse; le lettere rimangono in oro. Anche l’edizione Doubleday mantiene le 401 pagine e l’impaginazione della precedente, pur con qualche lieve modifica. A pagina 392, nell’indice analitico, l’edizione Doubleday rispetto alla MacMillan riscrive una voce e la sposta di conseguenza nell’ordine alfabetico. Per la cronaca si tratta di “baga vedam”, che diviene “bhaga vedam”. E poi, sempre nell’indice, c’è un aggiustamento di pagina alla voce “babylon, babylonia, babylonian” (manca la pagina 278 in Doubleday). Quisquilie, senza dubbio, ma che differenziano le due edizioni in modo inequivocabile.

1° edizione inglese (1950)

Sull’onda dell’entusiasmo per il successo americano, Victor Gollancz di Londra ne stampò un’edizione quasi in contemporanea nel Regno Unito, ma in termini assoluti va intesa come terza. Per la cronaca, è un’edizione di formato simile alle americane, il libro è alto appena mezzo centimetro in più di quelle. La tela è aranciata (stessa tinta delle sopraccoperte americane) ma la sopraccoperta è in questo caso color bianco sporco e oltre al titolo invariato riporta il sottotitolo The book about the day the sun stood still (trad. “Il libro sul giorno in cui il sole si fermò nel cielo”). Inoltre, cosa del tutto insolita, la presentazione del libro parte proprio dal piatto anteriore della sopraccoperta, in caratteri abbastanza grandi, per poi continuare nei risvolti di seconda, di terza e concludersi al piatto posteriore.

Cosa ha fatto infuriare gli scienziati?

Worlds in Collision è un must per gli amanti dell’insolito e del mistero, anche se l’assegnazione a queste categorie può quasi suonare come un insulto per Velikovsky. A settant’anni dall’uscita di quel libro, ancora si organizzano convegni e simposi su Velikovsky e su Worlds in Collision, e questo in molti paesi al mondo, non soltanto in America. Nel novembre del 2002 fu di grande rilievo e sostanza il simposio tenutosi all’Università di Bergamo, dal titolo Fifty years after Worlds in Collision by Velikovsky (trad. “Cinquant’anni dopo Mondi in Collisione di Velikovsky”), organizzato da Emilio Spedicato e Antonio Agriesti. Di non facile reperimento, ormai, gli atti del simposio, pubblicati nei quaderni del Dipartimento di Matematica di quell’università.
Velikovsky ha creato una corrente di pensiero, soprattutto ha dato voce a chi, di fatto, è escluso dai canali di ricerca ufficiali in quanto non allineato alle teorie correnti – oggi questa “via condivisa dalla maggioranza” si chiama mainstream.

Qualcosa, negli anni, è stato riconosciuto a Velikovsky. Per esempio, che la Terra ha subito innumerevoli impatti cosmici, alcuni dei quali dalle terribili conseguenze, tra cui, molto probabilmente, anche l’estinzione dei dinosauri. Tutto questo, più di quanto la scienza ufficiale era pronta ad ammettere al tempo dell’uscita del suo libro. Oggi, con l’avvento dei moderni mezzi di sondaggio oceanico, oltre che satellitari, si sono potute scoprire tracce di crateri meteoritici di enormi dimensioni in varie parti del globo. Velikovsky aveva poi visto giusto nel prevedere l’alta temperatura superficiale di Venere, le radioemissioni da Giove e l’estensione del campo magnetico terrestre fino alla Luna.
Per quanto concerne altre tematiche, come l’origine dei giacimenti petroliferi, le sue teorie non sono state confermate, anche se la parola fine a tale questione non è stata ancora posta.

In estrema sintesi Velikovsky asseriva che poche migliaia di anni fa (più o meno nel 1500 a.C.) una massa ragguardevole si sarebbe staccata dal pianeta Giove – a seguito forse di una collisione con un astro – andando a costituire una sorta di cometa che, a più riprese, sfiorò e forse addirittura colpì la Terra. Il ripetersi ciclico di questi passaggi (pare ogni 52 anni) avrebbe prodotto cataclismi a ripetizione. Le cosiddette “dieci piaghe d’Egitto” sarebbero da mettere in relazione a questi sconvolgimenti astronomici.
Secondo l’autore, di queste vicissitudini sarebbe rimasta traccia proprio nelle antiche culture e negli scritti che queste hanno prodotto, e sotto forma di leggende e miti sarebbero arrivate fino ai nostri giorni. Tale cometoide, poi, andò probabilmente a collidere con Marte e spinse quest’ultimo verso la Terra. Finalmente si assestò in orbita al sole e andò a costituire quello che adesso è conosciuto come il pianeta Venere, il cosiddetto “quinto pianeta”. Infatti molte culture del mondo antico (tra cui la indù e la babilonese) ragionavano in base a un sistema di quattro pianeti – Saturno, Marte, Giove e Mercurio – nonostante Venere sia tra tutti quello (oggi) più visibile. La conclusione di Velikovsky è evidente: all’epoca degli antichi indù e degli assiro-babilonesi Venere non è mai citato per il semplice motivo che non si era ancora formato! Lo farà – secondo Velikovsky – intorno al 687 a.C.

Il libro è ben scritto (troppo, secondo i detrattori), i ragionamenti sono logici, almeno apparentemente, i periodi sciolti e le affermazioni presentate con uno stile sicuro e convincente. L’americano medio ne rimase molto colpito. Velikovsky, ai suoi occhi, era uno scienziato che aveva lasciato le aule e si era abbassato al livello della gente, cercando di spiegare quello che i libri di scuola non erano riusciti a fare. Il mondo della cultura non poteva certo tollerare che questo libro potesse circolare liberamente ed anzi scalare le classifiche di vendita. Gli scienziati di tutto il mondo, in maniera tacita ma sistematica, lo misero al bando. Un rogo virtuale che aveva avuto pochi eguali nella storia.

L’edizione italiana

Mondi in Collisione, di Immanuel Velikovsky (Milano, Garzanti, 1955) – 1° edizione italiana

The Mysterious Comet (London, Rider & Co., 1932).

Entriamo adesso nel campo delle leggende metropolitane, luoghi comuni indimostrabili che però eccitano la fantasia popolare, generando una serie di ipotesi affascinanti, di congetture e di speculazioni sul tema. L’edizione italiana, per esempio, è completamente sparita dalla circolazione. C’è chi asserisce che da anni non se ne vede una copia. Ma c’è sicuramente dell’esagerazione. Cosa dobbiamo pensare? Che una sorta di Men in Black nostrani, naturalmente scienziati di lungo corso, astronomi, fisici, vadano in giro a rastrellare ogni copia di questo odiatissimo libro per bruciarla sul rogo oppure strapparla pagina per pagina con urla disumane alle riunioni accademiche sotto l’invasata acclamazione generale?
Secondo Alfred De Grazia, amico e continuatore dell’opera dello scrittore di Vitebsk (nell’attuale Bielorussia), Velikovsky non sarebbe stato il primo a parlare di mondi in collisione, di comete che colpiscono la Terra e di carestie apocalittiche che ne derivano. A precederlo, oltre all’americano Ignatius Donnelly, ci fu uno strano scrittore scozzese, William Comyns Beaumont (1873-1956). Di Beaumont da segnalare il rarissimo e sconvolgente  The Mysterious Comet (London, Rider & Co., 1932).
Velikovsky lo aveva sicuramente letto e secondo Stephanos e De Grazia (due dei suoi biografi più accreditati) ne avrebbe potuto rielaborare inconsciamente le teorie. Nei libri di Beaumont, ci sono idee alquanto bizzarre, come l’identificazione di Gerusalemme in Edimburgo, delle isole britanniche nel continente di Atlantide o il posizionamento delle dinastie dell’antico Egitto in Scozia, ma per il resto anticipano l’ideologia Velikovskiana. [notare in fondo al presente articolo la vendita su eBay molto importante su questo argomento]

Mondi in Collisione in edizione italiana uscì per Garzanti di Milano nel novembre del 1955. Volume in ottavo, con copertina rigida in tela blu e titoli in oro; 388 pagine (di cui oltre 50 di note bibliografiche), 43 righe per pagina con 60 battute per riga, prezzo di 1500 lire, tradotto da Armando Silvestri. La sopraccoperta porta un’illustrazione di Fulvio Bianconi, un mix di incisioni rupestri post moderne ed evoluzioni interstellari. Garzanti appose una fascetta editoriale blu che così recitava:

“Mondi in collisione è stato superato, come vendite, da un
libro soltanto: la Bibbia. È l’epicentro di un vero e proprio
terremoto letterario – New York Times Book Review”.

La carta usata, però, è bruttissima. Ingiallita e molto fragile, temo che non reggerà altri 60/70 anni, per la gioia dei detrattori. Di Mondi in Collisione va detto che è piuttosto raro, ma soprattutto è raro in buone condizioni e con la presenza della sopraccoperta.
Già nel 2003, per fortuna, l’editore Mondo Ignoto di Roma, con la collaborazione di Sebastiano Fusco, aveva fatto uscire una nuova edizione del libro di Velikovsky. Evento che purtroppo è passato quasi inosservato, a testimonianza che le grandi cose vengono sempre in silenzio. Lo stesso editore ha poi pubblicato un interessante e ben articolato seguito, Mondi in collisione 2. Le ferite della Terra, che è la traduzione (per la prima volta in Italia) di Earth in Upheaval (Garden City, N.Y., Doubleday, 1955), nel quale il mondo scientifico analizza e in gran parte ancora convalida le teorie del folle di Vitebsk già espresse nel primo libro. Il libro è uscito nel 2004, molto bella la traduzione di Antonio Bellomi.

Le altre edizioni

Mondes en Collision, di Immanuel Velikovsky (Paris, Librairie Stock, 1952) – 1° edizione francese

In alto: le due prime edizioni danesi (a sin. 1952 e a dx. 1980) In basso: due edizioni olandesi.

L’edizione francese, Mondes en Collision, uscì nel 1952 per conto della Librairie Stock di Parigi. Nessun grande editore, a quanto pare, volle la responsabilità di diffondere un testo così vessato dal mondo scientifico. Il libro in sé è abbastanza deludente, una brossuretta di poco valore, alla quale settant’anni di tempo trascorso sembra non abbia portato rispetto, vista la difficoltà a rintracciarne una in buone condizioni.
Una bella edizione è quella danese, Klodernes kollision (København, Hirschsprung, 1952), una brossura con copertina illustrata. C’è un disegno di mano sapiente, una pioggia di fuoco si abbatte sul deserto, cammelli che fuggono terrorizzati e un pianeta rosso si staglia minaccioso nel cielo.
In Danimarca il libro è stato anche curiosamente ristampato assegnandogli un titolo diverso, Kosmiske kollisioner (Lynge, Bogan, 1980). Un’altra brossura, leggermente meno elegante della precedente. Qui un pianeta luminoso vira nello spazio sopra un territorio montagnoso e desolato, futuro teatro di collisione.
Una delle copertine più suggestive è però quella dell’edizione olandese, sul piatto anteriore la drammatica rappresentazione di due pianeti in imminente collisione, con scariche elettriche che trapassano le loro atmosfere. Il libro porta il titolo di Werelden in botsing (Deventer, Uitgeverij Ankh-Hermes, 1971).

Disponibilità del libro (sempre aggiornato)

Un documento molto importante in vendita su eBay

Un venditore americano ha posto in vendita del materiale manoscritto di Immanuel Velikovsky, che comprende cartoline e lettere. Appare molto significativo il contenuto, perché Velikovsky cita di suo pugno proprio l’altrettanto controverso scrittore inglese William Comyns Beaumont (che ha preceduto di una generazione Velikovsky), e autore di The Mysterious Comet (London, Rider & Co., 1932). Nel testo delle lettere Velikovsky sembra confutare alcune affermazioni del collega inglese, e questa sembrerebbe la prova cercata da anni dai biografi di Velikovsky che effettivamente egli avesse letto il libro di Beaumont. Il consiglio del cacciatore di libri a studiosi ed Università che da anni indagano su questo controverso scienziato è di non lasciarsi sfuggire un documento di questa rilevanza.

Corrispondenza di Velikovsky sull’argomento-Beaumont in vendita su eBay USA

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