Copertina molto bella, ma fuorviante!
Se lo avesse visto Dario Argento negli anni ’80 ne avrebbe di certo ricavato una pellicola delle sue, di quelle dove un elemento innocuo e beato come una bamboletta, scatena le forze dell’inferno. Ma di cosa sto parlando? Di un romanzetto per bambine (e mamme) uscito nel 1947. Tra l’altro, mi sono accorto che è abbastanza raro, ce n’è giusto una copia alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Poi ne vedo qualcuna in vendita a prezzi molto alti, forbice 120-500 euro. Davvero un’opera ambita. Che costa più di una buona prima edizione di letteratura italiana… ma perché?
Qualche pagina rivelatrice…
Primo dopoguerra. La gente che voleva ritrovare il sorriso. Questi erano lo scenario e lo stato d’animo dell’epoca. E il libricino che uscì fu Susi: romanzo di una bambola, di Luigi Bonelli (Firenze, Carlo Cya, 1947). L’autore (1892-1954) era un compassato signore d’altri tempi, diciamo di stampo Ottocentesco. Sceneggiatore, scrisse svariate commedie, di discreto successo. Giornalista de La Nazione di Firenze, scrisse molto di teatro. Fu anche autore di una burla, inventando di sana pianta un commediografo russo inesistente, tal Wassili Cetoff Sternberg e attribuendogli molte commedie, in realtà scritte da lui.
Susi: romanzo di una bambola è poco conosciuto. E anche un po’ strano. Si parla di una bambola un po’ seviziata. Come dice giustamente l’autore:
“I grandi che prendono in mano qualsiasi giocattolo lo adoperano sempre male, ma una bambola poi, nelle loro mani, si rovina completamente e diviene tutta un’altra cosa. Una cosa che alle bimbe non piace più.”
Disponibilità del libro (sempre aggiornato)