"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Come dirvi che ho trovato un libro unico?

di Alessandro Brunetti

 

How to eat in Rome. Lo strano libretto per i turisti che visitavano la Capitale settanta anni fa.

 

How to eat in Rome di AA.VV. (Roma, Associazione Romana tra Utenti dei Pubblici Esercizi, 1955).

 

Il marketing turistico probabilmente esiste da sempre. Ma imbattersi in un esempio del genere, datato 1955 e made in Rome è abbastanza raro.

Bisogna fare mente locale su quegli anni: il boom economico era ancora lontano e la guerra ancora vicina. Roma ne era uscita forse meglio di altre città europee, ma non dimentichiamo i bombardamenti alleati che distrussero palazzi e vite da San Lorenzo a Tiburtino e nei quartieri borghesi Trieste e Nomentano, né la battaglia di Porta San Paolo che in realtà vide come campo di azione tutta la città.

Nei primi anni ’50 l’Urbe è ancora una città ferita dagli eventi bellici, dagli sfollati, dalla fame: la ricchezza del turismo è forse una delle poche possibilità da sfruttare.

E così l’Associazione Romana tra Utenti dei Pubblici Esercizi (antesignana dell’Unione Consumatori) pubblica questo libricino, che spiega la cultura romana del cibo e del vino, i suoi piatti e la sua offerta.

Tutto in perfetto inglese. Il comitato di esperti messo insieme è di tutto rispetto. Per esempio Vincenzo Dona è il fondatore dell’Unione Consumatori, Gusta Brigante Colonna è un giornalista esperto di romanità, Emidio Serianni è il direttore dell’Istituto di Alimentazione, Giuseppe Tallarico era stato il medico di fiducia di Picasso, Diaz, Stravinskij, Marconi. Tutte persone assai particolari, con qualcosa per la quale si faranno ricordare.

Accanto a loro c’è anche un artista, che con i suoi sapidi schizzi arricchisce il testo di ironia visiva. Si tratta di Mino Maccari, affermato pittore, scrittore, giornalista e contradaiolo senese.
Un artista globale che, nato alla fine dell’ottocento, ha lasciato la sua impronta nella cultura italiana molto più di quanto oggi si voglia ricordare: interventista irriducibile, ufficiale di artiglieria nella prima guerra mondiale, direttore della rivista Il Selvaggio, rivoluzionario, antiborghese, fascista critico, passa da L’italiano a Omnibus e poi a Il Primato e dopo la guerra a Il Mondo. Nel ’62 è presidente dell’Accademia di San Luca. A lui si devono due frasi celebri, entrate nel linguaggio comune: «Ho poche idee, ma confuse», e la caustica e sempre attuale «Il fascismo si divide in due parti: il fascismo propriamente detto e l’antifascismo».

Il libro in questione, estratto da un’altra opera (The New Book of Romans Restaurants and Drinking Places) non era destinato alla vendita e risulta non censito da Opac. Miracolosamente si sarà salvata qualche copia, penso, anche se quella che ho trovato, finora non ha sorelle. Che sia un pezzo unico?

 

Mino Maccari

Mino Maccari (1898-1989) è stato un pittore, incisore, giornalista e scrittore italiano. È stato il vincitore del Premio Feltrinelli per la pittura nel 1963 e il primo destinatario del Premio Satira Forte dei Marmi nel 1973. Maccari è stato attratto dalle arti fin dalla tenera età, ma suo padre voleva che intraprendesse la carriera legale. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato come avvocato ma ha continuato a dipingere nel tempo libero. Maccari si avvicinò al movimento fascista e fu direttore della rivista “Il Selvaggio“. Successivamente ha spostato la sua attenzione sull’arte e la satira, diventando un noto illustratore e collaboratore di varie pubblicazioni. L’opera d’arte di Maccari è caratterizzata da colori forti e pennellate dinamiche, ed è riconosciuto come un artista versatile che ha lavorato con vari media.

 

Roma e le guide gastromiche per i turisti negli anni ’50 del XX secolo

Durante gli anni ’50, la gastronomia italiana stava diventando famosa in tutto il mondo. A Roma sono state pubblicate molte guide gastronomiche per aiutare i turisti a trovare i migliori ristoranti e i piatti più prelibati. Queste guide includevano recensioni di ristoranti e bar, oltre a suggerimenti su piatti da provare e vini da abbinare. La cucina romana era particolarmente famosa per i primi piatti, la pizza bianca, i carciofi alla giudia e la porchetta. Gli autori di queste guide hanno anche sottolineato l’importanza di conoscere le tradizioni culinarie locali, come il mercato di Campagna Amica e la cucina kosher nei quartieri ebraici. Le guide gastronomiche crebbero in popolarità e divennero uno strumento essenziale per i turisti in visita a Roma.

Una delle più importanti guide gastronomiche dell’epoca era la “La grande cucina” di Luigi Carnacina (Garzanti, 1960). Carnacina era un giornalista culinario e la sua guida era piena di informazioni sulla storia, la tradizione e la qualità del cibo romano. La guida conteneva una descrizione dettagliata dei diversi tipi di pasta e sughi, insieme ai migliori posti dove provarli a Roma. Ha inoltre fornito informazioni sui diversi tipi di pizza, carne e piatti di pesce, nonché suggerimenti sui migliori vini da abbinare a ciascun piatto.

Un’altra guida gastronomica popolare all’epoca, anche se la prima edizione era uscita trent’anni prima, fu “Il talismano della felicità” di Ada Boni. Si tratta di un libro di cucina che presenta ricette italiane classiche e tradizionali. Scritto negli anni ’20, il libro fu a lungo considerato un punto di riferimento per la cucina italiana. In esso, ogni piatto viene presentato in modo dettagliato, con passaggi chiari e ricchi di consigli e trucchi per ottenere il massimo risultato. Ada Boni non si limita a descrivere solo le ricette, ma fornisce anche una vasta gamma di suggerimenti per la preparazione dei cibi, come la scelta degli ingredienti, il loro utilizzo corretto e le tecniche di cottura.

Nel complesso, le guide gastronomiche erano uno strumento indispensabile per i turisti in visita a Roma negli anni Cinquanta. Con l’aiuto di queste guide, i visitatori hanno potuto sperimentare le ricche e diverse tradizioni culinarie di Roma, dai classici piatti di pasta allo street food locale. Queste guide hanno contribuito a consolidare la reputazione di Roma come capitale gastronomica e hanno svolto un ruolo cruciale nella costruzione dell’industria turistica della città.

 

 

Disponibilità del libro (sempre aggiornato)

 

le aste sono in continuo aggiornamento

 

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