"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

 

Castelvecchi sempre presente!

Molto interessante valutare cosa possa aver prodotto a livello di libri cult il movimento skinhead in Italia. Ancora una volta dobbiamo con piacere tirare in ballo la brillante casa editrice Castelvecchi, anticipatrice di molte esigenze, di mode e tendenze culturali. Quasi sempre, quando si discorre di culture alternative, viene fuori il nome dell’editore romano.

Il libro cult per eccellenza sul movimento skinhead in Italia è Skinhead di Riccardo Pedrini (Roma, Castelvecchi, 1996). Riccardo Pedrini è noto anche con lo pseudonimo di Wu Ming 5 ma da tempo ha comunque lasciato il collettivo. Il libro è presentato da due studiosi della scena skinhead, Valerio Marchi e Marinella Grimaldi.

Per quanto concerne questa prima edizione di Skinhead, nella galleria fotografica che segue sono riportate, rispettivamente, l’immagine frontale e posteriore della copertina:

 

Prima e seconda edizione da intenditori

Ecco cosa scrive l’esperto Marco Paolucci su www.kathodik.it sulle edizioni di Skinhead, sulla loro diffusione e importanza:

Le “sottoculture” giovanili e non che si sono succedute e continuano fortunatamente a succedersi nell’evolversi della storia soffrono oltre che delle difficoltà inerenti al loro costituirsi anche della mancanza in alcuni casi e rarità in altri di competenti e sinceri cronisti che riporteranno poi ai posteri almeno i fatti che posso costituire una verità, discutibile quel che si vuole, sulle loro origini e sul loro difficoltoso presente. Tutta questa filippica ve la propino per dire che esce per la casa editrice NdA Press la ristampa dello storico, e pressoché per accuratezza unico in lingua italiana, studio sul fenomeno/cultura/movimento/stile di vita Skinkead. La precedente edizione uscì per la Castelvecchi, di cui ogni tanto ci occupiamo in queste web-pagine; ora questa nuova edizione è curata da Valerio Marchi, attento studioso delle sottoculture ed è arricchita da un corposo apparato disco/bibliografico a cura dell’autore Riccardo Pedrini e dello stesso Marchi. Il volume in questione ha la fortuna, e qui ci riallacciamo al discorso di cui sopra, di essere scritto da uno, il Riccardo Pedrini di cui sopra, che ha vissuto in prima persona la scena skinhead in Italia militando nello storico gruppo dei Nabat e che si è sentito in dovere/diritto di scrivere su/per/pro la scena stessa cercando di essere il più onesto possibile sia con se stesso che con l’argomento che andava a trattare. Anche perché in Italia nel quotidiano la parola skinhead evoca paure, odi, incomprensioni che potrebbero costituire un bignami dell’insaper vivere, vedi per chiarezza il concetto di “naziskin” per tutte, mentre è vissuta in maniera sincera e attualizzata fin dalle origini che il nostro ne riscontra nella fine degli anni sessanta. Quindi spiegazione che skinhead significa tra le tante cose amore sviscerato per un genere musicale come il reggae che si spera non abbisogni di chiarificazioni, per un certo abbigliamento capace di creare un osmosi con un modo di essere un soggetto definentesi tale e attivo nel vivere/interagire con la quotidianità – da qui un chiarimento che lo skinhead non è uno stinco di santo, per carità, ma una persona normale che si mette in discussione: “Mi hanno dato del razzista, ma ho più dischi di Reggae di qualsiasi Rasta.”. A conclusione dell’excursus storico sul movimento, integrato anche dalla parentesi sulla diramazione skin di destra con l’analisi della scena bone-head un’ampia, lo ripetiamo, discografia e bibliografia per chiarire/far scoprire che cosa è stato/è/sarà uno dei più discussi, vitali, interessanti  e fino ad ora misconosciuti movimenti culturali di questo secolo e oltre.

Quindi, oltre alla prima edizione, quasi introvabile, di Castelvecchi, abbiamo a che fare con una più accessibile – ma sempre ricercatissima – seconda edizione, stavolta marchiata NdA Press di Rimini (2004). Nella galleria fotografica che segue sono riportate l’immagine frontale e posteriore della copertina proprio di questa seconda edizione:

 

Si può ancora trovare qualcosa?

Abbastanza difficile. Le due edizioni sono sparite dalla circolazione. Nel momento in cui il presente articolo viene pubblicato non ci sono molte speranze.

Come sempre in questi casi io consiglio di monitorare le rivendite di beneficenza e di raccolta fondi delle associazioni di quartiere, le Caritas, i centri sociali, i circoli culturali sia di sinistra che di destra. Lì possono capitare copie dell’una o dell’altra edizione, insieme a molto materiale interessante concernente la scena skinhead, il punk, il cyberpunk e altre culture alternative.

 

 

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