"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

 

La nave nera, di Nicola Pugliese (Napoli, Compagnia dei Trovatori, 2008).
 

Brossura editoriale con alette; formato di 14,3 x 20,3 cm circa; 86 pagine. PRIMA EDIZIONE

 

 

 

 

 

Chi è l’autore?

Nicola Pugliese (1944-2012), scoperto da Italo Calvino e stimato da pochi altri. Schivo, quasi invisibile. Giornalista attivo e brillante sul Roma di Achille Lauro – ma per via della sua indole particolare e per mai chiariti dissensi lavorativi, si ritira anzitempo ad Avella, in provincia di Avellino. Lui, nato a Milano, aveva però sempre vissuto e lavorato a Napoli. Per il suo carattere era detto, appunto, “il Salinger napoletano“. Chi lo voleva incontrare doveva andare al Bar Pasquino di Avella, che era il suo rifugio, il Sancta sanctorum. Ha scritto solo due libri e adesso, dopo oltre quarant’anni, lo si riscopre. Destino comune ai grandi. I grandi veri, non quelli che strombazzano sulle tv e sulle patinate pagine delle riviste alla moda. Lui apparteneva a quelli che si muovono in silenzio, a testa bassa.

 

Di cosa parla il libro?

Su La nave nera si potrebbe scrivere un romanzo. Dopo il successo clamoroso di Malacqua e le luci, i riflettori che si stavano accendendo minacciando la sua sacra riservatezza, Nicola Pugliese aveva visto bene di fuggire in campagna, far perdere le sue tracce. In confronto a lui Salinger lo possiamo considerare uno che racconta barzellette ai passanti.

Ma le cose non vengono da sé. Prima di tutto è stato necessario trovarlo, e non è stato facile. Poi, convincerlo a scrivere, e questo purtroppo è risultato del tutto impossibile. I due fautori del progetto, Piero Antonio Toma e Nando Vitali, della piccola casa editrice Compagnia dei Trovatori, lo hanno corteggiato a lungo, con discrezione ma anche con estrema risolutezza. Alla fine non hanno potuto far di meglio che farsi consegnare otto racconti, poi diventati La nave nera, dal titolo di uno di essi. La raccolta è una visione profetica di una Napoli sospesa tra passato, presente e futuro. Il racconto che dà il titolo alla raccolta è di sole sette pagine, tutto avvolto in un flusso di coscienza frenetico, però controllato. Scrivere in flusso di coscienza è difficile, la penna rischia di incepparsi alla fine di ogni riga. Se il flusso supera la velocità di scrittura sul foglio, la magia svanisce. Se invece è troppo compassato, rischia di perdere gore di inchiostro per strada e macchiare la pagina. Il flusso controllato è la risposta a tutto e in questo Pugliese può dire la sua.

 

 

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