"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

Il manuale della controspia, di Ambrogio F. Viviani (Mondadori, 1988).

Una copia del raro Manuale della controspia, di Ambrogio F. Viviani (Milano, Mondadori, 1988) è disponibile su eBay. Sottotitolo: come difendersi dalle spie quotidiane e -perché no – contrattaccare.

Il libro è un classico prodotto degli anni ’80, un manuale di sopravvivenza alla modernità, alle nuove tecnologie, alle nuove trappole del mondo di oggi. L’editore è un grande editore, Mondadori, e questo è di solito garanzia sull’autencità ed affidabilità dell’autore proposto. Quando un manuale di questo genere vede la luce per una piccola casa editrice, a volte c’è il rischio di avere un prodotto di scarsa autenticità intellettuale. Ma non è questo il caso.

Ambrogio F. Vivaini, l’autore, è stato un Generale di Brigata dei paracadutisti della Folgore, e poi deputato del Partito Radicale, prima, e del Movimento Sociale Italiano, sempre negli anni ’90. Viviani è scomparso nel 2013.

Emblematica una intervista all’autore del libro a firma g.m.b. su La Repubblica del 23 agosto 1990, di cui riporto uno stralcio:

[…] è uno dei massimi esperti italiani di servizi segreti. Dal 1970 al 1974 capo del Controspionaggio, iscritto alla Loggia P2 (ma lui ha sempre sostenuto di essersi infiltrato per ordini superiori), è stato testimone e protagonista di alcune tra le vicende più oscure e intricate degli ultimi anni. Militare e politico, paracadutista e saggista (ha scritto una storia dei servizi segreti in Italia e Il manuale della controspia), Viviani ha accettato di spiegare come nasce un dossier e, quindi, di raccontare il mestiere di agente segreto. Anzi il mestieraccio, come lo definisce: Non pagato più degli altri, mal considerato sul piano sociale tanto che fin da bambini l’accusa più infamante è di aver fatto la spia. Viviani, che dice di non aver paura delle parole (Se mi chiamavano spia, ma per la verità io ero una contro-spia, non mi offendevo), contesta il fatto che oggi i servizi si chiamino di sicurezza: E’ una forma di ipocrisia. Il nome giusto è servizi segreti o di informazione. Una premessa che ritiene essenziale per comprendere, senza fraintendimenti, quanto sta per dire. […] [D] come si recluta un informatore? [R] In tanti modi. A volte per soldi, a volte per convinzione politica, altre volte ancora col ricatto. Per esempio si dice: Guarda che se non ci dai le informazioni passi un guaio, diciamo a tutti che sei un drogato o rendiamo pubbliche le notizie sul tuo discutibile comportamento sessuale. Reclutato l’ informatore, cosa succede? Comincia ad affluire negli uffici il materiale relativo al punto di interesse. Questo materiale è costituito dalle cosiddette informative elaborate dall’agente, ma anche da altro: bobine di intercettazioni telefoniche o microfoniche, fotografie, film, impronte digitali e così via. Comunque è un prodotto collettivo. Sì, è molto difficile che un dossier sia il risultato delle informazioni raccolte da un solo agente. Ma il lavoro non si conclude qua, è anzi a questo punto che comincia la fase più delicata. Periodicamente, infatti, ogni dossier viene valutato nel suo insieme e si fa una sorta di scrematura del suo contenuto. Il risultato, in gergo, viene chiamato galleggiante. Questo lavoro di selezione è essenziale, perché nel dossier c’ è proprio tutto quello che arriva ed è nella produzione del galleggiante che le notizie vengono valutate e, eventualmente, diventano informazioni.

 

 

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