40 anni fa nasceva un premio ambito e inseguito
di Aldo Lo Presti
Perché compriamo i nostri libri, quando li compriamo, rimarrà sempre un piccolo mistero. A volte, però, è l’editore che solletica la nostra voglia leggereccia facendo stampare in copertina un qualche “avvertimento” che si rivela irresistibile, come quello che si volle fosse stampato sul primo numero della collana mystery in salsa italiana, quella dei Gialli Mondadori: “ogni pagina un’emozione”, e più precisamente nel bel romanzo di S.S. Van Dine, La strana morte del Signor Benson, in vendita a Lire 5, ed oggi con una valutazione in antiquariato che supera facilmente 300 euro.
Talmente emozionanti, quelle pagine, che non facevano nemmeno dormire, o lavorare, come confessò gli capitasse al fascistissimo Massimo Bontempelli, in una significativa lettera indirizzata al suo editore, Alberto Mondadori (meritoriamente pubblicata sulle pagine del supplemento culturale del Sole 24 Ore):
«Caro Mondadori, non ti ringrazio davvero di avermi mandato i tuoi ultimi Libri Gialli. Sulle copertine è scritto: “Questo libro non vi farà dormire”. Questo sarebbe il meno. Il male è che non mi lasciano lavorare…».
Un Premio Tedeschi istituito nel 1980 in omaggio al pluridecennale impegno del bolognese Alberto Tedeschi a favore delle ragioni dei “giallo” (una definizione che prende il nome proprio dal colore dominante delle copertine mondadoriane), un genere oggi di moda (a tal punto che tutti i 1300 paesi e città d’Italia possono vantare un proprio investigatore!) ma a lungo bistrattato, avendo avuto il merito di far superare quel pregiudizio che a lungo li ha relegati negli scaffali più appartati delle nostre librerie, al punto che lo stesso Bontempelli, nella lettera sopra citata, si raccomandò con Alberto Mondadori di «…non far sapere ai miei colleghi letterati questa mia debolezza per i romanzi polizieschi» altrimenti si sarebbe dovuto «…difendere presso i modernisti citando Poe e Chesterton, presso i classici facendo risalire il genere poliziesco all’Edipo Re di Sofocle, insomma sarebbe una seccatura». Strutturando in tre sole righe, da par suo e senza dare l’impressione di farlo, la storia dei “gialli”!
Il premio, riservato a romanzi gialli italiani inediti (consistente nella pubblicazione nell’ambita collana dei Gialli Mondadori), ha visto tra i suoi vincitori alcuni scrittori già noti (ad es. Macchiavelli e Lucarelli) ed altri successivamente affermatisi come maestri del genere (Fassio, Parri, Leoni, ecc.) ed altri ancora che, invece, non hanno superato la prova del tempo.
Alle origini di un Premio
Il primo Premio Tedeschi per l’anno 1980 fu assegnato a quel Sarti Antonio: un diavolo per capello di Loriano Macchiavelli, apparso pertanto nella collana Il Giallo Mondadori come n. 1642 del 20 luglio 1980 ed in vendita nelle edicole a L. 1000 (tutta la raccolta, che fa bellissima figura nei nostri scaffali, è repertoriata in Wikipedia aggiornata all’ultima uscita, e si ricorda che gli ultimi volumi sono, stranamente, anche quelli meno trovabili nella baya).
Per la prima ed unica volta, invece, e per tutta la storia quarantennale del Premio, fu pubblicato anche il romanzo “secondo classificato”, opera prima di Carla Fioravanti Bosi che con il suo Vado, contrabbando i diamanti e torno si aggiudicò il n. 1656 della collana mondadoriana, un titolo poi che trovò anche la strada per una lusinghiera traduzione in tedesco.
L’anno successivo il Premio fu assegnato, ed anche in questo caso si è trattato d’una eccezione alla regola, ad ex equo, dividendosi tra il romanzo di Massimiliano Sossella, Nessuno conosce nessuno e quello di Stefano Mangiasassi (pseudonimo di Adriana Fortunati), Quattro balle di merce pregiata, apparsi rispettivamente ai nn. 1713 del 29 novembre 1981 (L.1500) e 1746 del 18 luglio 1982 (L. 1800).
Da questo momento in poi, alternandosi i Direttori della collana (a cominciare da Oreste del Buono), i componenti della Redazione, i giurati (prontissimi a riunirsi in un ristorante milanese che non poteva se non chiamarsi programmaticamente L’Assassino!), i formati, la grafica e legature, gli autori italiani hanno trovato via via sempre maggiore visibilità, arricchendo la collana madre con libri ad ambientazione locale in grado, però, di competere con i più famosi maestri stranieri.
Ambientazioni nazionali che spaziano da Nord a Sud (isole comprese), sperimentando anche la strada del romanzo storico, dall’antica Roma, passando a quella papalina di Pio IX, alla Venezia di Manin.
Solo un autore, anzi: un’autrice, è riuscita a bissare il titolo di campione italiano inedito (una doppia partecipazione oggi vietata dalle norme del premio), e solo due altri scrittori hanno vinto sia il Premio Tedeschi che l’analogo Premio Urania. E soltanto uno ha visto pubblicare il proprio romanzo inedito, col quale aveva concorso al “Tedeschi”, in un’altra collana mondadoriana, la Sherlockiana giunta all’ottantesimo mese di presenza ininterrotta in edicola dedicata agli innumerevoli apocrifi (e però rispettosissimi del canone) dedicati a Sherlock Holmes.
Matrioske fatte di libri
In questi libri, sono moltissimi i riferimenti libreschi che si incontrano nei dialoghi e nelle descrizioni (degli ambienti e delle …location) apparendo librerie camuffate da mobile bar, libri (da leggere in giardino, in poltrona, a letto, in treno, ecc.), per non parlare della mania di dover leggere i titoli dei libri tenuti in mano dagli altri, passando quindi dai depliant turistici ai volantini politici, dalle citazioni dell’immancabile e onnipresente Sherlock Holmes, Maigret, Poirot, Chistie, Perry Meson, ecc..
E poi ancora, si citano i tagliacarte (come nel più celebrato Se una notte d’inverno un viaggiatore, il libro più irritante del Novecento italiano), gli editori (come Boringhieri o Gallimard), le librerie d’occasione e generaliste (come la Feltrinelli, ad esempio) e i loro commessi, e naturalmente i librai e le libraie, come pure sono presenti i mercatini dell’usato (come Porta Portese) che riforniscono le nostre librerie domestiche a volte grandi quanto le pareti affollatissime di volumi e riviste (come Novella 2000 accanto ad Aut aut) o i più rari libri… rari da antiquariato.
Non mancano, infine, persino le tesi di laurea e i quotidiani, che in mancanza d’altro, vanno bene egualmente per passare il tempo. E che dire, addirittura, di un commissario pronto a riconoscere una “prima edizione” fin dalla copertina!
Non mancano, poi, alcune profezie, come quella che riguarda i cinesi “che fra cinquant’anni domineranno il mondo”, o l’ambizione di curare un “virus” sconosciuto!
E che dire della citazione del metodo di Laichmann (o metodo stemmatico), cioè lo strumento indispensabile ai fini della pubblicazione di una edizione critica di un testo? O della presenza degli antesignani dei giornalai, gli strilloni? E quella dei lettori e lettrici forti, e dei gruppi di lettura?
Certo, appare significativo, infine, che nell’ultimo romanzo vincitore del Premio Tedeschi trovi posto il celebre detective di Baker Street: “E lei chi sarebbe? Sherlock Holmes?” a riprova del suo fascino intramontabile e della sua attrattiva che travalica le epoche e le mode.
Per ciò che attiene alle illustrazioni di copertina, brilla invece l’assenza (o quasi) dei “libri”, potendosene documentare solo quattro. In una invece compare una “fotocopiatrice”, in un’altra un “manoscritto miniato ed in una un pc. E poi basta.
Disponibilità dei libri citati (sempre aggiornato)