"Ci sono libri che da prede si trasformano in predatori. Temete i loro morsi, bibliofili"

 

Poesie (1938-1946), di Federico Almansi (Firenze, F. Fussi, 1948); prefazione di Umberto Saba.

 

Dalla scheda del venditore:

“In 16¡, brossura edit. a stampa, pp. XXIII (I) + 60 (2). Uno dei 500 esemplari numerati (469) con invio autografo dell’autore ad un noto scrittore italiano firmato e datato alla prima carta bianca “Milano, marzo ’48”. Molto buono.”

 

Umberto Saba e Federico Almansi

 

La pubblicazione fu stampata dai torchi della storica Stamperia Artidoro Benedetti di Pescia presso la quale, scusate la digressione, Gabriele D’Annunzio volle imprimere la sua Lettera al legionario Alceste De Ambris con xilografie dell’amico Lorenzo Viani, su carta Magnani.

L’editore Fussi di Firenze, orbita Sansoni, non era certo l’ultimo arrivato. Pubblicava Edgar Allan Poe e Paul Valéry, tanto per fare due esempi illustri. Senza l’intervento di Saba, non avrebbe probabilmente accettato il manoscritto di un esordiente. Ad ogni modo, furono stampate cinquecento copie regolari numerate e ventuno in carta speciale ognuna delle quali contrassegnata dalle lettere dell’alfabeto (che all’epoca non contemplava le lettere cosiddette “straniere”).

Federico Almansi era il figlio del libraio Emanuele Almansi, amico di famiglia di Umberto Saba. Pare che fosse un ragazzo molto avvenente, di una bellezza però molto delicata, dietro la quale si celavano turbe mentali che ne portarono a una morte precoce.

Probabilmente l’unica foto esistente fu pubblicata sul Venerdì di Repubblica nel numero 1420 del 5 giugno 2015, a corredo di un illuminante articolo di Brunella Schisa. Nella foto è piccolissimo, ma già si apprezzano i tratti del volto. Fatto sta che, secondo Emilio JonaSaba ne fu folgorato e per alcuni anni  Federico diventò un elemento centrale nella sua vita. Qualcuno vocifera che ci fu anche dell’altro, ma Jona rifiuta queste illazioni ed è convinto che l’amore che Umberto Saba sicuramente provava verso il ragazzo era comunque un sentimento platonico. Eppure Federico fu da alcuni definito la “musa maschile dell’ultima parte del Canzoniere”, la cui versione definitiva fu composta, appunto, nei primi anni ‘40.

Ecco una di queste poesie dal contenuto più esplicito, a lungo censurata:

“Penso i tuoi occhi, i tuoi begli occhi, pieni / di lacrime all’addio sotto i miei baci. / Ritornerò. Solo perché mi piaci / così, come ti han fatto padre e madre.”

In anni più recenti una raccolta delle poesie di Federico Almansi è stata pubblicata con il titolo Attesa. Poesie edite e inedite (Mergozzo, Sedizioni, 2015).

Ecco una delle ultime poesie di Federico, prima che il seme della pazzia affondasse le sue radici nella sua mente turbata:

“Cogli almeno un pensiero / d’amore nell’inferno del tuo cuore / e sarai salvo, rompi / il cerchio che ti chiude, il muro d’odio / alzato dalle tue mani inesperte / e rivedrai un volto a lungo sognato / nelle notti in cui avevi come amica / la pazzia. E non aver paura di dire / parole che tutti sanno. La tua / storia è scritta. E non crederti, / come t’hanno chiamato, occhi di cielo: / chi conosce l’azzurro dell’anima / non ha le sue radici / piantate nella terra e tu vivrai / a lungo, anche se i tuoi occhi saranno / coperti dalle ombre della morte”.

 

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“Poesie” di Federico Almansi, il libro del pupillo di Umberto Saba

 

 

Disponibilità di ulteriori copie (sempre aggiornato)

 

 

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