"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Il falso d’arte portato al livello più sublime ha generato due libri cult

Il Manuale del falsario, di Eric Hebborn (Vicenza, Neri Pozza, 1995) secondo la casta dei venditori su eBay ed altrove è ormai diventato oggetto di culto nel cosiddetto underground letterario italiano. Si dice che gli stessi falsari, o aspiranti tali, lo ricerchino come il Graal per imparare le tecniche che vi sono descritte. Si parla, forse è bene precisarlo, di falsi d’arte, ossia riproduzione di dipinti e stili famosi. Una vera e propria leggenda metropolitana, tutta da appurare, è quella che vorrebbe la Casa d’Aste Finarte impegnata ad impedire pubblicazione e circolazione del volume, negli anni ’90. Esistono in realtà due libri importanti sul “falso nell’arte” attribuibili ad Hebborn. Il primo in ordine di tempo era stato Troppo bello per essere vero: autobiografia di un falsario (Vicenza, Neri Pozza, 1994), anch’esso particolarmente venerato dai suoi seguaci.

Eric Hebborn era inglese (nato a Londra nel 1934). Ancora giovanissimo, dopo i primi anni inglesi molto tumultuosi, vinse una borsa di studio a Roma dove cominciò a frequentare il mondo dell’arte. Conobbe gente di tutti i tipi, anche la spia sovietica Anthony Blunt il quale fu il primo a mettere in giro la voce che Hebborn fosse un grande falsario. A un certo punto, lui e il suo compagno Graham David Smith decisero di stabilirsi a Roma, dove aprirono una galleria privata.

Il suo stile però non trovava il favore dei critici e neanche quello dei compratori. Si mise così a copiare la “maniera” degli artisti italiani del passato, riuscendo a fare dei veri e propri capolavori, per unanime riconoscimento. Morì in circostanze misteriose nel gennaio del 1996 a Roma, dove fu trovato con il cranio fracassato nella zona di Trastevere, sotto un violento acquazzone. L’inchiesta però stabilì le cause naturali, si ritenne, infatti, che il danno alla testa fosse stato la conseguenza di una caduta accidentale. Gli amici e i conoscenti però hanno sempre sostenuto che Hebborn fu ucciso da qualcuno quella notte d’inverno. Credo che buona parte del mito che si è generato attorno a questo falsario inglese sia dovuto alla sua fine violenta, improvvisa e misteriosa. I due libri di Neri Pozza erano già usciti e infatti essi sono diventati dei libri cult con il passare degli anni, non immediatamente.

Eric Hebborn scrive con grande maestria, la sua prosa è avvolgente, quasi ipnotica e chi legge non può fare a meno di pendere letteralmente dalle sue labbra. Anche il bibliofilo ne può trarre spunti interessanti (pag. 25, Il libraio):

“Vi consiglio di frequentare assiduamente tutti i luoghi in cui si vendono libri usati, dalla libreria antiquaria di buon livello alla bancarella sul marciapiede, al mercatino delle pulci, perchè a volte vi si trovano vecchi registri o libri contabili parzialmente usati o del tutto vergini, accantonati prima che venissero tracciate le righe di colonna sulle pagine bianche. Spesso la prima registrazione del contabile vi informa esattamente sull’anno di nascita del volume. Si trovano per lo più registri del Sette-Ottocento; naturalmente, più sono antichi più sono rari.
Ai mercatini delle pulci i libri antichi — sempre che se ne trovino — sono talmente deteriorati da essere inservibili; ma a volte anche in questi si trova qualche pagina utile. Questi ruderi presentano due vantaggi per il falsario: anzitutto si possono acquistare per poche lire e poi si può disfarli senza rimorsi. Si possono staccare con l’acqua i fogli che foderano l’interno della copertina, o salvare le pagine bianche all’inizio e alla fine del volume, si possono rifilare i margini e fare altri interventi, tutto senza problemi di coscienza.
A questo proposito vorrei fare una precisazione: siamo contraffattori, non vandali, creatori, non distruttori. Perciò, quando raccogliamo materiale per le nostre creazioni dobbiamo rispettare il lavoro degli artisti che ci hanno preceduto. Non strapperemo una pagina a un bel libro, come non raschieremmo il colore da una tela di Rembrandt.
Anche se il libraio non ha nulla che vi interessa, spiegategli che cosa cercate: potrebbe tenervelo da parte alla prossima occasione. Il modo migliore di farvelo amico è acquistare da lui qualche volume per la vostra biblioteca. Come dice il vecchio adagio: «Nulla lega gli uomini quanto il denaro che passa di mano in mano».” [Il Manuale del falsario, di Eric Hebborn (Neri Pozza, 1995)]

 

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