"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"
Le Systeme Du Docteur Goudron Et Du Professeur Plume, di Edgar Allan Poe (Paris, Marcel Seheur, 1932); traduzione di Charles Baudelaire; litografie di Maurice Berdon.

L’esemplare in asta su Catawiki – l’asta chiuderò alle h. 21:15 circa dell’11 marzo 2021.

Il racconto (l’originale è del 1846) è stato tradotto in francese fin dal 1862, molte volte e quasi sempre in raccolta. Probabilmente la prima edizione francese in solitaria è quella stampata a Parigi dalla Librairie théâtrale nel 1903. L’edizione qui segnalata , invece, deve la sua importanza e la rarità al fatto che è una tiratura limitata di soli 76 esemplari, traduzione d’autore a cura di Charles Baudelaire e splendide litografie di Maurice Berdon.

Dalla scheda del venditore:

“Le Systeme Du Docteur Goudron Et Du Professeur Plume. Edgar Poe. Parigi: Marcel Seheur 1932. Un’edizione numerata di Poe, “Le Systeme du Docteur Goudron et du Professeur Plume”. Numerato 67/76. Fascicolazione: 45 pagine. Rilegato negli involucri di carta originali; C’è un po’ di usura e sporcizia, segnato ai bordi e con un po’ di sfilacciamento sul dorso.”

Sono in pochi a conoscerlo!

Uno dei racconti di Edgar Allan Poe meno conosciuti, meno tradotti (non solo in italiano, ma in qualsiasi altra lingua) e di certo considerato tra i meno importanti dalla critica, fino al punto che le bibliografie sommarie dello scrittore americano, di cui abbonda Internet, a volte neppure lo citano, è The System of Doctor Tarr and Professor Fether (1846).

Una delle cause della sua scarsa popolarità si lega al genere. Di Poe da sempre sono valorizzati i racconti del terrore e quelli polizieschi. Meno attrattiva, almeno per il grande pubblico, emanano quelli cosiddetti umoristici, e ancor meno quelli umoristico-grotteschi e di satira letteraria, frastagliato filone al quale ci sentiamo di inserirlo.

La seconda causa di impopolarità è dovuta a un titolo difficile e ostico, che la maggior parte degli editori ha in seguito cambiato, variato, senza peraltro riuscire ad abbreviarlo o a darne uno migliore. Inoltre, il racconto – essendo di limitate proporzioni – è spesso inserito in raccolte e quasi mai viene presentato come opera a sé stante. Tuttavia, la sua genesi e il suo retroterra narrativo varrebbero sicuramente lo sforzo (almeno in lingua italiana) di un’edizione dedicata.

Tra i tanti titoli (in italiano) con i quali il racconto è noto possiamo citare (e badate che si tratta solo di alcuni esempi): Il sistema del dottor Catrame e del professor Penna (G. D’Anna, 1990), Il sistema del dottor Catrame e del professor Piuma (Leone, 2019), Il sistema del dottor Tarr e del professor Fether (Prodotti Roche, 1937; A. Longo Editore, 1978; Newton Compton, 2009; Mimesis, 2018; Fanucci, 2019), Il sistema del dottor Pece e del professor Piuma (cit. in alcune bibliografie).

Ad un primo esame sembra che l’unica edizione italiana dell’opera – elevata a rango di volume a sé stante – sia Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma; traduzione di Andrea Cariello (Milano, Leone, 2019), che appare nella collana I leoncini.

Un’atmosfera tra “Animal Farm” di Orwell e Pulp Fiction

Il protagonista, accompagnato da un amico, visita – nel sud della Francia – un istituto di igiene mentale noto per applicare un sistema innovativo che non prevede punizioni per i malati.

L’amico, conoscendo il professor Maillard, ideatore del nuovo sistema, si occupa di introdurre il protagonista del racconto fino alla porta del manicomio, dove lo presenta al professore e si congeda.

Il protagonista però rimane colpito nell’apprendere che il “sistema gentile” è stato recentemente abbandonato. Lo stesso professore mette in guardia il visitatore e lo sprona a “non credere a nulla di quello che sentirà, e solo alla metà di quello che vedrà“.

Ma è durante la cena che il protagonista si accorge che c’è qualcosa che non va. Sulla tavola c’è una vasta offerta di cibo, gli ospiti sono però vestiti in modo un po’ strano: sebbene i loro abiti siano di buona fattura, non sembrano adattarsi molto bene alle persone che li indossano. La maggior parte di loro sono donne “adornate con una profusione di gioielli, come anelli, braccialetti e orecchini, e mostrano il petto e le braccia vergognosamente nudi“.

La tavola e la sala sono addobbate con un eccesso di candele accese. La cena è anche accompagnata da musicisti che suonano “violini, pifferi, tromboni e un tamburo“, e sebbene sembrino apparentemente intrattenere tutti gli altri presenti, il protagonista paragona la musica a dei rumori orribili. Ogni aspetto della cena ha un che di “bizzarro” e di eccessivo.

La conversazione che ne scaturisce tra una portata e l’altra conferma questa impressione. Ci sono pazienti che si credevano una teiera, un asino, un pezzo di formaggio, una coppa di champagne, una rana, del tabacco da fiuto, una zucca e altre cose. Di tanto in tanto Maillard cerca di calmarli e il protagonista sembra molto preoccupato dal loro comportamento e dalle loro imitazioni appassionate e senza freni.

A quel punto il professor Maillard spiega al visitatore come mai il precedente “sistema gentile” sia stato abbandonato sostituendolo con uno più severo. Ed è così che si scopre che… [no spoiler]

L’antefatto italiano

Edgar Allan Poe scrisse il suo racconto, ambientato “nel sud della Francia” in realtà ispirandosi al resoconto di un viaggio compiuto in Italia del suo connazionale – giornalista, scrittore e amico – Nathaniel Parker Willis nell’articolo lungo The Madhouse to Palermo, pubblicato su The Metropolitan Magazine nel 1834.

E l’immaginario “sistema del dottor Catrame e del professor Piuma” altro non era che il vero e autentico “sistema del dottor Pietro Pisani“. Sistema che nel Regno delle Due Sicilie lo psichiatra ante litteram, in realtà un formidabile erudito, Pietro Pisani (1761-1837) mise in atto presso la “Real casa dei matti” di Palermo.

Straordinario fu infatti l’impulso che Pisani dette alla cura dei malati di mente, in un’epoca che, si può dire, precedette la medicina moderna. Fu probabilmente il primo della sua epoca a capire che il malato di mente andava aiutato e supportato, non punito e colpevolizzato per la sua malattia. L’approccio psicologico, pertanto, doveva essere prevalente rispetto a quello farmacologico.

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