"Avete fatto caso che gli unici roghi della storia riguardano libri e streghe?"

 

Bentornato tra noi, Zachar!

 

di Alessandro Brunetti

 

Zachar Prilepin si è risvegliato dal coma, buon per lui. Ma cosa è successo ai suoi libri in queste ore dopo il drammatico attentato che ha ucciso il suo autista e ridotto a un rottame la grossa Audi su cui i tre, l’altra passeggera e la figlia dello scrittore, rimasta totalmente illesa, si trovavano?

In effetti il botto non ha risvegliato un mercato reso sonnacchioso dal fine settimana di sole e di caldo. Gli scambi dei suoi titoli, in Italia pubblicati da Voland e come allegati ai giornali anche da La Repubblica/L’Espresso, sono decisamente fiacchi. È vero che Prilepin non ha la fama di Limonov e non ha avuto neanche un Carrère che ne raccontasse la vita, ma mi aspettavo qualche movimento in più. Perché in effetti ci troviamo di fronte a una personalità molto più ricca di quanto le generalizzazioni, che in questi tempi di conflitto vanno ancor più per la maggiore, facciano intendere.

Mi spiego: Prilepin è arrivato alla scrittura dopo aver fatto il politico e ancor prima il militare operativo. Nei suoi libri si annidano le contraddizioni della Russia ex Urss che sono ben lontane da come le voglia vedere l’occidente. Tornando a Carrère, molti in Europa hanno creduto di capire il fenomeno Limonov attraverso gli occhi dello scrittore francese, che è una sorta di intoccabile dell’intellighenzia, pensando che ciò bastasse per capire l’anima slava, che pure sfugge a noi da almeno due secoli e passa. Il massimo dello sforzo per il lettore medio che guardava alla disgregazione dell’impero russo-sovietico, è stato leggere Nicolai Lilin. Ma quando dovevamo capire il socialismo sovietico avevamo Aleksandr Zinov’ev, un gigante al confronto dello scrittore einaudiano e non solo.

Pochi mesi fa Zachar Prilepin si scagliava contro l’indolenza di artisti, musicisti, attori, registi: otto anni e nessun film, nessuna serie, neanche un romanzo sul Donbass. Ma due anni fa la sua posizione nei confronti del Cremlino era decisamente più critica, sostenendo che nonostante il potere attuale cerchi di apparire conservatore e alternativo al modello liberale, la Russia è totalmente schiava del capitalismo e del consumismo. E siccome indietro non si torna, quindi basta con i Soviet e il fallimento di un’ideologia che non ha costruito alcun benessere, sarebbe necessario spingere su politiche sociali e valori che siano di rottura con il presente globalizzato.

Per Prilepin la Russia avrebbe dovuto, ripeto che queste sono le posizioni del 2021, fare tesoro della sua diversità, riconoscendosi come un Paese che nella sua storia è sempre stato autonomo e indipendente, capace di un’azione politica finalizzata a un “espansionismo diplomatico, culturale, politico, linguistico e difensivo nei confronti dei propri alleati”.

Se vi state domandando se questa affermazione sia prodromica alla guerra, è utile ricordare che Prilepin ha più volte apertamente criticato l’avvenuta annessione della Crimea, definendola una sorta di capriccio. Come si arguisce pur in poche righe, la ricchezza delle idee mal si confà alla semplificazione giornalistica, anche di queste ore.

 

Chi è Zachar Prilepin

Zachar Prilepin è uno scrittore, politico e giornalista russo nato il 7 luglio 1975 a Nižnij Novgorod. Ha prestato servizio nell’OMON, le unità speciali antiterrorismo della polizia russa, durante la guerra in Cecenia. È stato autore e redattore del periodico Novaja Gazeta e membro della Drugaja Rossija, partito dal quale è stato espulso nel novembre del 2018 a seguito della sua iscrizione al Fronte Popolare Panrusso (ONF).

Le opere di Prilepin hanno partecipato ai più importanti premi letterari russi degli ultimi anni, spesso riuscendo ad aggiudicarsi il primo posto. Tra i premi vinti ricordiamo il Super-Nacbest. I libri di Prilepin sono stati tradotti in 11 lingue e tra i suoi scrittori preferiti si annoverano Ėduard Limonov, Gajto Gazdanov, Jonathan Franzen, Mikhail Sholokhov e Henry Miller.

Membro del Partito Nazional Bolscevico, Prilepin è stato un oppositore di Vladimir Putin, ma successivamente la sua visione politica si è allineata a quella del presidente russo. Dal 2015 al 2017 Prilepin è stato il consigliere di Aleksandr Zacharcenko nella Repubblica Popolare di Donetsk, dove comandava un battaglione con il titolo di “maggiore Prilepin”. Nel marzo del 2022 ha denunciato alla polizia l’artista Oleg Kulik, sostenendo che la sua opera “Big Mother” fosse un attacco alla nazione russa.

Il 6 maggio 2023, mentre rientrava a casa con la sua famiglia, Prilepin è stato vittima di un attentato che lo ha gravemente ferito e provocato la morte del suo autista.

 

I libri

E torniamo ai libri, e vediamo se a forza di parlarne qualche lettore curioso o qualche collezionista decide di investire sul narratore russo, che pure vede quotazioni tutto sommato migliori di quanto ci si potesse aspettare. Non credo neanche sia un problema di prestigio dell’editore, Voland di Roma, che è lo stesso di Amélie Nothomb, letta e venduta parecchio anche in seconda mano.

Per completezza elenco qui i titoli di Prilepin dell’editore di Piazza Vittorio in Roma (che seguono abbastanza fedelmente l’ordine cronologico di pubblicazione dei rispettivi originali russi): Patologie (2011), San’kja (2011), Il peccato (2012), Scimmia nera (2013), Il monastero (2017).

 

 

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